Dove non c’è più comunità, la proposta politico-culturale non passa

14 Giugno 2017
2 Commenti


Andrea Pubusa

Ho accettato di capeggiare  una lista di giovani capaci al consiglio comunale di Nuxis e sono stato battuto. Pensavo di fare qualcosa di utile per il mio paese natio, mettere a disposizione la mia esperienza e la mia competenza professionale, il mio disinteresse per far fare al paese un salto di qualità, ma l’iniziativa non è stata recepita. E’ stata quasi temuta. Ha prevalso sulla proposta culturale e politica la rete di frequentazioni e parentele. Per fare il sindaco non basta la cultura, la credibilità ai livelli più alti o vasti, ma occorre essere interni alle logiche locali. Piccole irregolarità, un po’ di caccia di frodo, piccole evasioni o mancati pagamenti di tributi locali.  Ad esempio, è stato probabilmente un boomerang esibire un attestato di regolarità nel pagamento dei tributi locali mentre molti sono i morosi in paese anche fra i concorrenti e i candidati avversari. Molti forse hanno temuto che un avvocato sia una sorta di pubblico ministero e fra il vedere e il non vedere ha preferito su connottu.
Poi che presa può avere in settori marginalizzati e disperati per la crisi una proposta di alto profilo amministrativo e culturale? Prevale la promessa di un lavoretto, e così una lista di persone attive e inserite sul piano professionale e lavorativo appare estranea e lontana. Di più e peggio: la loro partecipazione all’amministrazione sembra un atto di ingordigia, di sottrazione di un opportunità o di una paghetta a un rien faisant, a dei nullafecenti.
C’e’ poi anche il potentato di turno, come nei films western, una struttura di assistenza ad anziani che fa balenare il miraggio di assunzioni anche temporanee. Primum vivere, deinde philosophari. Anche due mesi di lavoro malpagato vale più di tante bei programmi di prospettiva. Il paese continua ad affondare, ma per ciascuno è importante il salvagente personale.
A ben vedere, si è in presenza di realtà dove si è smarrito il senso di comunità e l’iniziativa per ricostituirla trova difficoltà ad essere compresa. La vita democratica è sostanzialmente inesistente, poiché sul dibattito meditato prevale il pettegolezzo o l’insulto.
Ci sono ovviamente anche forze sane, ma stentano ad emergere in un contesto che ha perso la struttura classica di aggregazione novecentesca: i partiti politici. Il partito favoriva una dialettica su programmi come articolazione e specificazione di opzioni generali, oggi questa supporto è venuto meno e larghi settori non hanno i mezzi  culturali e materiali per esprimersi liberamente.
In questo contesto è difficile anche vedere una via di uscita. Creare momenti di discussione e aggregazione è estremamente difficile. Forse l’istituzione locale può essere il bandolo della matassa. Sennonché, in un ambiente caratterizzato da consorterie, piccoli gruppi intorno ad un capobastone, è proprio questo che è quasi impossibile. Tuttavia, non bisogna mollare, un paziente lavoro culturale può consentire di riannodare i fili di un tessuto, da cui può rinascere una comunità.
Traendo da questa esperienza insegnamenti più generali, vien da pensare con terrore a quanto possa far presa su queste masse disperate una iniziativa di stampo autoritario, che si accompagni aun qualche successo sul piano economico e occupazionale. Renzi ha perso malamente sul referendum perché ha prevalso la protesta contro la disoccupazione e la crisi, la rabbia per i successi economici strombazzati, ma palesemente contraddetti dalla realtà. Ma se la torsione autoritaria si accompagnasse ad una ripresa, cosa potrebbe succedere? Toccare la realtà con mano ti fa capire quanto la democrazia italiana sia fragile e in pericolo.

2 commenti

  • 1 Oggi mercoledì 14 giugno 2017 | Aladin Pensiero
    14 Giugno 2017 - 06:29

    […] Dove non c’è più comunità, la proposta politico-culturale non passa 14 Giugno 2017 Andrea Pubusa su Democraziaoggi. Ho accettato di capeggiare una lista di giovani capaci al consiglio comunale di Nuxis e sono stato […]

  • 2 FRANCESCO COCCO
    14 Giugno 2017 - 18:02

    Caro direttore, dissento: quando si partecipa non si è mai sconfitti, soprattutto quando si vuole trasmettere ai giovani la propria esperienza. Auguri di buon lavoro !

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