Aquarius: sui migranti il M5S si gioca il consenso di una vasta area democratica

11 Giugno 2018
3 Commenti


Tonino Dessì

Contemporaneamente allo svolgimento delle elezioni amministrative, è esplosa la drammatica vicenda della nave Acquarius, pare destinata a concludersi solo grazie all’intervento del Primo Ministro socialista spagnolo Pedro Sanchez, che avrebbe autorizzato lo sbarco dei profughi a Valencia, città il cui Sindaco aveva nella mattinata di oggi comunicato (al pari di molti sindaci italiani, fra i quali il Sindaco di Cagliari Zedda) la disponibilità ad accoglierli.
Può essere che Salvini canterà vittoria, ma tutti sappiamo che si è trattato di un cinico azzardo “all’italiana”. L’ondata di parole e di sentimenti d’odio, che è stata nuovamente scatenata dai leghisti e purtroppo assecondata dalla componente pentastellata della nuova maggioranza di governo durante questo lungo fine settimana, contro i profughi, contro le ONG e la rete civile di solidarietà, contro i Sindaci che hanno manifestato la disponibilità all’accoglienza, contro i “buonisti” che invitano a far prevalere le ragioni umanitarie sul calcolo politico, lascerà, comunque stia andando a finire, una ferita difficilmente rimarginabile.
Tra ieri e oggi si è giocata una partita politica, ma più ancora culturale e ideale, che qualcuno ha già perso e che segna, questa si, negativamente l’esordio della nuova legislatura parlamentare.
Nell’accesa discussione che è divampata in ogni luogo del Paese e che ha avuto ampia eco su media e social network, è emersa una componente giustificazionista piuttosto sconcertante, il perno del cui ragionamento è stato: “Questa linea è l’attuazione del contratto di Governo tra le forze politiche che hanno ottenuto il consenso maggioritario degli elettori”. Qui non si ravvisa solo schematismo intellettuale (chiunque dovrebbe esser consapevole che la dialettica democratica non si arresta passato il momento elettorale e composta una maggioranza di governo); non c’è solo una mentalità politica da “totalitarismo maggioritario” e neppure soltanto un’opportunistica inclinazione a far prevalere la ragion di partito su ogni coerenza etica con i valori umani fondamentali.
Emerge anche una difficoltà molto radicata nell’area del M5S a comprendere le dinamiche di una parte consistente della stessa attuale opinione pubblica di riferimento.
Basti pensare ai risultati di questa tornata di elezioni amministrative, nella quale il M5S arranca quasi dappertutto, mentre il centrodestra dilaga, senza che il centrosinistra e il PD possano neppure loro contenerlo.
Il fatto è che conserva la sua validità una lezione non recente: a parità di condizioni, alle imitazioni chiunque preferisce l’originale e se imiti la destra non si vede nè perché chi ha una mentalità da destra xenofoba debba scegliere te, anziché Salvini, nè perché debba ri-votarti o votarti chi ha pensato che votando te si sarebbe contenuto o fermato Salvini.
Per di più, come è stato evidente nella vicenda della formazione del Governo, questa maggioranza, che “non è un’alleanza” (cito Di Maio), è nata abbastanza appesa a un filo, dipendendo in ultima istanza proprio dalla decisione di Salvini di rimandare una resa dei conti elettorale sia interna al centrodestra, sia con l’attuale partner di governo, precedentemente e probabilmente, in un prossimo futuro, diretto competitor elettorale.
Perciò si tratta anche di un evidente autolesionistico appiattimento.
Nè ci si illuda che in mancanza di alternative tutti noi accetteremo di schiacciarci sulla prossima invocazione del “voto utile”.
L’affluenza degli elettori in queste amministrative è stata di nuovo in calo secco.
E anche l’astensionismo può decidere le sorti di una tornata elettorale (che so, le prossime elezioni regionali sarde).
Non darei per scontato che anche in molta parte di opinione pubblica di sinistra o anche democratica, che in altre circostanze non ha esitato a punire il PD e il centrosinistra non scatti -persino contestualmente- il medesimo meccanismo nei confronti del deludentissimo M5S. Costi quel che costi. I sostenitori della “democrazia disintermediata e digitale” non sono ancora abituati al fatto che il web è affollato anche di gente che la pensa diversamente da loro e che ormai ha imparato a usarlo efficacemente  come uno -non il solo- degli strumenti della lotta politica. Nè al fatto che certe forme di opposizione sopravvivono non senza mostrare il proprio peso determinante in momenti decisivi, anche quando manca un forma di rappresentanza elettorale che ne incontri il consenso.

3 commenti

  • 1 Aladin
    11 Giugno 2018 - 20:58

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=83617

  • 2 Gianfranco Sabattini
    12 Giugno 2018 - 10:46

    Caro Tonino, sarà come tu dici che sui migranti il “M5S” si stia giocando il consenso di una “vasta area democratica”; resta tuttavia il fatto che sul problema dei migranti la sinistra si è giocato quel consenso e, se non provvederà ad elaborare una nuova strategia che sappia affrontare nel medio-lungo periodo l’esodo biblico in atto, non con provvedimenti di breve respiro (anche se efficaci), ma con politiche finalizzate a trattenere i migranti nei loro Paesi d’origine, la situazione alla quale ha dato origine l’”Aquariius” è destinata, peggiorando, ad incancrenirsi.
    Con ciò non voglio giustificare la decisione del nuovo governo del Paese a chiudere i porti nazionali alle navi soccorritrici del migranti; voglio solo sottolineare la necessità che la riflessione sul problema da parte della sinistra inizi a considerare, con maggior impegno, prioritari l’elaborazione di una proposta e il sostegno di un’azione internazionale volti a finalizzare le risorse rese disponibili per affrontare l’esodo in modo conforme alla necessità di risolvere i problemi connessi alla continuazione dei flussi migratori e quelli esistenti sul piano politico e sociale all’interno dei Paesi d’origine dei migranti.
    Una siffatto impegno non richiederà certamente tempi brevi; ma l’elaborazione di progetti più adeguati alla soluzione del problema dell’esodo può almeno indurre le forze democratiche a sperare essa (la soluzione) sia, anche se nel medio-lungo periodo, perseguibile, rimuovendo dal discorso pubblico, non solo il falso pietismo con cui si cerca ora di giustificare l’”obbligo” dell’accoglienza, ma anche la continua riproposizione di urgenze il cui unico scopo è quello di coprire gli esiti negativi del fallimento della politica nazionale. Intendo riferirmi, sia alla continua ripetizione della necessità di una maggior solidarietà europea, che alla giustificazione degli immigrati per compensare gli squilibri nella distribuzione della popolazione italiana per classi di età. Sia la richiesta di una maggior solidarietà, che la giustificazione dell’immigrazione in funzione di un miglior stato di “salute” della popolazione italiana sono solo strumentali alla parziale compensazione degli esiti negativi della politica italiana degli ultimi quarant’anni. Se ciò non fosse accaduto, oggi non avremmo bisogno di una maggiore solidarietà da parte dei restanti Paesi dell’Europa comunitaria per continuare a conservare attivo l’indotto alimentato dall’accoglienza dei migranti; né avremmo bisogno della forzata giustificazione della necessità dei migranti per compensare i deficit demografici nostrani, dovuti ai cali di natalità provocati prevalentemente dalle difficoltà economiche delle giovani generazioni.
    In conclusione, caro Tonino, si all’accoglienza, a patto che essa sia accompagnata dall’elaborazione, almeno da parte della sinistra, di idee destinate a garantire a tutti i Paesi d’origine dei migranti ed a quelli aperti ad accoglierli un futuro meno incerto di quello che la politica ha sinora saputo proporre e che continua a proporre.

  • 3 Tonino Dessì
    12 Giugno 2018 - 21:26

    Caro Professore, concorderei, ma purtroppo stiamo parlando di un ectoplasma storico. Non c’è più una sinistra politica in Italia e, temo, non ci sia più in Occidente. Perciò il gravoso compito di mantenere e di trasmettere un orientamento civile, democratico, umanitario e allo stesso tempo propositivo ricade sulle spalle di quanti cercano di supplire a un pauroso vuoto di soggettività collettiva organizzata. Come lei da quando ho l’onore di conoscerla e come più modestamente tento di fare anch’io.

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