Referendari insulari, ecco a voi le istruzioni per l’uso!

1 Febbraio 2018
2 Commenti


 Andrea Pubusa

Ieri vi ho meritatamente bastonato. Oggi vi tendo cordialmente la mano, voglio essere propositivo. Prima la pars destruens, poi quella costruens! Gradite una dritta per evitare ulteriori brutte figure? Ecco le istruzioni per l’uso.
Prima ipotesi. Volete inserire il principio dell’insularita nella Costituzione? Allora, poche chiacchiere!, bisogna applicare l’art 138 Cost. Ergo, occorre un’iniziativa legislativa. Bene, nessun problema. Il Consiglio regionale puo’ avanzare la proposta di legge di revisione costituzionale al Parlamento. Li’ seguira’ l’iter del 138.  E le firme raccolte, ben 92 mila? Una importante dimostrazione di quanto sia sentita la questione insularità in seno alla Comunità  sarda.
Se invece il principio d’insularità intendete inserirlo nello Statuto speciale, trattandosi di una legge costituzionale, vale la stessa procedura, ma l’iniziativa, secondo l’art. 54 Statuto, può essere assunta anche da 20 mila elettori sardi.
Se non ho capito male voi non avete seguito queste strade, avete preteso d’indire un referendum non previsto dallo Statuto e neanche dalla Carta. Una roba alla catalana, extra ordinem. E perché mai? Avete tanti consiglieri regionali per formulare e approvare una legge regionale d’iniziativa costituzionale sia ai sensi dell’art. 138 Cost., sia ai sensi dell’art. 54 Statuto sardo. E avete il seguito per presentare una proposta di legge popolare redatta in articoli, sottoscritta da 20.000 elettori isolani.
Poiché le strade sono queste, perché avete inventato un referendum inesistente? Per lamentarvi poi di un rigetto che voi stessi vi siete inflitti? Vi vedo molto incavolati contro l’impersonale burocrazia degli Uffici, agitati contro le malevoli compressioni statali o i disegni di forze oscure antiregionali, ma - se ci pensate bene - dovete prendervela con voi stessi. Siete voi la causa del rigetto, siete voi la causa del vostro male, siete i nemici di voi stessi! Se poi volete seguire l’invito lanciato dalle vostre fila al “gesto storico”, all’astensione per protesta, attenzione!, alla luce del pasticcio che avete combinato, equivarrebbe ad un invito pubblico ai sardi a non votarvi nè il 4 marzo nè mai!
Avete citato i referendum della Lombardia e del Veneto. Ma che c’entrano? Quelle consultazioni popolari sono ammesse per le Regioni ordinarie onde accrescere, ai sensi dell’art. 116, terzo comma Cost., le proprie funzioni previa legge nazionale d’intesa con lo Stato. Insomma, un altro contesto e altre finalità.
A favore dell’insularità non si possono indire neanche referendum consultivi secondo la legge regionale, perché queste consultazioni hanno un oggetto limitato a questioni di rilevanza solo regionale o locale. La introduzione del principio di insularità nella Carta o nello Statuto è questione attinente a tutto l’ordinamento, non a caso si tratta di testi costituzionali.
Prima di chiudere voglio ricordare che l’originario art. 119 Cost. costituzionalizzava sia la Questione Meridionale, evocata dai grandi meridionalisti anteguerra, da Dorso a Gramsci, sia l’insularità. Il comma 3 dell’art. 119 suonava: “Per provvedere a scopi determinati, e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le Isole, lo Stato assegna per legge a singole Regioni contributi speciali“. L’insularità veniva cioé assunta a presupposto per leggi e contributi speciali alle singole Regioni insulari. Insomma quella previsione poteva essere invocata per risolvere le tante criticità dell’insularità. Ma, ahinoi!, questa parte dell’articolo è stata improvvidamente revisionata e abrogata nel 2001! Invano alcuni di noi hanno levato allora una voce critica. Nessuno dei parlamentari sardi e meridionali si è accorto dell’autocastrazione!
A noi rimane però l’art. 13 dello Statuto speciale, che, sapientemente utilizzato e attualizzato, può essere ancora oggi lo strumento per risolvere tanti dei mali che anche voi maldestri referendari insulari avete sollevato. Ma questa strada richiede molto studio, capacità propositiva, iniziativa politica e culturale. Fatica. Ripeto fatica. Siete pronti a questo salto? O preferite fare un po’ di gazzarra ad uso propagandistico per strappare un po’ di titoli di giornale e qualche primo piano in TV?

P.S. Ho sentito che volete fare un ricorso e siete indecisi fra quello al Tar e il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Siccome volete fare un po’ di lamentazione a fini televisivi-elettorali, vi consiglio il ricorso al Presidente. Verrà deciso fra qualche anno, giusto il tempo per utilizzare l’argomento in questa campagna elettorale e anche in quella regionale prossima ventura. Lo strumento è proprio su misura per voi. Puta caso, se avete appreso la lezione e volete fare sul serio, studiando e faticando, ricordate questi due numeri 54 e 138, Statuto speciale e Costituzione. Da lì non si scappa. Chiaro?

2 commenti

  • 1 Aladin
    1 Febbraio 2018 - 09:40

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=77727

  • 2 Tonino Dessì
    1 Febbraio 2018 - 22:42

    Caro Andrea, come hai accennato, il principio di insularità è già costituzionalizzato - e attualmente per la sola Sardegna- nell’articolo 13 dello Statuto speciale. A parte gli esponenti incolti del comitato che ha promosso il referendum, quelli dotati di cultura giuridica, anziché impegnarsi in un’iniziativa palesemente caratterizzata da un ulteriore svilimento dello Statuto, avrebbero meglio impiegato e potrebbero tuttora meglio impiegare il loro acume nell’argomentare un fatto giuridico assolutamente fondato. Quella disposizione statutaria impegna già la Repubblica -cioè lo Stato, nell’esercizio delle sue competenze in materia di relazioni internazionali, con il concorso della Regione autonoma della Sardegna sia sul piano interno, sia nella sfera di attribuzioni esterne derivante per tutte le Regioni dall’articolo 117 secondo comma della Costituzione, come riformato nel 2001 e dalla previsione contenuta specificamente nell’articolo 52 dello stesso Statuto in materia di trattati commerciali- a far valere a favore dell’Isola tutti i vantaggi eventualmente riconosciuti dell’ordinamento comunitario a favore dei territori svantaggiati e insulari dell’Unione. Io resto davvero sconcertato per come questa iniziativa abbia concorso e stia concorrendo colpevolmente a spuntare gli strumenti culturali, giuridici, istituzionali, politici, dei quali già legittimamente come sardi potremmo valerci.

Lascia un commento