Legge elettorale e sovversivismo parlamentare

11 Agosto 2018
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24 Aprile 2015
Francesco Cocco

 Come definire l’atto del PD che sostituisce in  commissione dieci componenti contrari alle soluzioni imposte dal Governo Renzi in tema  di legge elettorale? Non mi pare possibile altra qualificazione se non quella di “atto istituzionalmente sovversivo”, che cioè rovescia e disattende regole e principi sanciti dalla Costituzione e dalla consuetudine parlamentare.
Quindi atto che sovverte le regole che disciplinano i comportamenti consuetudinari della Camera dei deputati,  dato che proprio la consuetudine è una delle fonti normative che regolamentano la vita parlamentare.
Non era mai accaduto che il componente di una commissione venisse rimosso dal gruppo di appartenenza per imporre una posizione in dissenso con la libera determinazione dello stesso parlamentare.
Ciò appare tanto più grave trattandosi di statuizioni attinenti a principi costituzionali, dove il vincolo di “rappresentanza della Nazione”  si fa  naturalmente più stringente e la libertà di coscienza diventa imperativo categorico. Detta infatti  l’art. 67 della Costituzione repubblicana : “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato”.
Non trova alcun fondamento logico pensare che un tale ruolo di rappresentanza della Nazione, “senza vincolo di mandato”,  venga meno nei lavori delle commissioni parlamentari. In tale sede, il parlamentare è certo designato dal gruppo di appartenenza  ma non agisce in base ad un rapporto di mandato dello stesso gruppo. Non si può scindere la norma costituzionale  quando  l’esercizio avviene in Assemblea rispetto a quando si esplica in Commissione. La natura del ruolo parlamentare non muta a seconda della sede dove lo stesso ruolo è espletato .
Ma non meno del piano istituzionale occorre porre in evidenza la natura politica dell’ ukase renziano, che ha trovato la reazione di vasti settori della Camera proprio per la carica eversiva che esso contiene. Sul piano politico più che inopportuno esso si presenta come un atto di stampo “caporalesco”. Uso il termine per definire un comando insulso, imposto da una dirigenza incapace di generare egemonia.
Dato che siamo a 100 anni dalla prima guerra mondiale, è possibile usare a fini interpretativi una categoria gramsciana: quella del “cadornismo”, riferita al gen. Cadorna, il capo allora dell’ esercito italiano, che per perseguire fini impossibili mandava all’ assalto i poveri fanti  in totale dispregio della loro vita.
Riconosco che parlare qui  di “cadornismo” è forse inesatto. L’ obiettivo politico di Renzi è chiaro e possibile: sfasciare il PD per un fine di dominio personale. Di qui il dovere di reagire da parte di coloro che vogliono  salvaguardare le nostre istituzioni repubblicane contro qualsiasi avventurismo personale.

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