Casse fiorite del Sulcis e influssi dell’altra sponda

26 Febbraio 2017
2 Commenti


Andrea Pubusa

Continuiamo a parlare delle belle casse fiorite del Sulcis e della loro possibile origine con queste considerazioni stimolate dagli interventi di Maria Laura Ferru.

Maria Laura Ferru vede il gusto arabo - come detto nei suoi due interventi - nelle cassapanche fiorite. E a conforto della sua tesi allega immagini tratte adalla produzione libica di Melkiorre Melis degli anni Trenta, abbastanza rispettosa della tradizione locale del nord-Africa. In particolare è evidente l’abitudine araba di inserire la composizione floreale su vaso in cornice architettonica. Lo sviluppo stesso del mazzo di fiori, la stilizzazione accentuata e la tendenza ai colori solari sembrano ugualmente comuni.
Ecco uns comparazione di immagini arabesche e i dipinti delle casse sulcitane.


A questa ceramica in stile arabo affianchiamo una cassa, di Nuxis restaurata col disegno originale (da notare i piedini a forma di testa di bambino con orecchiette e due chiodi a segnare gli occhi). La somiglianza è indubbia, come lo è con la splendida cassa sotto il titolo datata intorno al 1890 di proprietà di Elio Fanutza, titolare del rinomato Ristorante Letizia

Molto evidente è la somiglianza anche rispetto a queste altre due splendide casse di Nuxis:


Anche il rosone, comune, specie come fregio laterale, in quasi tutte le casse sulcitane, appare nelle pietre scolpite di antiche chiese sarde, anche in al lato di S. Maria di Tratalias. Ecco le foto: il lato di una cassa di Nuxis e, a seguire, i riscontri presentati dalla  Ferru.

Rosone da cassapanca fiorita

 

A sinistra: bacino ceramico, arte islamica siciliana o tunisina del I° quarto del XII secolo, san Nicola di Trullas (Sardegna); a destra: incisione su pietra, chiesa di san Salvatore, Sestu (Sardegna)

Per gli aspetti storici, i rapporti fra le due sponde sono più che documentati. Esiste una vasta bibliografia di cui si trovano riferimenti anche sul web. Ho perfino ricordi di famiglia: mio nonno lavorò ad Orano e un mio zio è lì deceduto in miniera negli anni ‘20. Erano tanti i minatori del Sulcis a recarsi in Tunisia per via delle paghe più alte, erogate dalle compagnie coloniali francesi, in mancanza di maestranze locali. A Tunisi esisteva perfino un periodico in lingua italiana, “Il Minatore“, su cui ha scritto in un suo un libro, anni fa, Gianni Marilotti.
Ecco una foto del periodico.

Esistono anche album fotografici di minatori del Sulcis in Tunisia. C’è un interessante album fotografico di gonnesini emigrati a Tunisi ( http://www.albumdigonnesa.it/easyne2/LYT.aspx?Code=AlbumdiGonnesa&IDLYT=1363&ST=SQL&SQL=ID_Documento=138 ). Ecco una foto di minatotri sardi in Tunisia:

2 commenti

  • 1 michele podda
    26 Febbraio 2017 - 17:42

    Che confusione! Che cosa hanno in comune i rosoni delle antiche chiesette sarde con quelli presenti ai lati delle casse sulcitane? Ecco altre immagini di rosoni simili o identici a quelli proposti in questo blog. Si tratta della chiesetta “S’eremita Matteu” di Narbolia. (Vedi il blog di Gigi Sanna ” http://maimoniblog.blogspot.it ).

    Risposta
    Ha ragione Podda, la parola “rosone” è impropria, Si comprende però che ci si vuole riferire a quel fregio simile a una “rosa dei venti”, che compare spesso ai lati della casse e anche in chiese, come quelle indicate nel post. Sarebbe interessante per me - ignorante in materia - sapere cosa significa. (a.p.)

  • 2 Maria Laura Ferru
    27 Febbraio 2017 - 20:42

    Il motivo di fiore a foglie lanceolate(bene anche “rosa dei venti” per intenderci) è di origine mediorientale. Presente nella decorazione delle ceramiche islamiche dal XII secolo e nella decorazione muraria delle chiese cristiane. Proprio perché si è formato ed affermato nel Medioriente è difficile per noi occidentali decifrarne il significato: si sa però che è legato a rappresentazioni di “eccellenze” perché lo si ritrova negli ossuari degli Ebrei dal II sec. d.C., soprattutto in relazione a sacerdoti. L’unico legame che il motivo ha con le cassapanche fiorite è che vi compare come motivo decorativo: io l’ho citato proprio perché l’ origine mediorientale e quindi araba rafforza l’ipotesi della decorazione complessiva delle cassapanche come originaria del Nord-Africa. Nessuna confusione: il motivo è giunto in Occidente in epoca medievale ma è rimasto in Oriente (e quindi nella cultura araba) fino al XIX secolo. Come le cassapanche fiorite attestano. Buona prosecuzione di ricerca a tutti. (m.l.f.)

    Risposta
    Gli spunti di Maria Laura Ferru e di Michele Podda aprono nuovi spiragli interessanti su cui tornerò in un altro post. Grazie a tutti.

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