Bella la Festa della Liberazione, quest’anno ancor di più

25 Aprile 2018
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Andrea Pubusa

Sempre bella la Festa della Liberazione, specie quando ci porta d’improvviso la primavera. Si rinnova la metafora della vita, che riprende a fiorire. Come in quel lontano 1945 quando, con la libertà riconquistata, gli italiani hanno aperto una pagina veramente nuova della loro storia, finalmente democratica. Uomini e donne in festa proiettati verso la ricostruzione dalle rovine materiali e morali della guerra nazifascista. Si ricostruivano le vite spezzate da separazioni dolorose e da lutti. Ci si proiettava verso l’Assemblea costituente e la Costituzione, il lascito più grande e di più alto valore politico e morale della nostra storia. Una Carta che enuncia mirabilmente diritti e doveri, con la persona al centro dell’attenzione e la democrazia e il lavoro, come garanzie e leve per la rinascita. E l’uguaglianza come motore perenne dell’azione politica e istituzionale. Ecco perché il 25 aprile è sempre allegro. E’ come la Pasqua di Resurrezione. Anche se richiama alla nostra mente tutte quelle giovani vite spezzate per darci tranquillità e gioia di vivere, ci dice anche che loro vogliono che noi in allegria li ricordiamo.
Anche questa volta il corteo era gioioso e pacifico, la musica e le parole di Bella Ciao diffuse dagli altoparlanti: il corteo s’ingrossa man mano che procede e a noi veterani sembra più bello di quello dello scorso anno. Ci sono tanti giovani, studenti con le loro bandiere, i loro canti, i loro slogan. E’ una nuova leva di antifascisti, di democratici. La battaglia per la difesa della Costituzione ha fatto proseliti e ha mostrato come non sia solo rito o vuota commemorazione ricordare in festa la Resistenza e rievocarne i valori. Il lavoro nelle scuole dell’ANPI e del Cidi, l’instancabile azione su questi temi del Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria dà i suoi risultati, richiamando a manifestare uomini e donne che quotidianamente inverano lo slogan “ora e sempre Resistenza!“. E così anche a Cagliari  qualche migliaio di persone in corteo per le strade principali della città a ricordare il 73° anniversario della Liberazione e il 70° dell’entrata in vigore della Carta costituzionale, fermamente difesa il 4 dicembre 2016, dopo un anno di mobilitazione e paura.
In testa, dopo il gonfalone del Comune col sindaco, lo striscione dell’ANPI, poi quello del Comitato per il NO con la scritta “Difendiamo la Costituzione”, sempre attuale anche se ora il comitato ha cambiato nome, “Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria” e obiettivo, punta ad attuarla la Carta, dopo averla strenuamente difesa. Tante le bandiere di varie organizzazioni. Ed uno striscione rosso per ribadire il No alle guerre. Brillavano per la loro assenza le massime autorità regionali.
La manifestazione è partita intorno alle 10 da via Garibaldi e ha attraversato via Sonnino per la deposizione della corona di alloro per i caduti della Guerra di Liberazione, poi giù per via XX settembre e poi lungo la via Roma. Un gruppetto di donne ha sfilato portando a piedi la bicicletta in ricordo delle partigiane che durante la Resistenza operavano spesso come staffette, dando un contributo importante alla lotta contro i nazifascisti. Molti non sanno, ma la bicicletta è stato uno strumento fondamentale nella lotta conntro nazisti. Basta ricordare la silenziosa, ma preziosa opera di Gino Bartali nella trasmissione di informazioni e messaggi.
Poi il concentramento finale davanti al palco in una piazza del Carmine affollata. E qui la sorpresa. Dopo l’appello alla pace rilanciato dal presidente del Comitato 25 aprile, Marco Sini, gli interventi di giovani studenti, Mauro Tunis e Michela Lippi dell’ANPI, e Bianca Leoni di Eureka, che nelle scuole hanno lavorato su questi temi. E poi la sorpresa più bella: è salito sul palco il Coro dell’ANPI di Cagliari, da poco costituito, a riprova che l’Associazione dei partigiani non è solo memoria, ma azione e unione anche nel canto, nella musica. Un Coro fresco di nascita, ma già affiatato. Con la direzione di Clara Murtas e l’accompagnamento di Roberto Deiana, ha cantato Fischia il ventoSiamo i ribelli della montagna, e poi, immancabilmente, Bella ciao. Un canto corale contagioso, tutti i presenti cantano e ballano o fanno roteare o agitano le bandiere. Una festa vera, che quest’anno è più grande perché i giovani e il Coro dell’ANPI hanno introdotto una nota nuova e di speranza.

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