René, Max e dintorni: riflessioni su politica e giudici

8 Maggio 2016
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Amsicora 

Soru si è dimesso dalla segreteria regionale del PD. Ha fatto solo il suo dovere. Lo avesse fatto prima di scendere in campo! D’accordo, la condanna di primo grado non è ancora il giudicato, non cancella la presunzione d’innocenza, ma è pur sempre un giudizio. Nelle istituzioni e ancor più nei partiti, in questi casi, è bene farsi da parte, pensare alle propria difesa e semmai tornare in scena dopo la eventuale sentenza di assoluzione. Ma, attenzione, sempre che l’assoluzione non cancelli il vulnus inferto all’etica pubblica, come avverrebbe se, in ipotesi, l’assoluzione per evasione fiscale fosse decisa solo per ragioni procedurali e non sostanziali. Insomma, so d’essere antico, ma, a me, figlio di contadino-divenuto piccolo commerciante, la costituzione all’estero di una società col capitale di un euro, non mi pare atto dettato dalle migliori intenzioni. Vi sembra che ci sia in questo una finalità produttiva? Sarò retrò e sincero: penso di no. Anzi credo che questa società da 1 euro sia proprio diretta a qualche furbata. Se poi quella società, costituita all’estero con capitale di un euro, compie una sola operazione con la società dell’unico e identico padrone, non dico che ci sia evasione, perché non sta a me dirlo e non ne ho la competenza, ma il titolare non lo vorrei come segretario del mio partito, né come segretario di un qualsiasi partito né come mio rappresentante nelle istituzioni. Anche se - a pensarci bene - Soru più che i sardi nel Parlamento europeo rappresenta (si fa per dire, posto che non ci va mai!) i siciliani. Sì, perché i voti li ha presi in Sicilia, dopo essere stato nell’Isola di Federico II per una quindicina di giorni. Che abbia ipnotizzato i siculi, di solito diffidenti e scaltri? Mistero della fede, o meglio di un voto! 
Discorso analogo vale per Massimo, assolto in primo grado, ma non ancora in appello. La legge Severino ancora incombe, amici miei. Ma anche qui, vogliamo dirci fino in fondo che delle assoluzioni e delle condanne dei giudici, possiamo bellamente fregarcene? Ma ad una condizione, e cioé che siamo in grado di esprimere un giudizio nostro politico e imparziale, fondato sul fatto e non sull’appartenenza politica del soggetto. E allora, che ne dite della condotta di un sindaco e presidente di un’istituzione pubblica, che tiene nel cassetto 40 domande di partecipazione e tira fuori di tasca e nomina ad una carica importante e ben remunerata un a sua amica o conoscente, senza che neanche abbia fatto domanda? Il sindaco di Lodi è stato arrestato per molto meno. Ha truccato l’appalto con artifizi (parola di PM, tutto da provare. s’intende), nel caso nostro il favoritismo è stato pubblico e conclamato! Accertato dal TAR con sentenza passata in giudicato. Che il sindaco di Lodi, per sperare in un’assoluzione, avesse dovuto lasciar partecipare alla gara gli interessati e, dopo la scadenza dei termini per le domane, aggiudicare i lavori all’amico che domanda non ne ha neppure presentata? Vogliamo lasciare alle aule giudiziarie l’applicazione di codici e procedure? Bene. Dobbiamo però dire che chi fa queste cose, presunzione o no, condanna o assoluzione, Severino o no, non può essere il nostro sindaco e dovrebbe avere il rispetto verso, noi poveri e disastrati elettori. di starsene a casa e in silenzio.
D’accordo, dunque, a non lasciare ai giudici e ai giudizi di decidere la rappresentanza, ma a condizione che lo facciano i soggetti coinvolti o i partiti. Se no, sapete cosa vi dico? Che, in fondo, dopo essermi preso il torcicollo a forza di guardare, a destra e a manca, i casi di presunzione, le sentenze di condanna o assoluzione, provo quasi sollievo quando a toglierci dalla palle questi politicanti sono i giudici!
E infine un’amara riflessione: un mese fa è morto un signore che avrebbe potuto sfilare in tutti i talk show, senza perderne uno, avrebbe potuto essere deputato e anche ministro o vicepresidente del consiglio senza forzare la situazione, avrebbe potuto tutti i giorni lanciare proclami, e invece se ne è rimasto silenzioso dietro le quinte, lavorando a creare una nuova classe dirigente, difendendo la Costituzione e vivendo del proprio lavoro. Eppure non solo gli avversari interessati, ma anche tanti di noi, comuni cittadini, abbiamo detto di temerne le mire autoritarie. Lo abbiamo sommerso di improperi, circondato di sospetti, additato come il pericolo n. 1 per l’Italia e gli italiani. Insomma, in questo paese, anche fra l’intellighenzia democratica e di sinistra, ha spaventato di più un signore silenzioso e riservato, di tanti ciarlatani da bancone. 

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