Dalla rottamazione al lanciaFiamma

15 Giugno 2016
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Gianna Lai

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Fu incendiata dai fascisti per ben sei volte la casa dei fratelli Cervi a Gattatico, l’ultima nel luglio del 1945, quando i nazisti erano già fuggiti e la gente iniziava a frequentarla come luogo della memoria. Leggendo in questi giorni del lanciafiamme di Renzi, questa storia mi torna in mente, attraverso i racconti delle guide che ci hanno accompaganto in aprile in quei luoghi, noi dell’ANPI e dello SPI, insieme agli studenti dell’Alberti. Ché certo,  fascisti e nazisti usavano armi più rudimentali per incendiare Case del popolo, sedi di Sindacati e di oppositori fin dal 1920, e cascine  e interi paesi, durante tutta  la Resistenza. Ma se solo la minaccia dell’uso della Fiamma ce ne  riporta ideologia e dottrina, allora bisogna specificare del lanciafiamme, arma da guerra portatile per il lancio di liquidi infiammabili, come si legge nel  De Mauro. E sperare che anche Renzi ne abbia preso visione, prima di lanciarsi in questa spericolata strategia del fuoco. A che cosa serve? E’ arma che può incendiare vasti territori, e  Renzi evidentemente ne ha già segnato il raggio di azione intorno al referendum, utilizzata per la prima volta nel giugno del 1915. Contro chi? Contro i francesi da parte dei tedeschi, durante la carneficina di massa che fu la Prima Guerra Mondiale, i quali crearono  un reggimento specializzato di 12 compagnie equipaggiate  in tal senso. Se poi oggi Renzi può  fare invece tutto da solo, è il passaggio verso l’alta tecnologia avveniristica ad aiutarlo, il salto ardito e audace dalla rottamazione alla Fiamma. Quando si utilizza? Nella  guerra di trincea, quando è necessario stanare i nemici o portarli alla resa, dato che, ne provano grande pietà anche i testi, il lanciafiamme aveva un impatto psicologico devastante sulle truppe e terrorizzava il soldati per la crudelissima  morte cui erano esposti. Bastava la minaccia,  per Renzi significherebbe oggi passare dal linguaggio figurato all’azione, specie a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, che introdusse il carro lanciafiamme di unità mobile corazzata, ‘di gran lunga più efficace’,  rispetto alla versione fanteria del soldato in piedi e allo scoperto. Sicchè l’attuale nostro presidente del Consiglio sarebbe oggi messo al riparo a) dal pericolo che il serbatoio del liquido possa esplodere, ‘danneggiando anche la squadra che lo utilizza’, dicono i testi, e la Fiamma investire il lanciatore. b) dal pericolo di confondersi nella preparazione del fuoco, mettendo benzina al posto di petrolio o napalm, che può sviluppare vapori  e far esplodere la bombola prima del tempo, e la Fiamma investire il lanciatore.
Dio non voglia, Dio ne scampi! Se appare chiara la necessità di domare le persone riottose e le più conservatrici mediante l’uso responsabile  e condiviso di  metodi sperimentati dalla storia e dagli studi scientifici, mai  rinunciare in questa nostra modernità al nuovo che avanza, mai sottomettersi al ricatto della protesta e abbandonare l’applicazione vincente  delle tecniche e del pensiero della Fiamma.

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