Mettiti nei miei panni: una mostra per il 25 novembre

25 Novembre 2016
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Gianna Lai 

“Mettiti nei miei panni”

 

nei miei panni

Mettiti nei miei panni‘, e le immagini si inseguono sempre diverse a comporre l’insieme della bella mostra fotografica ideata da Effezero, ed esposta in via S. Domenico 10, a Cagliari, a cura dell’Associazione Terra battuta (responsabile Lorena Cordeddu). Le coppie si alternano in un insieme ordinato e raccolto, che si allunga nelle due pareti parallele, come a rispecchiare l’una le figure e i soggetti dell’altra. E lo scambio dell’abito segnala un’intesa tra i personaggi chiamati a rappresentarlo, persino tra quelli ‘presi ‘dalla strada’, un’esibizione di sé in forme diverse, nelle forme, cioè, dell’altra, dell’altro. Perché lo scambio di abito ti trasforma, come tra ragazze, quando indossi il vestito a prestito di tua sorella o di un’amica, o le sue scarpe, un trasformismo che crea la relazione, ho fiducia in te quando usi i miei vestiti, e quando io posso adoperare i tuoi. Nuova conoscenza di stati d’animo e sentimenti diversi sotto l’occhio vigile del fotografo, gli scatti sono di Renato D’Ascanio Ticca, che indaga sulle reazioni di ciascuno. E i corpi si toccano, e gli sguardi si concentrano ironici direttamente verso di noi, verso lo spettatore, oppure sembrano esitare, prima di posarsi sul partner o rivolgersi timidamente altrove. Come se mettersi nei panni altrui, serva a risolvere il corno del dilemma espresso nella locandina, che annuncia questa Mostra così significativa e originale, ‘Violenza di genere o violenza in genere?’ E la leggerezza delle immagini costruisce un quadro compatto e molto incisivo, anche nella sovrapposizione di colori diversi, tutti orientati verso un unico punto facilmente identificabile: il rosso che emerge nei panni di quei tre o quattro personaggi, per spegnersi via via nel grigio e nel nero, in quel poco di bianco. Sempre tuttavia riscattato dallo sfondo giallo squillante di ogni immagine, a restituire unità ed armonia all’insieme dell’esposizione, a esaltare la mimica e l’espressività dei volti. ‘Mettiti nei miei panni’, e lo fanno adulti, bambini e giovani coppie.
Questi volti, che cambiano col cambio dell’abito, sono molto significativi e devono potersi mostrare anche in altri luoghi, in altri contesti, per innescare la riflessione contro la violenza sulle donne. E penso alle sedi dell’associazionismo, la nostra dell’ANPI che, dentro l’impegno in difesa della Carta costituzionale, continua a intensificare il suo lavoro sulla diseguaglianza di genere, sempre più feroce quando si riducono gli spazi democratici, come oggi sta avvenendo in Italia. E poi nelle scuole, da lì muove il processo di conoscenza, da lì la ripresa di una lettura attenta della Costituzione, senza la quale è impossibile avere il quadro di riferimento, che risponda a come operare contro ogni forma di violenza. Contro ogni forma di di ideologia maschilista, nel nostro paese ancora considerata normalità, se pensiamo che è proprio l’avanzamento della libertà delle donne nel privato e nel pubblico, a scatenare la violenza maschile, così devastante e generalizzata. Per riaprire il discorso finalmente sull’educazione sessuale, unico il nostro paese a negarla, dove i cambiamenti si son succeduti a un ritmo rapidissimo, e la scuola che non aiuta i giovani a prenderne coscienza manca a uno dei suoi compiti più importanti. E nella scuola interloquire con i giovani perchè reinterpretino la Mostra, cosa si vede in quella sequenza di azioni, cosa indica quel cambio di abito e di atteggiamenti, che senso dare a quei volti e agli sguardi di intesa dentro la coppia. E come potrebbe ciascuno di noi farne parte, della Mostra, prestando i suoi abiti e indossando quelli altrui, per assumere nuove espressioni e sentimenti, tra compagne e compagni, e poi, naturalmente, tra compagni e compagne e maestri e maestre, e professori e professoresse.

Gianna Lai, dell’ANPI di Cagliari.

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