Tuvixeddu, niente maxi risarcimento, parola della Corte d’appello…in attesa della Cassazione

10 Aprile 2018
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Andrea Pubusa

Confesso. In materia di giustizia sono fatto all’antica. Penso sempre che la migliore garanzia sia costituita da giudice naturale precosituito per legge, Non nego l’utilità pratica dei giudici privati. Ma questi collegi ingaggiati dalle parti, non so perché non evocano in me l’idea di garanzia. Ecco perché nel 2014 mi lasciò sgomento il maxi risarcimento a Coimpresa. Non conoscevo le carte ma suk piano sentimentale prima che su quello giuridico, quella condanna mi turbò. C condannare così duramente un’amministrazione per aver preteso di salvare il salvabile nella più grande necropoli punica esistente al mondo, mi sembrava fuori dalla grazia di Dio.
Non conosco il fascicolo neppure adesso, ma la decisione della Corte d’appello mi pare ragionevole, ritenendo giustificato e legittimo il blocco dei lavori di Coimpresa, disposto dalla giunta di Renato Soru, contestualmente all’applicazione dei vincoli di inedificabilità previsti dal Piano paesaggistico (Ppr).  A Tuvixeddu - come si ricorderà -  vennero rinvenute, fuori dall’area sotto tutela, 1.200 tombe puniche, di qui il blocco del cantiere. E dunque solo una giunta di vandali poteva rimanere inerte di fronte alla prospettiva di uno scempio, irreparabile e di tali dimensioni. Certo, il diritto talvolta non aiuta, ma l’inerzia in questi casi porta a esiti inaccettabili sul piano della giustizia sostanziale.
Ciò che sorprende è che la Corte d’appello non abbia accolto l’istanza di sospensione dell’esecutibità del lodo; poteva anche accoglierla in parte, come spesso accade in questi casi. Ora recuperare 82 degli 83 milioni sborsati dalla Regione non sarà facile. In ogni caso, il problema al momento non si pone perché Cualbu presenterà ricorso in Cassazione, e solo allora sapremo quale è il diritto in questo tormentato caso.
La Regione per ora può cantare vittoria. E con ragione. Nel 2014 il lodo arbitrale ha imposto il pagamento di un maxi risarcimento da 77,8 milioni, salito a 83 milioni e 850mila euro con gli interessi legali. I giudici romani hanno invece stabilito che l’importo dovuto è di 1.205.900 euro. Una montagna di soldi! “La Corte d’Appello di Roma – si legge nella nota della RAS – ha accolto l’impugnazione del lodo arbitrale presentato dalla Regione nel 2013 in merito alla vicenda di Tuvixeddu. In sostanza la Seconda sezione civile sottolinea che dal settembre 2006, cioè dall’entrata in vigore del vincolo del Pppr, già riconosciuto definitivamente legittimo dai giudici amministrativi (prima il Tar e poi il Consiglio di Stato), nessun danno può essere riconosciuto al costruttore ‘Nuova iniziative coimpresa’ srl per il blocco dei lavori subito dall’applicazione del Ppr”.
Chissà come finirà. Incrociamo le dita.


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