Intervista a Codonesu: l’area identitaria se non si unisce rischia di scomparire

19 Dicembre 2018
3 Commenti


Fernando Codonesu a domanda di Andrea Pubusa risponde

 

- Caro Fernando, da attento osservatore della politica regionale, come vedi l’evoluzione delle forze identitarie in vista delle elezioni?
- Il pungente articolo di Amsicora comparso ieri su questo blog  sulla auspicabile convergenza tra Paolo Maninchedda e Mauro Pili, mi permette di intervenire ancora sulle prossime elezioni regionali. Certo, Amsicora dall’alto della sua lunga storia ha gioco facile nel criticare alcune posizioni espresse dal duo Pili e Maninchedda …

- Non dirmi che vuoi contraddire Amsicora?
- No, no! Quando mai! Contraddire un eroe della resistenza sarda contro la dominazione romana! Me ne guardo bene! Ciò non toglie che
con le nostre limitate energie dobbiamo farci carico della fatica quotidiana della politica.

- Per la nostra generazione, oltre che passione la partecipazione alla vita della polis è un dono alla comunità, piacevole e faticoso, ma doveroso…
-
Una fatica, quella della politica, che ci impone una dose di generosità che non deve mai venir meno nella critica e nella proposta, al fine di smussare gli angoli sempre presenti in ciascuno di noi e che spesso diventano così preponderanti da condizionare persino le relazioni personali, figuriamoci se non condizionano i metodi propri di interazione e le relazioni tra le forze politiche.

- Hai novità dopo il confronto, su input del Comitato di iniziativa costituzionale e statutaria, tra Murgia, Maninchedda, Zuncheddu, Mirasola e Deriu?
- Ho tentato inutilmente di organizzare un altro dibattito al fine di una potenziale convergenza contro il centrodestra a trazione Salvini, tra i candidati presidente Zedda, Maninchedda, Murgia e Desogus.

- Ma non se n’è fatto niente…
- Dopo un’iniziale disponibilità, Zedda si è ritirato senza alcuna spiegazione (purtroppo questo è un malcostume noto e sperimentato in più occasioni), Maninchedda ha spiegato che non avrebbe partecipato e a questo punto abbiamo rinunciato all’iniziativa per mancanza di completo contraddittorio.

- Probabilmente non hanno niente da dire fuori da un contesto propagandistico. Non dirmi, però, che hai rinunciato ai tuoi tentativi di iniettare buon  senso unitario?
- No di certo! La fatica della politica ci impone di continuare a individuare convergenze possibili fin da subito e per quanto mi riguarda, ma non da oggi, il mio interesse si concentra sulla vasta area delle forze e dei movimenti identitari e indipendentisti…

- Mi sembrano a rischio di scomparsa con le loro divisioni…
- Proprio così. Dovrebbero imparare a convivere, rinunciando ognuno a qualcosa della propria parte per far fare un grande passo in avanti a tutti

- Cosa dicono le diverse sigle?
- Il PDS vede nel duo Maninchedda-Sedda le figure di punta, rappresentative come elaborazione politica e allo stesso tempo come “gestori” del partito e delle istituzioni. Sulla carta questo partito, anche a seguito dell’esperienza di cinque anni di maggioranza, dovrebbe (almeno doveva) avere la possibilità del superamento della soglia del 5%.

- Ma le primarias sembrano dire il contrario…
- La recente consultazione delle Primarias ha costituito la più grande prova organizzativa del PDS di questi ultimi mesi…

- Un autogol mi pare…
- Sì, il risultato con soli 20.000 votanti online mette in forse il superamento della fatidica soglia del 5%, o almeno non la rende più facilmente a portata di mano e questo è, dal mio punto di vista, un ulteriore problema.

- E Sardi Liberi, la nuova proposta di Mauro Pili, com’è messa?
-  Si è arricchita della qualificata presenza di Carta proveniente dal PSdAZ e di Giovanni Columbu, già presidente di quel partito.

- Mauro Pili era nel centrodestra fino a diventare presidente della Giunta regionale per conto di Forza Italia, ma poi sembra tornato alla vecchia ispirazione della sua famiglia, ch’era socialista, lussiana…
-
Negli ultimi 10 anni è diventato un protagonista delle lotte della Sardegna e di questo bisogna dargli atto. L’innesto di Carta e Columbu aggiungono spessore e qualità al suo schieramento…

- E portano voti…
- Se consideriamo il risultato delle precedenti elezioni, Sardi liberi ha la possibilità concreta di superare lo sbarramento del 5%…

- Calma e gesso…
- Certo questo esito non è un risultato acquisito.


- Non mi pare stia meglio AutodetermiNatzione…
- E’ così, dopo la negativa prestazione nella recente consultazione politica del 4 marzo, allora coordinata da Anthony Muroni…

 - Che strano il suo siluramento! Anthony ha condotto efficacemente la campagna referendaria contro lo scasso renziano, mi ha fatto una buona impressione, una risorsa…
- E da direttore dell’Unione Sarda è stato uno degli artefici principali del successo della più grande manifestazione antimilitarista dagli anni ’80 a questa parte svoltasi a Capo Frasca nel 2016.


- Misteri della politica, ma ora AutodetermiNatzione è in campo con Andrea Murgia…

- Una persona competente, con un percorso politico riconosciuto e apprezzato.

- Di AutodetermiNatzione Murgia è candidato Presidente, ma non è il capo politico…
- Sì è così, deve continuamente rispondere ad un Tavolo nazionale costituito, si fa per dire, dagli azionisti di controllo.

- Ma nelle società per azioni, però, gli azionisti di maggioranza nominano un presidente di un Consiglio di Amministrazione (CdA) e un Amministratore delegato …
- Certo e a loro affidano delle deleghe e la delega fondamentale è la rappresentanza della compagine aziendale così come del progetto politico. Con Murgia nulla di tutto questo.

- Se è così, il progetto di AutodetermiNatzione rischia di fare poca strada…
- C’è bisogno di chiarezza perché se si vuole lavorare per una convergenza di più forze politiche, movimenti e comitati presenti sul territorio è dirimente che il candidato Presidente sia riconosciuto come garante del progetto e decisore di ultima istanza, senza dover chiedere permesso al Tavolo interno…

- Altrimenti viene continuamente bypassato, se ne sminuisce il ruolo e il progetto muore, non ti pare?
- Personalmente sono impegnato nell’allargamento del progetto di AutodetermiNatzione al fine del superamento della soglia di sbarramento del 5%, ma vorrei maggiore chiarezza e una trasparenza nelle decisioni perché un altro risultato negativo nella consultazione elettorale e il ricorso ad un altro capro espiatorio da immolare, questa volta non sarà accettato e tanto meno perdonato dall’elettorato.

- D’accordo, ma - insisto - la divisione rischia di fare sbattere la testa a tutti quanti.
- E’ necessario un cambio di rotta.

- In quali termini?
- Occorre non essere autoreferenziali …

- Ben detto!, in politica questo è un peccato mortale…
- … occorre aprirsi alle altre forze e raggruppamenti di area, per concorrere a formare un unico schieramento e un’unica forza politica, magari dopo le elezioni e con una lavoro comune dall’opposizione.

- Vuoi dare un consiglio?
- Paolo non può più dire “le nostre porte sono aperte”, perché il risultato delle Primarias fa capire incontrovertibilmente che non c’è alcuna intenzione di entrare in quella casa.

- E’ evidente nessuno può essere invitato ad accettare il progetto e il disegno degli spazi interni fatto da altri, cioè da Paolo e Franciscu…
- Ci vuole disponibilità a progettare una casa tutta nuova,  con un altro impianto strutturale e con spazi interni da ridisegnare in modo che tutti vi possano stare a proprio agio.

- Un progetto di questo respiro avrebbe risultati rilevanti…
- L’area dell’autodeterminazione e dell’autogoverno vale oggi come cinque anni fa circa 160.000 voti, ovvero oltre il 10% del corpo elettorale che è pari a 1.480.000 e circa il 20% dei votanti, almeno se ci basiamo sul numero dei votanti delle precedenti elezioni regionali e delle recenti elezioni politiche del 4 marzo, rispettivamente 774.000 e 896.000 votanti.

- Oggi, questa vasta area di elettorato è così divisa che, con la legge elettorale truffa, rischia di scomparire dal Consiglio regionale…
 - Per di più la frammentazione non ha giustificazione se si analizzano gli obiettivi programmatici a medio e lungo termine di ciascuna forza.

- Bisognerebbe ragionare sull’azione politica, con concretezza.
- Infatti, se si ragiona sui temi del lavoro, dello sviluppo locale, della sanità, dei trasporti, del decentramento istituzionale ed amministrativo, delle servitù militari ed energetiche, ecc., gli obiettivi, le analisi e le proposte sono identiche al punto che anche gli addetti ai lavori fanno fatica a trovare eventuali differenze.

- Ma nel programma massimo c’è s’indipendentzia, che ognuno declina a suo modo…
-
Anche il grande obiettivo dell’autodeterminazione e la consapevolezza dell’essere nazione, ancorché “mancata” come ci ricorda Emilio Lussu, può unire.

- Sì, a condizione di individuare un realistico percorso democratico all’interno del presente stato unitario, con la Costituzione vigente e con lo Statuto che abbiamo il dovere di realizzare pienamente.
- Su questo, è inutile negarlo, ci sono dei distinguo tra le varie compagini e c’è qualche fuga in avanti che nasce molto da un protagonismo personale, che continuo a riconoscere come sano e positivo…

- Calma e gesso, sano e positivo fino a un certo punto…
-  Non quando si traduce in autoreferenzialità perché alla fine non fa fare passi avanti alla causa del riconoscimento della nazione sarda.

- Ma la Natzione non è già nata col clic di Paolo e Franciscu?
- Una nazione non è un sentimento o una consapevolezza espressa con un voto e tanto meno con un “clic” in una piccola consultazione elettorale di parte. Vediamola come un seme di prova e non vale, spero, citare la parabola del buon seminatore, nota sicuramente a Maninchedda e a Sedda, e più che mai valida e necessaria.

- E’ indispensabile chiarirsi bene le idee sul concetto di nazione e su quello di Stato…
- ..e come le due cose vadano viste insieme, aggiornando anche l’elaborazione politica dei grandi pensatori e protagonisti della politica del passato. A me, per esempio, piace pensare alla Sardegna federata all’Italia e interna all’Unione europea.

- Mi dicevano queste cose Mario Melis e Cicittu Masala, si dichiaravano indipendentisti-internazionalisti, ma la pensava così, in fondo, anche Umberto Cardia. Ma siamo già in un altro pianeta, si vola alto…
- Un progetto di nazione non prevede scorciatoie, ci vuole un lungo percorso tra le nostre popolazioni e i nostri territori affinché diventi maggioranza in Sardegna.

- Non basta un clic in una piccola consultazione di parte…
-
E’ su questo che bisogna lavorare e ciò impone la necessità di un’intelligenza collettiva e plurale da costruire, un’intelligenza collettiva che raccolga il meglio della classe dirigente presente nelle varie formazioni politiche, senza pretese autodefinizioni leaderistiche che possono valere a casa propria, ma non quando si intende lavorare per un unico progetto, quello di riunire tutte le forze identitarie e indipendentiste in un unico soggetto politico.

- Caro Fernando, planiamo, le elezioni incombono…a fronte di un’area potenziale del 20%, con tre schieramenti in campo si rischia che l’auspicata rappresentanza rimanga un sogno.
- Sono convinto che sia necessario che le persone citate come le tante altre comunque presenti nelle lotte sociali, nei comitati, nei movimenti, nel campo della cultura abbiano il dovere della fatica della politica, anche con passi laterali e qualche vota indietro, coraggio, tenacia e con un orizzonte condiviso per concorrere alla costruzione di un unico soggetto politico che rappresenti tutta questa area e possa fungere da catalizzatore anche per quell’altra metà dell’elettorato sardo che da tempo non partecipa più al voto.

 - Sembra il libro  dei sogni. Ma la politica è l’arte che rende possibile ciò che pare impossibile.
- Proprio così, bisogna provarci, non mollare

- Beato te, Fernando, che hai questa pazienza. Io l’ho persa da tanto. Per me manca la materia. Comunque, buona fortuna. Good luck!

3 commenti

  • 1 Aladin
    19 Dicembre 2018 - 09:02

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=91249

  • 2 aldo lobina
    19 Dicembre 2018 - 10:53

    Ma cosa ci aspettiamo da chi scrive di avere costruito la marcia del Sale dei Sardi, da chi definisce il super - noi?: “Noi siamo Ghandi, Mandela e Martin Luther King”? Non vi pare un insulto alla intelligenza dei Sardi? Come apprezzare un espediente elettoralistico
    ad uso e consumo di manine laboriose? Ci mancano solo le cerimonie pagane ampollari padane. Qualche riu lo abbiamo anche in Sardegna! Anche la location de su Cologone non sarebbe male.Le articolazioni del sardismo - come bene è stato detto - hanno obiettivi comuni che se perseguiti con spirito di servizio sarebbero capaci di corrispondere dignitosamente alla nostra appartenenza a questa Terra e al mondo. Quanto a Maninchedda penso che le sue primarias
    non c’entrino con la Storia, come dice lui. Ma con la storia di un sardismo perdente per la malsana ambizione di personaggi politici affetti da megalomania (il gatto che specchiandosi si vede una tigre), personaggi il cui rapporto con la realtà è inficiato da visioni egoistiche e personalistiche. Chiedere al capo di ciascun movimento sedicente sardista di fare un passo indietro per favorire davvero una unità di intenti programmatici sarebbe auspicabile e vincente forse anche a medio termine. E’ lo stesso problema che opprime la sinistra, sofferente per la mutazione genetica del PD renziano, e per la miriade di sigle nate dalla implosione dell’Ulivo, sradicato troppo precocemente da chi invece avrebbe dovuto averne cura. I vecchi grandi partiti del del ‘900, la DC, il PCI erano ricchi di ideali e di personaggi capaci di di tendervi. Successivamente abbiamo assistito ad una degenerazione della politica con un leaderismo prepotente insinuato anche nelle articolazioni dello stato, E ci siamo trasformati in peggio. Con la destra che in Italia e in Sardegna risorge perchè gli altri non hanno dimostrato di essere diversi nell’interpretare i bisogni e provvedere alla soluzione dei problemi. Ho detto risorge per non scrivere trionfa, con la benedizione delle Stelle, cadenti.

  • 3 bachisio
    19 Dicembre 2018 - 12:49

    Siamo ancora li. Forse anche peggio.. Perché nel frattempo c’e stato il NO al referendum e le politiche del 4 marzo e……………

    https://pierluigimarotto.wordpress.com/2013/10/27/se-son-rose-fioriranno-ma/

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