I referendari insulari cambiano tattica

15 Marzo 2018
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 Amsicora

Sapete quali sono le persone che mi pacciono meno? Anzi proprio non mi piacciono? Quelle che non cambiano mai opinione. Sapete perchè? Perchè negano il valore della dialettica. Pensano che negli altri non esistono semi di verità. E così vanno dritti per la loro strada, anche a costo di sbattere la testa al muro. Ecco perchè mi sono ricreduto sui referendari insulari. Nei mesi scorsi, il Comitato sardo ha raccolto 92.000 firme per il referendum per l’insularità in Costituzione, un referendum impossibile perchè non previsto dall’ordinamento; avevano annunciato fuoco e fiamme al niet dell’Ufficio del referendum, ricorsi d’ogni genere, ed ora  scendono a più miti consigli. Scelgono una via costituzionalmente praticabile, la proposta di legge d’iniziativa popolare. E fanno squadra. Si uniscono al Comitato siciliano, che sta chiedendo con forza una consultazione popolare per l’inserimento del tema nello Statuto isolano, legge di rango costituzionale. E’ della partita anche l’Associazione nazionale dei Comuni delle Isole minori. Tutti e tre i Comitati hanno annunciato la nascita di un fronte unito che sostiene una nuova, straordinaria sfida con l’obiettivo di trasformare la questione insulare in una vera e propria vertenza nazionale. Questa è musica per me. Come dicevano i grandi meridionalisti, queste sono questioni nazionali, non meramente regionali.
Come hanno spiegato i promotori, sabato 7 aprile partirà dunque in tutti i capoluoghi italiani la raccolta delle sottoscrizioni per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare, di modifica alla Costituzione, che preveda l’inserimento del principio di insularità.
Gli italiani residenti nelle Isole non intendono condurre battaglie di rivendicazione “contro” qualcuno, ma auspicano invece che l’intera comunità nazionale, di cui gli isolani si sentono parte a pieno titolo, si impegni a garantire il superamento degli svantaggi oggettivi derivanti dalla condizione di insularità, in modo che siano pienamente garantiti i diritti di cittadinanza e le pari opportunità di tutti gli italiani, dovunque essi siano residenti.
Non sarà un problema raccogliere cinquantamila firme indispensabili per la presentazione della proposta, i problemi sono altri. Il riconoscimento costituzionale della situazione d’insularità dj per sè non dà parità sostanziale di diritti e pari opportunità, e non  apre automaticamente ai regimi di vantaggio, per compensare le condizioni sfavorevoli di contesto. Ne volete una riprova? Il principio già esisteva nell’art. 119 Cost. fino al 2001 quando fu sciaguratamente cancellato sull’onda montante del leghismo, nel silenzio di molti e con la critica di pochi. Eppure non sortì gli effetti miracolosi oggi prospettati. La verità è che i principi per inverarsi richiedono lotte popolari ampie e continue. Necessitano di vaste unità,  nessun intento propagandistico, ma rigore e perseveranza. Posso essere sincero? Con tutto il rispetto non mi pare affar vostro, cari referndari insulari. Ma come dicevo all’inizio son pronto a ricredermi. Good luck!

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