Regionali. Vani gli appelli del CoStat: M5S, Centrosinistra e Indipendentisti al lavoro per far vincere Salvini

14 Gennaio 2019
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Andrea Pubusa

Mi rivolgo ai lettori per porre un quesito. A me pare che tutte le liste e i raggruppamenti antagonisti al centrodestra, che si accingono a presentarsi alle elezioni in Sardegna, non abbiano compiuto il loro dovere verso gli elettori. E mi spiego. C’è un grande pericolo, costituito dalla possibilità concreta che Salvini, tramite il prestanome Solinas, possa prendersi la Sardegna. Ritengo questa un’evenienza catastrofica nella terra di Gramsci e di Lussu. La ritengo un fatto da scongiurare per gli umori d’intolleranza che il Ministro dell’Interno immette nel circuito, politico e sociale, nazionale. Per questo il Costat - Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria - è andato sviluppando in questi mesi un’iniziativa volta a creare le condizioni per mettere in sicurezza la nostra Isola rispetto all’attacco della Lega. In questa direzione abbiamo avanzato delle proposte, apparentemente irrealizzabili, in realtà possibili se avessimo in Sardegna una classe politica coraggiosa, fantasiosa, protesa verso la creazione di un laboratorio politico regionale e nazionale e preoccupata non a parole della necessità di stoppare Salvini.
Andiamo per ordine.
La legge truffa regionale, coi suoi sbarramenti e gli iperpremi di maggioranza, punisce chi va in ordine sparso. I contratti di governo non si possono fare dopo, a urne aperte, ma devono essere fatti prima. Fondandoci su questo presupposto, abbiamo avanzato al PD e al M5S la proposta di fare un contratto prelettorale per mettere in cassaforte la vittoria, battendo la destra a trazione leghista. Un’intesa di questo genere avrebbe consentito di avere una rappresentanza forte, e, nell’autonomia di ciascuno, avrebbe costituito una novità assoluta sul piano nazionale. La possibilità di contenere Salvini è rimessa ad una riconsiderazione da parte del PD del rapporto col M5S. Solo la possibilità di fare una maggioranza diversa può indurre i pentastellati a rompere il contratto con la Lega. Il PD non può impiccare se stesso e il Paese allo stare renziano, in contemplazione, nel divano con la busta dei pop-corn. Lo ha detto nei giorni scorsi in una intelligente intervista a il Fatto quotidiano anche D’Alema. E il M5S, dal suo canto, cesserebbe di dare alla Lega l’opportunità di divenire il primo partito in Italia. Per la presidenza della nostra Regione le due forze avrebbero ben potuto individuare una candidatura solida, una personalità, autorevole di area democratica.
La proposta non è stata degnata neppure di risposta. Il centrosinistra e il M5S hanno optato per due candidature deboli, a forte rischio sconfitta. Chi arrivi secondo o terzo poco importa, è una consolazione miserabile se a vincere sarà Salvini, al quale così si dà - al di là delle parole (”fascista,  fascista”, “razzista, razzista“) - la possibilità di prendersi la Sardegna e consolidarsi sul campo nazionale.
Sempre con questa preoccupazione noi del Costat abbiamo proposto al M5S di fare un contratto preelettorale con una lista da costruire, formata da eccellenze dell’area democratica sarda. Siamo partiti dalla constatazione che i grillini da soli nelle Regioni non vincono. Ancora, la qualità della lista in appoggio avrebbe innalzato il livello di quella pentastellata che, con tutto il rispetto, non è brillante. In terzo luogo, avrebbe consentito di parare il disdoro che i gialli subiscono dal governo nazionale con la Lega. Infine, non sarebbe stata violata neanche la regola del M5S di non fare alleanze preelettorali con partiti, perchè la lista sarebbe stata formata ex novo con personalità della c.d. società civile.  Una proposta anche questa capace di gettare un sasso nell’acqua stagnante regionale e di costituire un esperimento di assoluta novità, esportabile nelle altre regioni e in campo nazionale. I pentastellati ci hanno ringraziato per il gentile pensiero, ma ci hanno detto garbatamente no, col risultato e i pericoli, che sono sotto gli occhi di tutti.
Infine, abbiamo lanciato un appello e contattato i dirigenti dell’area c.d. indipendentista, ossia del PDS, di Sardi Liberi e di Autodeterminatzione. Siamo partiti da diverse considerazioni di buon senso. Anzitutto che sono tre liste a rischio quorum, come è accaduto nel 2014 per Pili e Michela Murgia. Ricordate? Nonostante il buon risultato, non hanno mandato in Consiglio regionale neanche un portavoce. Secondariamente, abbiamo fatto presente che al grande pubblico è difficile comprendere le differenze fra queste diverse sigle e che dunque sarebbe molto gradita una semplificazione. Terzo, che si tratterebbe di un fatto di straordinaria novità, destinato a segnare queste elezioni, con potenzialità positive imprevedibili. Pili, Maninchedda e Murgia, da candidati presidenti al nulla o quasi, diverrebbero i protagonisti di un possibile evento storico. Da contabili elettorali sarebbero assurti al ruolo di creatori di una svolta nella politica sarda.
A noi del Costat questa opportunità pare così chiara, da non capacitarci della sordità dei tre partiti indipendentisti-natzionalitari. Come si può mettere in campo la Natzione vagheggiata da Maninchedda senza un movimento robusto? Come si può creare la Sardegna libera, di cui parla Pili, senza un movimento impetuoso? E come si può concretizzare l’Autodeterminatzione auspicata da Murgia senza una mobilitazione credibile e diffusa? Fare una lista insieme non vuol dire mettere la museruola al dibattito, cancellare le differenze di lunga prospettiva. Al contrario, vuol dire sviluppare la riflessione sui temi della liberazione della Sardegna, della sua condizione in rapporto allo Stato,  nel corso di una entusiasmante crescita di consensi, di unità di intenti.
Anche su questa proposta non ci sono riscontri positivi, ognuno rimane arroccato sulla sua piccola bandiera anziché levare alta e forte quella sarda.
Il Costat ha profuso questo impegno, avendo come mission lo sviluppo della democrazia costituzionale e statutaria nell’Isola, senza alcun diretto coinvolgimento nelle dinamiche partitiche, senza avanzare candidature o primogeniture, e, con questo spirito, interverremo nel merito della campagna elettorale, con proposte e iniziative, tuttavia, al momento, registriamo un dato fortemente preoccupante. I tre tronconi principali della politica sarda fuori dal centrodestra, e cioè M5S, Centrosinistra e Area indipendentista, non hanno creato le condizioni per arrestare la Lega e l’avanzata di Salvini. Anzi, fanno di tutto per farlo vincere.

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