Trasporti, territorio ed ambiente

15 Giugno 2018
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Uccio Tilocca

Ecco l’intervento del dr. Uccio Tilocca all’Incontro dibattito su “Ambiente e lavoro” del 28/05/2018 promosso dal Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria.

Il tema dei trasporti e della mobilità in generale sta assumendo un’importanza sempre maggiore nonostante oggi si abbia ampia disponibilità di mezzi di comunicazione telematica, che indurrebbero ad un effetto contrario. In realtà la domanda di mobilità è sempre crescente.
La mobilità viene affrontata secondo tre aree fondamentali: la mobilità cittadina o metropolitana; la mobilità extraurbana nell’ambito del territorio isolano; la mobilità ed i collegamenti con la penisola ed il resto del mondo.
Ognuna delle tre aree presenta peculiarità e problematiche differenti. Un recente studio dell’Università di Oxford ha mappato l’accessibilità a livello mondiale definendo tutti quei luoghi che sono ad un’ora di viaggio da un punto dove poter mangiare e potersi curare. Si presenta uno spaccato interessante che mette in luce tante aree del mondo che pur essendo relativamente vicine ad un luogo geografico dove poter reperire generi alimentari o medicinali, di fatto sono lontane anche una settimana di viaggio, perché magari l’autobus passa una volta alla settimana e non ci sono altre alternative.
Riportando il ragionamento ad un sistema isolano, con le dovute proporzioni, notiamo contrasti stridenti in termini di accessibilità e disponibilità a potersi relazionare fisicamente con altre aree o regioni del mondo.
E’ questo il vero tema: l’accessibilità per tutti. La mobilità è un diritto che tutti quanti noi dobbiamo avere, pur tenendo presente i costi e la sostenibilità economica per garantire questo.
La Sardegna presenta delle contraddizioni fortissime in termini di mobilità messe in luce talvolta dalla mancanza di programmazione ma soprattutto di competenza specifiche. Anche questo un altro aspetto fondamentale: occuparsi della mobilità e dei trasporti con competenza e cognizione di causa. Le scelte strategiche sulle infrastrutture e sui servizi di mobilità non possono essere lasciate all’improvvisazione o a spinte populistiche del momento. Una regola fondamentale nella valutazione dei progetti e quindi delle opere infrastrutturali è l’analisi costi benefici. Di fatto obbligatoria ma spesso e volentieri non utilizzata o parzialmente veritiera, paradossalmente ritenuta come un adempimento prettamente burocratico. Invece, analizzare preventivamente i costi ed i benefici di un’opera che andremmo a realizzare è un dovere verso tutti i cittadini e contribuenti: un opera o un servizio potranno essere realizzate se queste hanno un’utilità effettiva in termini di benefici e di costi sostenibili dalla collettività.
La mobilità urbana, un altro tema spesso evocato quando si parla di mobilità sostenibile, quasi fosse uno slogan oggi tanto di moda. Se andiamo a vedere il progressivo aumento dei veicoli circolanti in Italia ed anche in Sardegna, vediamo una corsa quasi inarrestabile. Auto e soltanto auto. Siamo arrivati ad aver circa 650 vetture ogni mille abitanti, record assoluto a livello mondiale. Se pensiamo che la città di Cagliari aveva nel 1921: 1 auto ogni 1000 abitanti, che sono arrivati a 10 auto subito nel dopoguerra, per iniziare una corsa irrefrenabile negli anni 70-80 e 90, fino a raggiungere il valore di 651 autovetture ogni mille abitanti. Se non consideriamo bimbi ed anziani, ognuno aveva la sua auto. Se poi ci raffrontiamo ad altre città europee vediamo che la nostra città nel 1981 aveva più o meno le stesse auto che ha oggi Berlino e circa 100 auto in più ogni mille abitanti di quelle che ha oggi Copenaghen. Oggi, con molto ritardo, ci stiamo rendendo conto di quanto spazio abbiamo sottratto alle nostre città. Rispetto alle città più evolute abbiamo circa 3 volte il numero di auto, ma con spazi disponibili spesso molto inferiori. E’ ovvio che tutto questo ha degli effetti importanti sulla vivibilità e sostenibilità delle nostre città. L’inquinamento e la monotonia di alcuni “paesaggi cittadini” sono determinati da una mancanza di creatività e progettualità ma soprattutto   da un continuo di auto parcheggiate a fianco e talvolta sopra i marciapiedi. Disabili, carrozzine ed anziani trovano ostacoli insormontabili ma spesso non ci accorgiamo di questo.
Ci siamo dimenticati dei nostri spazi ma soprattutto non siamo stati in grado di difenderli.
Se il commercio oggi è in crisi è dovuto certamente a tanti fattori: la globalizzazione, la disruptive economy che non guarda in faccia nessuno, ma anche alla mancanza di una visione d’insieme della città. Ma forse è il caso di dire la mancanza di una visione di sistema della città, che non ha la giusta attrattività verso chi si muove alla ricerca di un prodotto o di un bene che vorrebbe acquistare, magari nel corso di una passeggiata cittadina. Ma lo spazio, la vivibilità, l’abitudine a non vedere la città in modo pulito, lontana da quegli ammassi di lamiere lungo le nostre strade ci ha progressivamente allontanato dai principali attrattori cittadini e ci ha spinto verso il mondo globale e verso i grandi centri commerciali, centrifugandoli dalla nostra città per collocarli verso l’esterno e trasformandoli in grandi esercizi commerciali. Stessa sorte sta toccando ai principali servizi al cittadino che si stanno ubicando verso aree lontane dal centro.
Servizi come i poli universitari e ospedalieri, che si allontanano sempre di più dalla città per andare in zone decentrate, spingono sempre di più all’utilizzo dell’auto, perché nonostante i mezzi pubblici vengono costruiti grandi parcheggi che non fanno altro che attrarre auto.
E’ un circolo vizioso che deve e può essere spezzato solo da chi ha coraggio nel fare scelte strategiche importanti per la mobilità, nell’interesse nostro ma soprattutto di chi verrà dopo di noi.
Nel Nord Europa ci sono riusciti e adesso, anche se in ritardo, è il nostro turno.  E’ necessario avere Il coraggio per cambiare le abitudini ed iniziare un circolo virtuoso, come hanno fatto anche le grandi capitali europee, che si sono accorte in tempo prima di soccombere alle auto.
Infine, un inciso sui sistemi di connessione tra la Sardegna ed il mondo esterno: l’Italia dello stivale ed il resto del mondo. La continuità territoriale è un diritto imprescindibile che deve essere difeso a tutti i costi. In un mondo globalizzato non si può penalizzare un territorio che cerca di relazionarsi con il resto del mondo. Se i costi indiretti della non corretta continuità territoriale in Sardegna ammontano a quasi 600 milioni di euro, la domanda da porsi è: perché spendiamo solo poco più di 50 milioni di euro all’anno? Perché spendiamo una cifra inferiore a quella della Corsica che ha invece un quinto dei nostri abitanti?
Credo che il problema sia sempre lo stesso e cioè una forte sottovalutazione del problema dei trasporti e della mobilità.
In conclusione, è bene ricordare che la mobilità delle persone e delle merci è un fattore imprescindibile dello sviluppo di qualsiasi territorio e di questo dobbiamo rendercene conto tutti noi.

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