Servitù militari. Accordo Pigliaru/Pinotti: una resa (2)

8 Gennaio 2018
2 Commenti


 Fernando Codonesu

(foto-ricordo della resa di Pigliaru e dei sindaci all’apparato militare-industriale)

Pubblichiamo oggi la seconda parte dell’intervento di Fernando Codonesu, dedicata all’accordo Pigliaru/Pinotti delle settimane scorse. Ieri, l’antefatto altrettanto preoccupante: l’inconcludenza sull’argomento della legislatura appena finita.

E veniamo all’ineffabile presidente Pigliaru e al suo accordo storico, ahinoi, sulle servitù militari. Intanto una precisazione. Trattandosi di un docente universitario si deve obbligatoriamente supporre che abbia dimestichezza con la lingua italiana, ma quando si leggono comunicati ufficiali riportati nel sito istituzionale vengono forti dubbi al riguardo. Per esempio questo professore confonde il significato di “indennizzo” con quello di “contributo”: qualcuno gli spieghi che non sono sinonimi, per favore. Per lui, gli indennizzi relativi alle servitù militari diventano sempre e comunque contributi, poco ci manca che li metta a bando! Infatti nel sito istituzionale della Regione si leggono notizie come queste:
“09.05.17 - Servitù militari, Pigliaru scrive ai sindaci: Padoan ha firmato il decreto per i contributi ai Comuni”
“23.11.2017 Servitù militari, Pigliaru incontra a Villa Devoto i sindaci. Nota comune al Ministro della Difesa sui contributi”.
Se fosse solo una questione di lessico potremmo dire “cavoli suoi”, ma così non è perché di fatto questa confusione nasconde una patologia politica cronica, riscontrata a più riprese anche in altri casi, che si chiama servilismo.
Infatti nel frattempo, sempre con questa XVII legislatura a guida PD e Regione a guida centrosinistra, cosa è successo?
Gli indennizzi previsti per il quinquennio 2010-2014 sono andati in perenzione come è stato ribadito dal ministro della Difesa nell’audizione del 6 dicembre perché in tutti questi anni la Regione non li ha chiesti.
Nel protocollo firmato di recente non si cita neanche per sbaglio la parola dismissione di poligoni militari, non viene restituito alle comunità locali neanche un metro quadrato dei 35 mila ettari di territorio soggetto a servitù e gli indennizzi prossimi venturi, ammesso e non concesso che si recuperino i fondi in perenzione, vengono decurtati del 10% su base annua.
Si dice che ci sarà l’impegno per pagare gli indennizzi annualmente, ma questa era una rivendicazione dei comuni da almeno 15 anni e si chiedeva anche che i fondi venissero depositati direttamente nelle tesorerie comunali per evitare i pasticci di ulteriori lungaggini, come l’attuale perenzione, a causa dell’inefficienza degli uffici regionali.
E in ogni caso, al riguardo, si parla di impegno ma non di obbligo, ovvero si tratta di aria fritta!
E quale sarebbe poi il succo dell’accordo?
Si potrà andare liberamente per quattro mesi nelle spiagge di Porto Tramatzu a Teulada, Quirra a Villaputzu e S’Ena e S’Arca nell’area del Poligono di Capo Frasca. Ma guarda che risultato storico, ma storico per chi?
Non a caso, nel Consiglio regionale, c’è chi all’interno della maggioranza si è defilato da questo accordo sciagurato definito “al ribasso” perché insostenibile politicamente, ovvero il PdS di Maninchedda e Sedda.
Anche in questo caso ricordiamo a Pigliaru e ai componenti della maggioranza in Consiglio regionale che la competenza sulle spiagge non è del demanio militare ma è sempre stata di competenza del demanio marittimo. Da quando non esiste più il Ministero della Marina Mercantile, il demanio marittimo è diventato di competenza delle Regioni e da queste è passato ai Comuni.
Per cui di cosa si sta parlando?
Quel che sappiamo è che lo spazio del demanio marittimo è sempre stato aperto alla fruizione delle comunità locali, fatti salvi i periodi delle esercitazioni militari e non il contrario, come normalmente si tende a far credere.
Le spiagge sono disponibili 12 mesi all’anno e durante i periodi di esercitazioni militari, solo limitatamente al loro effettivo svolgimento, non sono fruibili dalla popolazione per questioni di sicurezza. Non si capisce allora perché essere contenti di poterci andare, questa volta a causa della sciagurata firma dell’inquilino di Viale Trento, solo quattro mesi all’anno.
A riprova di quanto si dice, riportiamo una classica dicitura delle ordinanze annuali che vengono emesse dalle Capitanerie di Porto interessate: “ All’interno delle zone di cui al precedente comma 1 (spiagge e relativi specchi di mare, ndr)è consentita la navigazione finalizzata al transito (nel rispetto dei vincoli generali di cui alla presente ordinanza), nonché la balneazione ed ogni altra attività, esclusivamente nei periodi in cui non sono in corso esercitazioni militari” .
Le ordinanze che regolarmente vengono emesse stabiliscono inequivocabilmente che, al di fuori del periodo delle esercitazioni, da regolare tramite ordinanza, il litorale e le acque di balneazione sono sempre fruibili, non solo quattro mesi all’anno.
Queste ordinanze sono regolarmente emesse per litorali dei comuni afferenti ai poligoni di Capo Frasca, di Teulada e del PISQ.
Il problema è il solito: si confonde il demanio militare con il demanio marittimo. Sul demanio militare, la competenza è del Ministero della Difesa, sul demanio marittimo, le competenze che un tempo erano in capo al Ministero della Marina Mercantile, a seguito del suo scioglimento, sono passate in capo alla Regione e da questa ai Comuni (Legge N.42 del 5 maggio 2009, art.19, D. Lgs 85/2010).
I fatti qui descritti rappresentano una pagina triste, ingloriosa, senza onore e dignità, peggio della nota Caporetto. Là i generali condannarono alla sconfitta certa le nostre truppe, qua i nostri generali di stanza a Roma hanno usato le loro armi contro la Sardegna e gli alti ufficiali di stanza nell’isola, nei distaccamenti di Via Roma e Viale Trento, hanno consegnato le armi senza combattere: una resa incondizionata, peraltro non richiesta dalla controparte, peggio appunto della disfatta di Caporetto di un secolo fa.
Tra meno di tre mesi si andrà a votare per il rinnovo del parlamento e tra poco più di un anno saremo chiamati a rinnovare il consiglio regionale: sarebbe opportuno ricordarsi di tutto questo nella scelta dei nostri rappresentanti.

2 commenti

  • 1 Oggi lunedì 8 gennaio 2018. | Aladin Pensiero
    8 Gennaio 2018 - 09:18

    […] ————————————————————- Servitù militari. Accordo Pigliaru/Pinotti: una resa (2) 8 Gennaio 2018 Fernando Codonesu su Democraziaoggi. […]

  • 2 Gian Giac.
    9 Gennaio 2018 - 19:43

    Si tratta di fatti molto importanti che la così detta grande stampa ignora completamente, e che non trova attenzione -credo- da parte delle varie associazioni ambientaliste. Un grande grazie a Fernando, che trova sempre nuove energie per mettere a disposizione del prossimo il frutto di studi e ricerche non facili. C’è da augurarsi che la diffusione di interventi come questo non venga meno e che non prevalga l’abitudine alla accettazione della sciatteria e alla rinuncia ai diritti.

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