Amsicora

Ma pensate che un vecchio calciatore, come me, terzino lento e “picchiatore”, alias scarpone, potesse perdersi  il ‘Clasico‘, che da sempre incarna la magia del pallone, e, nella grande metafora della vita che è il calcio, assume anche contorni sociali e politici.  Non è un caso che i democratici madrileni tifino l’Atletico, la squadra dei concioneros, i materassai, come teneva a precisarmi, puntigliosamente, il mio amico, giudice costituzionale, Luis Ortega. E stavolta, scherzi del calendario, la supersfida si svolge pochi giorni dopo la vittoria dei secessionisti catalani.
Mi incollo alla TV. E, forse perchè è la squadra della sinistra, ovviamente e istintivamente, tifo Barça. E poi non vi pare che Messi incarni la favola dell’anatroccolo piccolo, che supera i giganti. O no? CR7, Cristiano Ronaldo, alto e bello, mi sembra Golia. Meglio vincerlo, penso, fra me e me.
Mentre nella testa mi frullano tutte queste cose, sono assalito da un cattivo pensiero che, pian piano, diventa incubo. E se i catalani fanno l’indipendenza? Se si separano da Madrid? Niente più “clasico“. Con chi lo fa il campionato il Barcellona, se già oggi ha 14 punti in più del Real e una decina dell’Atletico? E’ come se la Juve giocasse il campionato con la Pro Patria, il Novara, la Pro Vercelli e compagnia bella! Niente Napoli, Roma, Inter e così via. Che senso avrebbe avere Higuain e Dybala? E Messi rimarrebbe al Barça in un campionato regionale?
No, no, scusatemi, lo so che sembra ed è qualunquismo. Lo so che l’analisi è, a dir poco superficiale, ma i miei tormenti, indipendenza si-indipendenza no, cessano d’un colpo. Con l’indipendenza niente “clasico“! Che incubo! Ditemi tutto ciò che volete, non mi vergogno, non arrossisco: io non ci sto! Il “clasico” non si tocca!