Chi ha vinto? Chi ha perso?

1 Giugno 2018
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Andrea Pubusa

Chi ha vinto? Chi ha perso? Questa è la domanda, quasi fossimo davanti ad un ring. Ha vinto anzitutto il Parlamento. C’è stato uno scontro pesante all’interno delle istituzioni fra la vecchia oligarchia, rappresetata da Mattarella, in continuità con Napolitano, non a caso chiamato re, per le sue decisioni a prescindere dalle Camere e dallo stesso Corpo elettorale. C’è un rientro nella normalità costituzionale, che è di per sé un bene. Sono dunque sconfitte le forze che spingevano in senso contrario, il PD anzitutto, che in funzione oligarchica aveva addirittura presentato con Renzi una proposta di modifica della Costituzione, che colpiva il Senato e le Regioni, e insieme la rappresentanza con una legge elettorale immonda (Italicum). Non a caso, domenica sera, i dem sono subito scesi in campo a favore del colpo di mano del Presidente della Repubblica. La loro sconditta è evidente se si pensa che oggi manifestano con la Costituzione in mano, quella che ha messo Conte alla presidenza del consiglio. Oggi, dopo il rientro nei ranghi di Mattarella, i dem con la Costituzione in mano sono ridicoli, ai margini della scena politica. Il PD poi ha favorito Salvini, sottraendosi al dovere di interlocuzione coi pentastellati per la formazione del governo. Ora il PD vaga nel buio, all’inseguimento dei vaneggiamenti di Renzi e alle virate a destra di Calenda. Morto e in via di sepoltura, come FI, del resto.

Tutti dicono che ha vinto Salvini. Dipende dai punti di vista. La soluzione della crisi si deve all’azione del M5S, che ci ha lavorato con pazienza dopo che Grillo ha rimesso in asse la linea politica, correggendo Di Maio sull’impeachment. Il M5S ha mostrato di saper mettere a frutto quegli 11 milioni di voti che ha ricevuto. Al di là delle sensazioni televisive immediate che paiono aver dato più visibilità a Salvini, Di Maio, sotto l’ombra di uno stratega eccezionale quale è Grillo, ha mostrato una maggiore responsabilità verso le istituzioni ed il Paese. Non sfugga che Di Maio ha rinunciato ad una presidenza del consiglio, che legittimamente gli spettava con quel 32% dei voti.
E sul piano sociale, chi ha vinto? Certamente i ceti pià deboli, quelli trascurati in questi lunghi anni di governi PD, PD-FI, FI. Sono stati esecutivi di macelleria sociale, con un unico proposito, far pagare la crisi ai lavoratori, ai giovani, alle fasce popolari ed anche ai ceti mediobassi. Queste aree sociali ora hanno qualche speranza. Per questo hanno votato M5S e Lega. Avranno certamente qualche attenzione in più e dei miglioramenti. Non so se nella misura necessaria. Il governo è infarcito di benpensanti e moderati. Anche Conte, con un rispettabile curriculum professionale, non pare un fulmine di guerra. Credo che noi, da sinistra avremmo un bel po’ da battagliare. Siamo pronti ovviamente, sperando che sia un’azione di accompagnamento e di spinta più che di contrasto. Questo ovviamente dipende dall’azione di governo. L’allerta dovrà essere massima sull’azione del Ministro dell’interno. Sulla sicurezza c’è senz’altro da fare, le periferie urbane ormai sono terra di nessuno. Renderle sicure è un fatto non di destra ma di buon senso. E’ sempre questione di ragionevolezza.  E l’accoglienza? Non è solo l’elemosina ai migranti lasciati nelle strade a mendicare. C’è un problema di inserimento e c’è una questione da aprire verso gli altri paesi europei. C’è un’azione da svolgere nei paesi di fuga. Salvini non è rassicurante e va tenuto sotto stretta sorveglianza.
Insomma, bene che dalle elezioni sia nato un governo, bene che le ragioni del Parlamaneto si siano imposte sui tentativi di continuismo oligarchico. Bene che Renzi e B. siano stati messi a bordo ring. Il resto è tutto da seguire senza pregiudizi, ma senza sconti. Siamo qui, pronti.

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