Caro Pigliaru, l’unica decisione che ti rimane è se far vincere i grillini subito, dimettendoti, o farli stravincere fra due anni, rimanendo in sella a questa giunta di morti

7 Dicembre 2016
2 Commenti


Amsicora 

 

(Una delle foto che hanno fatto vincere il NO in Sardegna)

Caro Pigliaru,

se, come tu dici, Gianmario Demuro ti aveva espresso alcuni mesi fa l’intenzione di tornare al suo lavoro in Università perché non lo hai lasciato andare allora? Gli avresti risparmiato tante cavolate durante la campagna referendaria. E’ arrivato perfino a dire e a farti dire due cose opposte insieme: che lo Statuto sarebbe rimasto intangibile a seguito della schiforma Renzi-Boschi-Verdini e poi che l’art. 17, in caso di vittoria del s’, sarebbe stato abrogato o disapplicato o superato, non si è capito bene, nientemeno per…parere del governo! Una cazziata che neppure gli studenti più sommar(i)amente preparati hanno mai pensato!
Caro Francesco, in confidenza, sai cosa penso? Penso che la legnata è stata così forte e secca  da lasciarlo tramortito. Scappare è stata l’unica via d’uscita. D’altra parte, tu lo sai, in quell’assessorato puoi metterci chiunque e avrai migliori risultati. Anzi, ti dirò di più: le cose andranno meglio perfino se lasci vuota quella sedia. Te l’immagini, se non ci fosse stato l’assessore alle riforme regionali? Non avreste compiuto il miracolo di mantenere le province, togliendo loro il carattere rappresentativo, nominando il Commissario in luogo di presidente, giunta e consiglio. Che innovazione formidabile! Che genialata! Altro che andare avanti di 30 anni, siete tornati insietro di 90! Allora si chiamava podestà e veniva nominato dal duce! Ora niente gambali e camice nere, ma il risultato è lo stesso. Nomina dall’alto! Questa è la nuova democrazia al tempo del PD! E poi la provincia di Cagliari senza Cagliari!!? E Carbonia capoluogo della provincia Sud Sardegna, che non esiste nello Statuto sardo? E sapete da dove va? Da Muravera ad Arbus? Se l’avesse detto qualcuno 20 anni fa, avremmo chiesto l’immediata riapertura di Villa Clara, il mitico manicomio cagliaritano, chiuso con la legge Basaglia.
Caro Francesco, e tu che fai? Perché non segui Gianmario? Almeno, con le dimissioni, esci di scena con un bel gesto. Nobile e sensato. Eviti altre figuracce. Sai che ad ogni patto con Renzi ad ogni inchino che facevi a Matteo, a ministri e sottosegretari, durante la campagna referendaria, i nostri consensi, al NO intendo, aumentavano senza necessità di argomentare. A Nuxis, il mio paese, mentre andavo a funghi, stavo per agganciare un contadino per convincerlo al NO, e lui, allegramente, mi ha mostrato l’Unione con una tua foto mentre te la ridevi con Matteo, e mi ha detto: “non perdere tempo con me, convinci qualcuna altro, a me basta questa foto per scegliere il NO”. E poi, hai perfino scambiato una sosta idraualica a S. Margherita di Xi, diretto in Perù, per contrabbandarla per una visita di Stato in Sardegna! Ma dai! Hai fatto ridere le pietre, che di solito in Sardegna son mute (salvo quelle del compianto Sciola).
Sai di cosa son convinto? Che senza te e la tua giunta, lasciando la Sardegna a se stessa, come una barca alla deriva, le cose andrebbero meglio. A parte Maninchedda, beninteso. Paolo fa ponti e strade per conquistare l’indipendenza, ma, col suo Partito dei sardi, da sovranista, appoggia il PD, massacratore delle autonomie regionali. Mutatis mutandis, si parva licet componere magnis, è come se Lenin, per fare la rivoluzione, avesse appoggiato il governo zarista!  Misteri sardeschi della tattica e della strategia politica! L’unica cosa certa e chiara è che tutti state lavorando per il M5S. Qui basta una buona lista e una decorosa candidatura alla presidenza della Regione e i pentastellati sbancano. Francesco, hai fatto così bene che ora la sola decisione che ti rimane è se vuoi farli stravincere fra due anni o vincere subito. Questo solo è ormai nelle tue mani. Bravo!

2 commenti

  • 1 Torni la fiducia nella DEMOCRAZIA: la SOVRANITA’ appartiene al POPOLO* | Aladin Pensiero
    7 Dicembre 2016 - 10:27

    […] * «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» (Articolo 1 della Costituzione italiana). ————————————————— La politica dei gatti e dei topi di Raffaele Deidda Ci sono storie, aneddoti e accadimenti che restano impressi nella mente e che ogni tanto ritornano con prepotenza alla memoria, quando un evento li richiama e ne evidenzia le similitudini con la realtà attuale. A me capita spesso di pensare ad una metafora raccontata da Thomas Clement Douglas, canadese sconosciuto ai più anche se fu leader del primo governo socialista nell’America del Nord e fondatore di “Medicare”, il sistema medico pubblico in vigore in Canada. In un memorabile intervento pubblico Douglas parlò di Mouseland (Paese dei topi), fornendo una lettura del paradosso delle democrazie occidentali. Raccontò che a Mouseland vivevano i topi che eleggevano un parlamento e un governo formati da grandi gatti neri. Non è strano che dei topi eleggano un governo di gatti? No, disse, se anche uomini-topi eleggono governanti-gatti. I gatti facevano ottime leggi per i gatti, ma non per i topi. Una di queste stabiliva addirittura che l’ingresso della tana dei topi doveva essere abbastanza grande da permettere ai gatti di infilarci la zampa! Quando i topi capirono l’inganno, seppure in ritardo, votarono contro i gatti neri ed elessero gatti bianchi. Questi li avevano convinti, in campagna elettorale, che a Mouseland era necessaria una visione più ampia, che si rendeva improcrastinabile la realizzando di tane con ingressi quadrati. Le fecero grandi il doppio, in modo che i gatti potessero infilarvi due zampe. La vita divenne più dura per i topi, che alle successive elezioni votarono contro i gatti bianchi ed elessero nuovamente quelli neri, per poi tornare ai bianchi e di nuovo ai neri. Provarono anche ad eleggere gatti metà bianchi e metà neri coniando il termine “coalizione“. Il governo di gatti bianchi con macchie nere a parole tutelava i topi, ma nei fatti il premier e i ministri mangiavano come i gatti. Finalmente i topi capirono che il problema erano i gatti stessi, che facevano solo il loro interesse. Un giorno un topo coraggioso disse: “Perché continuiamo ad eleggere un governo di gatti e non eleggiamo invece un governo composto da topi?”. Considerato un pericoloso bolscevico, fu arrestato. “Quello che voglio ricordarvi è che si può arrestare un topo o un uomo, ma non si può mai arrestare un’idea!”, commentò Douglas fornendo una lezione etico-metaforica di politica. Di quella che coinvolge uomini, idee e partiti e che rende possibile la vita civile di un paese. Non è invece metafora ma realtà il fatto che negli ultimi decenni in Italia, e la Sardegna non fa eccezione, la scienza politica ha subito trasformazioni imprevedibili: destra, centro e sinistra hanno assunto significati relativi e la forza dei numeri prevale sui principi ideali. Per dirla con Douglas, ci sono gatti di sinistra e topi che simpatizzano con la destra. Altri gatti, già vicini alla destra, al centro e alla sinistra, cercano di apparire come i paladini dei topi bistrattati. E’ un processo a cui è difficile assegnare un significato positivo di evoluzione. Difficile capire, almeno per i cittadini, i criteri con cui in Italia si sono insediati gli ultimi governi fino a Matteo Renzi, appena uscito rovinosamente dal voto referendario. Non parlamentare è succeduto ad Enrico Letta non riuscendo, neanche lui, a dimostrare che la politica possa costituire un rimedio efficace per risolvere i problemi e le necessità del paese. Meno di Renzi sembra esserci riuscito in Sardegna Francesco Pigliaru, il “topo” onesto e competente che doveva riscattare la Sardegna dai guasti prodotti dai gatti voraci del centrodestra. Pigliaru è diventato presidente sostenuto, oltre che da Renzi, anche da molti “gatti” sardi di centrosinistra (ce n’è di particolarmente astuti e opportunisti). Memorabili le sue dichiarazioni in sede di dichiarazioni programmatiche: “Ci vorranno ancora sacrifici per far ripartire la Sardegna. Ma il primo a doverli fare è il ceto politico, del quale anche io oggi faccio parte. Dobbiamo dimostrare che la politica non arricchisce nessuno, se non di valori”. Intanto i sardi hanno continuato a fare sacrifici in una Sardegna sempre più disastrata, mentre non risultano pervenuti i sacrifici del ceto politico, meno che mai quelli di chi già godeva di prestigiosi e ben remunerati incarichi nella maggioranza di centrodestra di Cappellacci e ora mette a disposizione le proprie competenze nella Giunta Pigliaru, arricchendo di “valori” le politiche regionali anche attraverso l’attribuzione ai propri apparati di ruoli ed incarichi, ovviamente ben retribuiti. La Giunta sarda di centrosinistra è ora traballante, con dimissioni certe ed altre previste di suoi componenti, a seguito del voto referendario che in Sardegna ha visto stravincere il No, espresso soprattutto in difesa dell’autonomia regionale. Specialità che il presidente Pigliaru, schierato per il Si, ha fino all’ultimo sostenuto non solo fuori da qualsiasi rischio ma addirittura avvantaggiata dalla riforma costituzionale che l’avrebbe rafforzata. Poi smentito dallo stesso Renzi che sulle Regioni a Statuto Speciale ha dichiarato: “Non avevamo i voti in Senato, non abbiamo toccato le loro competenze solo per questo”! Piacerebbe ai sardi poter dire con Douglas “Courage, my friends: It’is not too late to build a better world” (Coraggio amici, non è troppo tardi per costruire un mondo migliore). Sarebbe soprattutto piaciuto ai sardi poter credere a Pigliaru quando parlò di “Speranza e reciproca fiducia. Speranza perché quello che stiamo costruendo per la Sardegna è una nuova narrazione sullo sviluppo”. E’ venuta meno la speranza e forse la fiducia non c’è mai stata, ne prenda atto il presidente. ——————————————————- Caro Pigliaru, l’unica decisione che ti rimane è se far vincere i grillini subito, dimettendoti, o farli stravincere fra due anni, rimanendo in sella a questa giunta di morti di Amsicora su Democraziaoggi. […]

  • 2 admin
    7 Dicembre 2016 - 13:02

    Segnaliamo questo post inviatoci da Antony Muroni

    http://www.anthonymuroni.it/2016/12/07/ora-si-tre-grandi-questioni-sulle-quali-ragionare-agire/

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