Attuare la Costituzione nella parte economica

6 Agosto 2017
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Attuare la Costituzione nella parte economica contro le privatizzazioni dei beni e dei servizi pubblici

16 Gennaio 2017
3 Commenti

Paolo Maddalena, già vicepresidente della Corte costituzionale

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Nel contesto della battaglia per l’attuazione della Costituzione dopo la vittoria del NO al referendum, Paolo Maddalena, già vice presidente della Corte costituzionale, ha assunto l’iniziativa di coordinare un gruppo di lavoro per l’attuazione della parte economica della Costituzione contro le privatizzazioni di beni e servizi pubblici e le cartolarizzazioni. Un campo di lavoro anche del nostro Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria (già Comitato per il NO).
Ecco le basi del “Pogramma urgente per l’attuazione
della Costituzione della Repubblica democratica Italiana” in discussione all’ Assemblea nazionale – Roma, Domenica 22 gennaio 2017.

Quadro Generale di riferimento

La vittoria del No al referendum ha dimostrato che la maggioranza degli Italiani si è resa conto del fatto incontestabile che stiamo vivendo in un “sistema economico predatorio” (causato dal pensiero unico dominante del neoliberismo), che produce arricchimento per pochi (globalizzazione dei capitali) e impoverimento per molti (globalizzazione della miseria); mentre nei primi trenta anni del dopo guerra ci eravamo abituati ad un “sistema economico produttivo” (di stampo Keynesiano) che produceva la redistribuzione della ricchezza e il benessere di tutti.
La verità è che il pensiero neoliberista, che ha agito con estremo attendismo sin dagli inizi degli anni ottanta del secolo scorso (si pensi alla lettera di Andreatta a Ciampi, con la quale il Ministero del Tesoro sollevò la Banca d’Italia dall’obbligo di acquisire i buoni del Tesoro rimasti invenduti, causando l’innalzamento dei tassi di interesse sul libero mercato e l’aumento irrefrenabile del nostro debito pubblico), si è concretamente affermato con due “strumenti micidiali” per gli interessi economici della collettività: la “privatizzazione” dei beni e servizi pubblici da un lato, e la “creazione del danaro dal nulla” (”cartolarizzazioni” e “derivati”), dall’altro. Basti pensare che sono stati privatizzati: le banche pubbliche (cosicché anche la Banca d’Italia è divenuta praticamente una banca privata), le industrie pubbliche (eliminandosi così il loro legame con il territorio e dando luogo alla loro delocalizzazione con conseguente perdita di posti di lavoro), ed inoltre: isole, montagne, tratti di spiaggia e numerosissimi immobili di carattere artistico e storico, mentre con la privatizzazione dei servizi si sono create delle vere e proprie “pompe aspiranti” della ricchezza nazionale, poiché i profitti sono andati a multinazionali, e cioè fuori dell’Italia. Si tenga presente, inoltre, che con le “cartolarizzazioni” e i “derivati”, e cioè mediante la “finanziarizzazione” dei mercati, si è creata una ricchezza fittizia (di per sé causa di instabilità economica), della quale hanno fruito massimamente le banche e le multinazionali, i cui dissesti finanziari sono stati poi riversati sulla collettività.
E non sfugga che il passaggio della ricchezza nazionale dal “pubblico” (e cioè dalla proprietà collettiva del Popolo) al “privato” (e cioè alla proprietà privata) ha fatto in modo che nel mercato prevalessero di gran lunga gli interessi privati sugli interessi collettivi, di modo che sono oggi i privati che dettano legge ai Popoli e non più questi a porre le norme valevoli nei confronti di tutti.

In altri termini, si è avuto un capovolgimento ordinamentale nel senso che se prima era il diritto emanato dai Parlamenti che legiferava sull’economia, oggi è l’economia privatizzata che impone al diritto le norme da seguire. Di conseguenza, le leggi dei governi succedutisi dal 1980 in poi, e specie negli ultimi anni, hanno protetto gli interessi economici delle imprese molto è più che quelli dei cittadini. Non è più il principio di eguaglianza la stella polare del diritto, ma il maggior profitto dei singoli e delle imprese. E ciò ha investito anche la legislazione europea, che sovente ha calpestato i diritti fondamentali dei Popoli a favore delle multinazionali e delle banche.
Insomma, la sovranità dei Popoli si è trasformata in una sovranità dei mercati, ai quali si deve, tra l’altro, la determinazione del livello dei prezzi, del valore delle monete e dell’ammontare dei tassi di interesse.
A questo punto appare chiaro che, se davvero si vuole il benessere collettivo dei Popoli e non il privilegio di pochi, diventa urgente e indispensabile, per un verso l’abrogazione delle varie leggi incostituzionali le quali hanno legittimato la creazione del danaro dal nulla (vedi allegato n. 1 “Aspetti finanziari”), e per altro verso la “restituzione” al Popolo della proprietà collettiva dei “fattori della produzione” (si possono alienare le merci, ma non le entità che le producono) unitamente alla gestione dei servizi pubblici essenziali. In tal modo lo Stato comunità tornerebbe ad essere un vero protagonista del mercato capace di risolvere qualsiasi crisi economica e qualsiasi attacco della speculazione finanziaria (vedi allegato n. 2 “Aspetti proprietari”).
L’imperativo categorico diventa, insomma, l’attuazione del Titolo terzo della Parte prima della Costituzione, dedicata ai “rapporti economici”, tenendo presente che, sia i Trattati internazionali, sia i Trattati europei, sono “norme interposte”, soggette al controllo di legittimità della Corte costituzionale.
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Allegati 1 e 2 (aperti alle proposte che giungeranno e che vedranno impegnati i gruppi di lavoro)

ALLEGATO 1 Aspetti finanziari- Richiesta di abrogazione mediante adeguati strumenti giuridici delle seguenti leggi: i) (legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, che inserisce in Costituzione il “pareggio di bilancio”, il quale contrasta con “i principi supremi” della Costituzione che sono volti alla tutela della persona umana ed al progresso materiale e spirituale della società; ii) legge N. 130 del 1999, che in dispregio da quanto previsto dagli articoli 2003, 2008 e 2011 del codice civile, ha ammesso la cartolarizzazione dei diritti di credito (cioè dei debiti) creando una forte instabilità, e quindi i fallimenti di imprese e di banche che alla fine sono stati pagati dal popolo italiano; iii) legge N. 63 del 2002 che ha ammesso la cartolarizzazione degli immobili pubblici da vendere; iv) legge 480 del 2001 (finanziaria 2002) che ha legalizzato i derivati; - Decreto legge 133/2014 (Legge di conversione 11 novembre 2014, n. 164), Project Bond, e simili - Azioni giudiziarie per la difesa dalle truffe e dalle manipolazioni di mercato perpetrate dalle istituzioni finanziarie internazionali - Riforma radicale del sistema tributario che garantisca i principi di giustizia sociale, di uguaglianza sostanziale, di equità e progressività (Art.53 Cost.)

Allegato 2 - Aspetti proprietari- Richiesta di abrogazione mediante adeguati strumenti giuridici delle seguenti leggi: i) legge del 1990 sulla privatizzazione delle banche; ii) legge del 1992 sulla privatizzazione dell’INA dell’ENI, dell’ENEL e dell’IRI; iii) leggi che hanno disposto la svendita degli immobili pubblici (stabilendo che l’inserimento nell’elenco di questi beni da vendere degli immobili pubblici artistici e storici cancella la loro demanialità e li fa diventare alienabili); iv) leggi sulla liberalizzazione del commercio (come il decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 - legge di liberalizzazione del settore elettrico); v) decreto legge 133/2013 (”Imu-Bankitalia”) per quanto attiene alla rivalutazione delle quote in mano alle banche private per 7,5 miliardi di euro, pagata con le riserve della banca centrale stessa - Sostegno per l’approvazione da parte del Parlamento della proposta di legge Di Benedetto-Mannino, per l’attuazione dell’Art.42 della Costituzione, anche tramite progetto di legge iniziativa popolare - Abrogazione del Decreto legislativo N. 85 del 2010 “Federalismo Demaniale” per quanto riguarda la parte che prevede l’alienazione dei demani idrico, marittimo, minerario e culturale - Nazionalizzazione delle banche salvate con denaro pubblico, conversione in banca pubblica della CDP e previsione di un piano straordinario di credito alla micro, piccola e media impresa - Blocco delle privatizzazioni, salvataggio e nazionalizzazione delle aziende operanti nei servizi pubblici essenziali (acqua, energia, sanità, trasporti) - Sostegno ai Comuni che si stanno muovendo per l’acquisizione dei beni abbandonati al patrimonio comunale, invitando tutti i Comuni italiani a seguire l’esempio del Comune di Napoli e del Comune di San Giorgio di Pesaro - Azioni giudiziarie per il recupero dei beni svenduti o privatizzati

1 commento

  • 1 Oggi domenica 6 agosto 2017 | Aladin Pensiero
    6 Agosto 2017 - 08:32

    […] —————————————————————————————————- ———————————————————————————- EDDYBURG » SOS » SARDEGNA «Le coste sono a rischio salviamo le regole del piano paesaggistico» di LUCA ROJCH La giunta Pigliaru segue le orme del berlusconiano Cappellacci e svuota il piano di Renato Soru. Intervista di Luca Rojch alla presidente del FAI Giulia Maria Crespi. la Nuova Sardegna, ripreso da eddyburg e da aladinews, 2 agosto 2017, con postilla. —————————————————————————————— Attuare la Costituzione nella parte economica 6 Agosto 2017 Attuare la Costituzione nella parte economica contro le privatizzazioni dei beni e dei servizi pubbl… […]

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