Decreto “Dignità”. Finalmente si pensa ai lavoratori!

4 Luglio 2018
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Red

Il decreto dignità ha ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri. Introduce misure urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese. “Avevamo promesso guerra al precariato, alla burocrazia al gioco d’azzardo e alle delocalizzazione, lo abbiamo detto e lo abbiamo fatto” ha detto Di Maio in un video pubblicato su Facebook dopo il cdm. ”
Il vicepresidente spiega anche il contenuto: “C’è ancora tanto da fare su questi temi, ma grazie a questo decreto si disattiva il redditometro, lo spesometro prevede solo un adempimento all’anno invece di comunicazioni trimestrali e semestrali e lo split payment non esiste più per i professionisti”. “E’ la Waterloo del precariato ” ha scandito Di Maio, sottolineando: “è finita l’epoca del precariato senza alcun tipo di ragione, abbiamo limitato la possibilità di abusare dei contratti a tempo determinato e aumentato le penali quando ci sono gli ingiusti licenziamenti sul contratto a tempo determinato”.
Ma è così? Vediamo.

CONTRATTI A TEMPO - Effettivamente, il provvedimento mira a limitare l’utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato, favorendo i rapporti a tempo indeterminato. Si riduce in tal modo il lavoro precario, riservando la contrattazione a termine ai casi di reale necessità da parte del datore di lavoro. A questo scopo, si prevede che, fatta salva la possibilità di libera stipulazione tra le parti del primo contratto a tempo determinato, di durata comunque non superiore a 12 mesi di lavoro in assenza di specifiche causali, l’eventuale rinnovo dello stesso sarà possibile esclusivamente a fronte di esigenze temporanee e limitate.
In presenza di una di queste condizioni già a partire dal primo contratto sarà possibile apporre un termine comunque non superiore a 24 mesi. Al fine di indirizzare i datori di lavoro verso l’utilizzo di forme contrattuali stabili, inoltre, si prevede l’aumento dello 0,5% del contributo addizionale – attualmente pari all’1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, a carico del datore di lavoro, per i rapporti di lavoro subordinato non a tempo indeterminato – in caso di rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione. La possibilità di prorogare contratti a termine diminuisce da 5 a 4.

MAXI INDENNIZZO PER LICENZIAMENTI - Stretta anche sui licenziamenti selvaggi attraverso l’aumento del 50% dell’indennizzo per i lavoratori ingiustamente licenziati. In caso di licenziamento senza giusta causa, l’indennizzo per il lavoratore può arrivare fino a 36 mensilità.

Delocalizzazione - Contro la delocalizzazione attuata da imprese che abbiano ottenuto dallo Stato aiuti per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche, il decreto dignità prevede, che “l’impresa beneficiaria” dell’aiuto pubblico decada dal beneficio concesso e sia sottoposta a sanzioni pecuniarie “di importo da 2 a 4 volte quello del beneficio fruito”. “Se prendono soldi e poi iniziano a delocalizzare in parte in paesi dell’Ue e a licenziare i dipendenti gli chiediamo soldi indietro con gli interessi” ha annunciato Di Maio.

SEMPLIFICAZIONE FISCALE - Il decreto introduce misure in materia di semplificazione fiscale, attraverso la revisione dell’istituto del cosiddetto ‘redditometro’ in chiave di contrasto all’economia sommersa, il rinvio della prossima scadenza per l’invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (cosiddetto ’spesometro’), nonché l’abolizione dello split payment per i professionisti, i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto. In pratica si tratta delle prestazioni rese dai professionisti che in una prima fase erano già escluse dallo split payment e poi erano state ricomprese con un provvedimento varato lo scorso anno.

INSEGNANTI MAGISTRALI - Nel decreto dignità rientra poi “una norma che aiuta gli insegnati delle lauree magistrali - ha specificato Di Maio -. Coloro che per effetto della sentenza del Consiglio di Stato dovevano essere licenziati. Invece, abbiamo prorogato di 120 giorni gli effetti in modo tale da trovare una soluzione per quegli insegnanti che ci stanno a cuore e che abbiamo incontrato in giro per l’Italia durante la campagna elettorale”.

STOP A GIOCHI E SCOMMESSE - Il decreto prevede poi lo stop a “qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro” con l’esclusione di lotterie nazionali con estrazione dei vincitori differita. Dall’entrata in vigore del provvedimento il divieto comprende la pubblicità di giochi e scommesse “comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet”.

Che dire di questo decreto? Poche chiacchiere! Va nella direzione giusta, punta a tutelare fasce deboli di lavoratori. Rimette al centro il lavoro. Certo - ad una persona della sinistra della seconda metà del ‘900 - può sembrar poco. L’aumento del risarcimento per il licenziameento senza giusta causa è un disincentivo. Ma se manca la giusta causa, dovrebbe essere data al dipendente la facoltà di ottenere anche la reintegrazione nel posto di lavoro. Monetizzare è importante, ma mantiene il potere in mano al più forte. Bisognerebbe spuntar le mani ai padroni, reintroducendo l’art. 18 in pieno. Ma, intanto, si aumenta l’indennizzo.
Sui contratti a termine bene porre dei limiti. Il massimo è la disciplina del 1962 che trasformava in contratto a tempo indeterminato il rapporto proseguito dopo la scadenza del termine o rinnovato senza fondamento sostanziale. Ma la realtà odierna è diversa, forse la proposta del governo è più adeguata all’oggi. C’è comunque un impegno contro il precariato a vita.
E chi, dotato di buon senso, può criticare le misure contro le delocalizzazioni? E quelle anti gioco d’azzardo?  Si ha un bel dire, in generale,  queste sono  decisioni “più di sinistra” di quelle, decisamnte di destra del Jobs Act. Siamo curiosi di conoscere le reazioni dei sindacati e, segnatamente, della CGIL.
Sono misure che vanno approggiate. Semmai, bisogna spingere Di Maio a non mollare e ad andare avanti con coraggio.

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