Neanche un gran pilota fa correre una macchina senza motore

24 Febbraio 2009
4 Commenti


Carlo Dore jr.

La bruciante sconfitta subita da Renato Soru in occasione delle elezioni regionali in Sardegna e le conseguenti dimissioni di Veltroni dalla carica di segretario nazionale del PD impongono una approfondita riflessione sulle cause di questa ennesima debacle riportata dall’area democratica e sulle prospettive che attendono il centro-sinistra tanto a livello locale quanto a livello nazionale.
Le analisi del voto finora proposte all’opinione pubblica risultano infatti caratterizzate, in massima parte, da quella sottile vena di radicalismo che ha trasformato la campagna elettorale appena conclusa in una sorta di grottesca “corsa a perdere” tra soriani ed anti-soriani, tra democratici autentici e ciechi sostenitori di un Principe poco illuminato, tra riformisti moderni e sodali dei vecchi “castosauri” della politica.
Se infatti gli eterni avversari di Mr. Tiscali interpretano la vittoria di Cappellacci esclusivamente come un fallimento di Soru (è Soru che ha impostato la campagna elettorale e che ha deciso le candidature; è Soru che ha sottovalutato la questione democratica rimanendo soffocato dal suo stesso autoritarismo; è Soru che ha male interpretato l’impatto assunto da determinate riforme sull’elettorato), i sostenitori dell’ex Presidente rilevano come, dati alla mano, la sconfitta del 15 febbraio deve essere intesa più come una conseguenza dell’emorragia di consensi a cui sono andati incontro i vari partiti della coalizione che come il risultato degli errori tattici del candidato Governatore.
In verità, come sopra accennato, entrambi questi punti di vista risultano condizionati da una certa parzialità: è infatti indubbio che, staccato di quasi dieci punti da un avversario non irresistibile – per quanto palesemente supportato dal colossale circo mediatico su cui si basano i tour elettorali di Berlusconi - , l’attuale dominus de “l’Unità” debba farsi carico in prima persona delle responsabilità di una Waterloo elettorale che ridimensiona seriamente la sua aspirazione a proporsi come leader nazionale, nelle vesti ormai un po’ abusate di “Obama italiano”.
Tuttavia, il voto sardo non può, per due ordini di ragioni, essere letto semplicemente come un voto “contro” il Presidente: in primo luogo, perché a perdere non è stato solo il Governatore uscente. Con Soru hanno perso anche quei tanti sardi che, magari con scarso entusiasmo, hanno scelto per ragioni di coerenza politica di mobilitarsi a favore del centro-sinsitra e del suo candidato; in altri termini: io ho sostenuto Soru, quindi con lui ho perso anch’io.
In secondo luogo perché l’esito del voto in Sardegna si presta ad una diversa valutazione se esaminato nel quadro complessivo della politica nazionale: in questa prospettiva, appare evidente che Soru non è stato sconfitto a causa della propria avversione al metodo democratico, della sua incapacità di interpretare gli umori dell’elettorato, del “fuoco amico” orchestrato dai vecchi oligarchi in rivolta.
No, Soru ha pagato lo stesso errore di fondo che alla lunga ha bruciato la segreteria di Veltroni: l’illusione che un pilota di prima grandezza possa far correre una macchina senza motore; l’illusione che il carisma del “leader forte” o la legittimazione plebiscitaria di un segretario dalla faccia pulita, ben supportato dalla presenza di alcuni candidati – copertina, possa risultare sufficiente a coprire la mancanza di un progetto politico, a colmare l’assenza di un partito capace di farsi interprete delle istanze di una fetta più o meno ampia di società civile.
Ora, se si tiene presente l’attuale conformazione del PD – terra di conquista per quel manipolo di “cacicchi” della politica a cui faceva riferimento Gustavo Zagrebelsky nella bellissima intervista rilasciata a Repubblica solo pochi mesi fa - , per quanti fin dal 2007 denunciavano i rischi che stavano alla base della fusione tra DS e Margherita sarebbe oggi tanto facile quanto inutile gridare “avevamo ragione noi!”. Sarebbe facile, perché è facile fare la storia con i “se”; sarebbe inutile, perché al momento oltre il PD c’è il vuoto, e perché un PD forte è il presupposto imprescindibile per la creazione di un centro-sinistra in grado di rappresentare una alternativa credibile allo strapotere berlusconiano.
Occorre ripartire, dunque, ma da dove? In questo momento, l’unica strada percorribile appare quella tracciata dal “modello – Bersani”: basta con l’utopia del partito leggero, basta con gli “I care”, i “ma anche” ed i “si può fare”; l’America è lontana, ed ora serve un partito diverso. Serve un PD non più equidistante tra lavoro ed impresa, ma vicino al sindacato ed alle esigenze dei ceti più deboli; serve un PD mobilitato a difesa dei valori costituzionali della legalità, della democrazia e della laicità, valori oggi messi sotto attacco dalla cultura del razzismo strisciante, del monocratismo più assoluto, del fascismo in doppio petto urlata a tutta forza dai componenti delle ronde padane. Serve, in altre parole, un PD più progressista, capace di intercettare il consenso di quella sinistra diffusa, comunque ben radicata sul territorio del Paese.
Forte del consenso di più di quattrocentomila elettori, Soru, da capo dell’opposizione democratica in Sardegna, ha il diritto ed il dovere di dare il suo contributo alla creazione di questo nuovo soggetto politico, di recitare un ruolo importante in questa cruciale stagione di rinnovamento del centro-sinistra italiano. Ma attenzione: questo contributo non deve tradursi in una semplice opera di egemonizzazione, nella creazione dell’ennesimo “partito personale”. Proprio l’esperienza della campagna elettorale appena conclusa conferma come la presenza del leader forte non basta, da sola, a colmare la mancanza di un progetto politico.

4 commenti

  • 1 Tore Melis
    24 Febbraio 2009 - 11:47

    Qualunque cosa si voglia fare, non bisognerebbe partire da chi ha perso. In qualunque grande paese occidentale, chi perde va a casa. Sarebbe un grave errore affidare le sorti della ripresa politica del centro sinistra in Sardegna a colui che in questi anni l’ha devastato. Per quanto riguarda il PD, l’unica strada è quella di prendere atto della realtà. Il PD è stato pensato e fondato non per dare una nuova opportunità all’Italia o al “riformismo”, bensì per consentire ad una classe dirigente ormai sgonfia di riciclarsi. Che dire… la gente non è stupida e non ci è cascata. Nel frattempo, però, nel tentativo di stare a galla e per provare ad offrire un tratto omogeneo agli occhi dell’opinione pubblica, questi dirigenti hanno attivato un’azione demolitoria impressionante, ponendo in discussione i valori e il patrimonio della sinistra italiana. Non a caso il PD si ritiene più vicino alle tesi della CISL, che nel frattempo tratta con il governo su scuola e contrattazione decentrata. In questo anno di vita, si è dimostrato incapace di esprimere posizioni su qualunque cosa, anzi, è divenuto grimaldello del governo per risolvere le trattative più difficili (vedi Alitalia e Federalismo fiscale).
    V’è solo una strada da seguire, riconsegnare all’Italia una grande partito socialista di stampo europeo. Un partito che abbia posizioni nette sul lavoro, sull’ambiente, sull’economia, sull’uguaglianza ecc.. ecc..; un partito capace di trovare elementi di condivisione per alleanze di programma e di governo, e che non perda mai di vista il proprio posizionamento.

  • 2 Sergio Ravaioli
    24 Febbraio 2009 - 16:27

    Att proposito dell’inconsistenza del gruppo dirigente del PD sardo, raccomando la lettura dell’intervisa ad Antonello Soro compara oggi su La Nuova:
    http://regione.sardegna.it/j/v/491?s=107744&v=2&c=1489&t=1
    Faccia di suola incredibile nello sfilarsi dal banco degli imputati e sedersi sul podio dei giudici! Come che il suggeritore romano di Veltroni non fosse lui. Ancora oggi racconta che i sondaggi sino al giorno del voto davano Soru avanti su Cappellacci (… sondaggi fatti in qualche zilleri nuorese).
    E che dire di quest’altra perla:
    «Sia chiaro che nella bilancia delle responabilità considero più grave quella della dirigenza che ha contrastato le politiche del presidente in modo palese o mascherato».
    Capito? dalla presidenza, secondo Soro, non è consentito dissentire, neanche in modo palese. Signorsì!
    E il Berlusconismo dilagante ?! Soro sorvola sul fatto che di fianco al 30% dei voti del PDL c’è il 26% di altri partiti della coalizione, e cioè PSd’Az, UDC e Riformatori che potrebbero benissimo essere alleati del centrosinistra.
    Ed inoltre dentro il 30% del PDL c’è una buona fetta di origine AN che sopporta Berlusconi per il semplice fatto che cavallo vincente non si cambia.
    La società Sarda non si è Berlusconizzata: rispetto al corpo elettorale i voti PDL rappresentano il 16,41%.
    Berlusconi vince perchè dall’altra parte c’è un gruppo dirigente incapace.
    In Sardegna la sconfitta è tutta firmata da Soru (e dal suo correo romano Soro!).

  • 3 stefano de candia
    24 Febbraio 2009 - 18:43

    fà piacere legger finalmente qualche , seppur limitata nelle proporzioni, critica che possa dare spiegazione alla enorme sconfitta del csx e del suo duce, termine non usato a caso, Soru.
    però direi che se l’analisi del sig. Dore è più approfondita di quello che normalemente si sente in giro, tipo hanno vinto perchè guardano il grande fratello o perchè hanno il mito del berlusca…, ma nonostante questo maggiore rigore analitico credo sia comunque lontana anni luce dalle vere cause della sconfitta, o meglio della disfatta.
    io credo che non si possa prescindere dal fatto che non è stato solo il pd ad avere risultati sconfortanti ma anche tutta la sinistra, solo l’idv ha incrementato e non di molto…, inoltre non si può liquidare l’analisi sul modello Soru così velocemente.
    Soru è stato l’artefice principale di come il pd si è presentato alle elezioni, crisi interne, partito in stallo, lotte intestine devastanti ecc e inoltre è stato anche colui il quale ha spinto sin dall’inizio della campagna elettorale lo scontro su berlusca e non contro Cappellacci… peccato che poi Soru si sia reso conto che non può sfidare Berlusconi sul suo stesso terreno di battaglia preferito ed infatti è stato letteralmente spazzato via.
    come si fà a non comprendere che se la tua coalizione non ti sostiene come dovrebbe la colpa non può sempre essere di qualche altro che non ha capito o che è ladro o che è vecchio marpione ecc.
    la realtà incontrovertibile è che Soru e tutto il csx sono stati rasi al suolo ma non vogliono rendersene conto ed accettare il responso delle urne!!!
    e così facendo ripartiranno dagli stessi errori, e Soru è il più grosso di questi ma non l’unico…
    possibile che il csx non capisca che per tornare a vincere si deve ripartire dai programmi condivisi e non dall’uomo forte che decide tutto?
    possibile che la sinistra pur di non vedere vincere l’altra parte accetti passivamente tutto?
    possibile che un pd allo sbando e senza dirigenza che dirige e coordina possa avvallare le isterie di un solo personaggio?
    possibile che il popolo sardo debba sentirsi costretto a votare sempre per il meno peggio del momento?
    in definitiva credo che la motivazione principale per cui il csx abbia subito la peggior sconfitta che si ricordi sia il fatto che non esiste una sola causa principale ma che tante grosse colpe hanno avuto un effetto domino su di un elettorato già provato da scandali vari, sinistre che spariscono, uomini forti che sono più dittatori solitari che illuminati, nessun progetto politico serio portato avanti da un partito democratico che non si mette d’accordo su nulla e basta un qualsiasi tema etico/morale per far crollare certezze e coesioni.
    se gli elettori del csx non saranno riconvinti e ricompattati su politiche e non su uomini si avrà una deriva astensionista sempre più marcata..
    io sono indipendentista ma sicuramente non simpatizzante berlusconiano e comunque nelle politiche italiane ho sempre votato partiti di sinistra o idv e non sono per nulla contento di vedere che il berlusca sembra non avere più oppositori seri e penso che a volte per rinascere si debba toccare il fondo e credo che il csx lo abbia davvero toccato ora spero non voglia anche scavare…

  • 4 Massimo Marini
    25 Febbraio 2009 - 00:14

    E’ quasi imbarazzante la faccia di bronzo dell’On. Soro. Ma ci siamo dimenticati di come quasi quotidianamente il nostro eroe attaccava la Dirindin o di come ha interferito in modo determinante nei rapporti di forza tra Soriani e Cabrasiani, di fatto contribuendo a spaccare il partito? In un rigurgito di orgoglio, il PD sardo (la Barracciu, o chiunque altro) dovrebbe invitare Mr. Soro a starsi zitto. Peggio di lui c’è solo Gavino Angius.

Lascia un commento