Province sarde: dagli organi elettivi al podestà, andata e ritorno

5 Novembre 2018
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Andrea Pubusa

Sapete che il PD non si presenterà alle elezioni regionali e neppure Campo progressista, Articolo uno e gli altri del centrosinistra? O meglio nasconderanno i propri simboli in un’unica lista. Pare vogliano chiamarsi “Lista civica” per camuffarsi. Si vergognano di quello che hanno fatto e disfatto. Prendete le province. Avete sentito l’ultima? Niente election day in salsa isolana. La Sardegna non c’è tra le regioni dove si vota per il rinnovo di 47 presidenti di Provincia e 27 Consigli. E sapete perché? Perché i nostri legislatori sardi di ogni fede e bandiera si son pentiti. Dopo aver reintrodotto nel nostro ordinamento locale i podestà di nera memoria, nominati dalla Giunta regionale, in luogo degli organi elettivi (Consiglio, Giunta e Presidente), vogliono tornare a consultazioni dirette. Vista l’aria che tira nei territori, non sembra loro prudente neppure l’elezione di secondo livello. E così si apprende che il Consiglio regionale ha preso tempo, approvando a fine settembre una leggina che prevede lo slittamento del voto e la fissazione della data entro il 31 dicembre di quest’anno. La proposta ha seguito una procedura d’urgenza ed è sottoscritta da tutti gli sfascisti del sistema precedente: è firmata d tutti i capigruppo, sollecitati al rinvio dagli stessi sindaci e consiglieri comunali chiamati ad eleggere i Consigli provinciali e i presidenti. Si rendono tutti conto dei disastri fatti nel governo locale in vista della revisione costituzionale di Renzi, che le province doveva segarle. Sentono sul collo l’alito del capo del Governo. Conte punta ad un ritorno nell’alveo della Costituzione e cioé al rafforzamento delle Province e al conseguente ritorno alle consultazioni dirette. L’art, 5 Cost, dice infatti che la Repubblica riconosce e promuove le autonomie locali, esattamente il contrario di quanto lor signori hanno fatto in questi anni. Ecco perché recentemente è stato presentato in Senato un disegno di legge col quale si propone di reintrodurre l’elezione diretta. Il proposito di rimediare ai loro scassi ha messo pepe in culo anche a chi, dandosi parvenze di sinistra, ha contribuito allo scasso ed ora vuole mostrare di non essere stato della partita sfascista. Con l’aria di chi era altrove, dieci giorni fa il gruppo Mdp dell’Assemblea sarda ha presentato una proposta di legge per il ritorno in Sardegna alle otto province (attualmente sono quattro: Sassari, Nuoro, Oristano, Sud Sardegna) e la contestuale elezione in forma diretta. E’ seguita la solita ammucchiata: tra i firmatari anche consiglieri di Pd, Upc, Fdi, Psd’Az e Rossomori. Obiettivo, metter fine alla stagione podestarile con amministratori straordinari di nomina regia e restituire operatività e slancio alla gestione dei territori. La paura elettorale per l’eversione delle autonomie territoriali, decisa negli anni scorsi, è così grande che la commissione Autonomia senpre con voto bipartisan ha votato l’istituzione della Provincia del nord-est Sardegna (Gallura). E’ stata infatti approvata all’unanimità una proposta di legge per “restituire dignità e autonomia istituzionale ad un territorio che ha da sempre dimostrato di avere una sua connotazione geografica, culturale, storica ed economica ben distinta dai confini amministrativi delle altre provincie sarde”. Ma chi gliela aveva tolta la dignità alla Gallura, lo Spirito Santo? E alle altre province? Se non stessimo parlando di cose serie, verrebbe da ridere.
Ora questa armata brancaleone bipartisan tenta di rifarsi una verginità per battere a destra la Lega, col il suo acaro Psdaz, e il M5S, che, in Sardegna, è paradossalmente l’unica alternativa a Salvini. Ma l’armata Brancaleone arranca. Berlusconi ha già consegnato l’Isola alla Lega, il M5S si fa male da sé, ma dando sempre prova di essere diverso. Puddu, dopo la sentenza di condanna, ha subito rinunciato alla candidatura, dando prova di rispetto per le istituzioni e per gli elettori. E se scelgono una buona candidatura possono prendere il Palazzo di via Trieste. Certo è che la Lista della vergogna (ossia la Lista civica, così chiamata per camuffare PD, Campo progressista e gli altri fedeli alleati) farà il flop (Massimino, attento a te!). E’ difficile che i sardi ci caschino. I pentimenti tardivi non convinceranno molta gente. Se la sono cercata. Riposino in pace. Amen.

 

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