Francesca Barracciu condannata a quattro anni

5 Dicembre 2017
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Red

 

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4 anni son lunghi da passare, si potrebbe dire parafrasando la conzone. Non sono noccioline, ma grave è anche il reato contestato: peculato aggravato per appropriazione di fondi dei gruppi del Consiglio regionale. Il PM ne aveva chiesto uno in più, cinque. Il collegio giudicante ha così quasi accolto la richiesta del pm Marco Cocco.
Ma perchè tanta durezza? Non solo la gravità del reato, probabilmente ha anche inciso la difesa dell’ex sottosegretaria che ha tirato fuori la storia dei rimborsi benzina. Ha riso la Sardegna intera! Ma i magistrati non l’hanno presa bene. E la condotta successiva al reato? Si valuta anche quella ai fini della pena, e Francesca da questo punto di vista non è stata certo ammirevole: non ha mai mostrato pentimento o consapevolezza della gravità, quantomeno etica, della sua azione. Con un tono polemico e di sfida si è fatta nominare da Renzi sottosegretaria nientemeno che alla Cultura, creando un forte imbarazzo in tutte le persone di comune buon senso. Forse anche per questo il Prof. Grosso aveva lasciato la difesa. In effetti, ben altra intelligenza o furbizia hanno mostrato davanti ai giudici Zedda e Soru, che si sono sempre presentati in udienza con atteggiamenti miti e di ostentato riguardo verso i magistrati. Sapete anche loro - come tutti i mortali - gradiscono l’ossequio e il rispetto.
Come si ricorderà, la vicenda risale alla XIII legislatura, dal 2004 al 2009, quando la Barracciu era consigliera regionale: sul banco degli imputati è finita con l’accusa di aver commesso il peculato su una somma di 77.293,65 euro che il Pm le ha contestato in due diversi fasi dell’indagine. A settembre 2013 il primo avviso di garanzia per un importo di 33.085,14 euro, il 24 marzo 2014 la seconda contestazione di 44.208,51 euro.  Della vicenda si è occupata diffusamente l’informazione sarda e nazionale (vedi “dai rimborsi benzina alle dimissioni. Tutta la storia del “caso Barracciu”).
Il difensore dell’ex consigliera regionale, Franco Luigi Satta ha preannunciato il ricorso in appello. Quindi non tutto è perduto per Francesca. Tutto è possibile. E noi siamo - come sempre -per la presunzione di non colpevolezza fino al giudicato. Ma siamo anche per l’art. 54, comma secondo, della Costituzione, secondo cui gli incarichi pubblici si ricoprono con onore e disciplina, E qui, al di là del codice penale, l’uno e l’altra sembrano lontani.
Come si ricorderà Barracciu ha pagato cara questa sua disinvoltura nel prendere e spendere i fondi dei gruppi. In seguito all’apertura dell’indagine, nell’autunno di quattro anni fa, fu costretta a rinunciare alla candidatura come Presidente alle Regionali del 2014, dopo aver vinto a settembre del 2013 le primarie del PD. La successiva nomina a sottosegretaria alla Cultura del governo Renzi l’ha ricompensata nell’immediato, ma forse l’ha punita ieri, spesso l’arroganza non paga. Come non paga e non è neppure originale la dichiarazione sulla “giustizia ad orologeria“, di cui ha parlato dopo la sentenza.  Comunque, attendiamo l’appello.

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