Legge elettorale: proporzionale e maggioritario a confronto

9 Febbraio 2017
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Fernando Codonesu

Con questo articolo iniziamo sul blog una riflessione sulla riforma elettorale. In questo primo intervento Fernando Codonesu mette a confronto il sistema proporzionale e maggiortario alla prova della storia italiana. Nel prossimo intervento delineerà una ipotesi di riforma.

Cinquanta anni di proporzionale puro in Italia hanno prodotto un’instabilità politica permanente, al punto che a partire dal primo governo repubblicano del 1946 guidato da De Gasperi fino al 1992  si sono alternati ben 49 governi, con una durata media inferiore ad un anno.
Nel 1992 nasce l’XI Legislatura che dura appena due anni. E’ presieduta da Amato a cui succede dopo appena 10 mesi Ciampi.
In Italia nello stesso anno scoppia il caso Tangentopoli ed ha inizio la stagione di Mani Pulite che evidenziò con forza una corruzione così diffusa da essere diventata sistemica, con tangenti in ogni ganglio decisionale dell’apparato pubblico, e con una capillare occupazione dello Stato da parte dei partiti politici, già denunciata fin dal 1976 da Berlinguer in una ben nota intervista a La Repubblica, ancorché riferita principalmente al partito di governo e ai sui alleati nel corso del tempo.
A partire dal 1992 viviamo in Italia un periodo di riforme e cambiamenti dal punto di vista istituzionale e della scelta dei propri rappresentanti negli organi elettivi, un periodo di lunga transizione che ha come traguardo un sistema elettorale di tipo maggioritario scopiazzato maldestramente da paesi come gli USA e la Gran Bretagna caratterizzati da un sistema bipartitico per cui tale metodo elettivo andava bene e non  declinati, se non opportunisticamente, sulla struttura e sul sistema di rappresentanza italiano.
E’ in quel periodo, caratterizzato da una forte richiesta popolare di cambiamento del sistema paese e dei suoi meccanismi di selezione della classe dirigente, a partire dall’espressione della sovranità elettorale mediante il voto, che ha inizio il percorso del maggioritario in Italia, prima su base nazionale e poi su base regionale.
Nascono la legge per l’elezione diretta del Sindaco1, il Mattarellum2 per l’elezione di deputati e senatori e il Tatarellum3, per l’elezione diretta del presidente della regione e del consiglio regionale.
Le due ultime leggi, essendo lo specchio del tempo contengono una componente maggioritaria e una proporzionale; la prima prevede un 75% di eletti con il sistema maggioritario e un 25% di proporzionale; la seconda contiene un 80% di maggioritario e un 20% di proporzionale.
Con il referendum del 1999 il popolo italiano cancella il residuo 25% di proporzionale dalla legge Mattarella e si ha il completamento del sistema maggioritario in Italia, mentre per l’elezione del Consiglio e del Presidente delle regioni tale processo ha temine nel 2001 con la modifica del titolo V della Costituzione.
Che succede intanto ai governi nazionali, si ha veramente stabilità e governabilità come da richiesta popolare e intenzioni delle leggi elettorali?
Nel mese di maggio del 1994 ha inizio la XII legislatura con il primo governo Berlusconi e si chiude nel 1996 con il governo Dini. Anche in questo caso si registra il copione della legislatura precedente con una durata di due anni, una crisi e un cambio di governo.
La XIII legislatura ha inizio nel maggio del 1996 con il governo Prodi e ha termine con il secondo governo Amato, dopo due ulteriori governi D’Alema: qui si riscontrano ben tre crisi.
La XIV legislatura ha inizio nel mese di giugno del 2001 con il secondo governo Berlusconi e termina regolarmente nel 2006, ma consuma comunque una crisi di governo nel 2005 con la formazione del terzo governo Berlusconi.
La XV legislatura inizia nel mese di maggio del 2006 con il secondo governo Prodi e dura anche questa volta appena due anni per contrasti in seno alla maggioranza.
Nel mese di maggio 2008 nasce la XVI legislatura con il quarto governo Berlusconi che ha termine anticipatamente nel 2011, con lo spread oltre i 700 punti base,  fortissime pressioni dell’Unione europea e della BCE e la nascita del governo Monti incaricato dal Presidente della Repubblica Napolitano. Si osserva che Monti ottiene una fiducia di tipo “plebiscitario” e viene acclamato da tutti i partiti come “il salvatore” della patria. Dopo appena 18 mesi il parlamento nega la fiducia a Monti e si va alle elezioni del 2013 con la nascita della XVII legislatura.
Questa legislatura appare subito problematica perché dalle urne non esce una maggioranza riconosciuta. Il M5S prende più voti del PD, ma il meccanismo elettorale maggioritario è tale che è il PD a prendere la maggioranza dei seggi per cui viene dato un primo incarico a Bersani, leader di tale partito. Dopo il suo tentativo andato a vuoto, nasce il governo Letta che viene sostituito dopo appena 10 mesi, per ragioni esclusivamente interne agli equilibri e giochi di corrente interni al partito di maggioranza relativa, da Renzi, diventato nel frattempo leader e dominus incontrastato del PD, con incarico affidato dal Presidente della Repubblica Napolitano.
In definitiva, se il proporzionale puro della prima Repubblica aveva evidenziato instabilità politica permanente, un debito pubblico fuori controllo e corruzione possiamo dire che il decennio transitorio del sistema misto maggioritario-proporzionale e il successivo decennio del sistema maggioritario abbiano prodotto stabilità e governabilità?
La domanda è sicuramente retorica perché la risposta è decisamente no, per tutto ciò che è stato evidenziato nelle note precedenti: tre legislature chiuse anticipatamente, continui cambi di governo che non hanno mai garantito la governabilità pur avendo la maggioranza di seggi attribuiti dal sistema elettorale, cambi di schieramento da parte di parlamentari. Insomma il tratto saliente del maggioritario non si discosta da ciò che ha caratterizzato la prima Repubblica: instabilità politica permanente derivante da crisi interne alle maggioranze di turno, continuo depauperamento degli istituti di democrazia e, dal punto di vista economico, ulteriore dismissione di asset dello Stato e saccheggio dei beni comuni a vantaggio di gruppi privati nazionali e internazionali.
Muovendo da queste premesse, quali le ipotesi di riforma? (Segue)

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