Cesare Battisti e la lotta dei lavoratori al terrorismo

16 Gennaio 2019
2 Commenti


Andrea Pubusa

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(Guido Rossa, sindacalista comunista, assassinato dalle BR) 

Dopo l’arresto di Cesare Battisti, si parla molto di terrorismo degli anni ‘70 e spesso si accomuna la sinistra di allora, in particolare quella comunista, a questo fenomeno con molti lati oscuri  e dall’evidente carattere delinquenziale. Per di più quel terrorismo era fuori da ogni tradizione storica, giacché l’anarchismo colpiva re e principi, ma non la gente normale come sono invece le vittime attribuite al gruppo di Battisti e ad altri simili bande in circolazione in quegli anni.
Molti giovani sanno poco o nulla di quella terribile stagione e vengono mal informati da giornalisti ignoranti, disinvolti o propagandisti. Vale la pena spendere due parole, senza pretesa di approfondimento.
Il fenomeno raggiunse una forte virulenza nella seconda metà degli anni ‘70. Non c’era giorno che non venisse colpito qualcuno, magistrati, giornalisti, politici, docenti. L’obiettivo di queste frange era di nuotare come pesci nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri popolari. E fu proprio lì che il PCI, il sindacato e altre piccole organizzazioni della sinistra come il PDUP-Manifesto li affrontarono per togliere loro l’acqua su cui intendevano muoversi. Ricordo, ad esempio, le assemblee organizzate nelle Facoltà e nei luoghi di lavoro. Nel contesto di quella mobilitazione dal basso il sindacalista comunista Guido Rossa di Genova non esitò a denunciare attivisti delle Brigate rosse nella sua fabbrica e per questo pagò con la vita. E fu quell’assassinio infame a decretare l’inizio della fine per le Brigate rosse e il terrorismo. Scesero in campo compatti i consigli di fabbrica, la CGIL e il PCI e con la rete organizzativa capillare che avevano nei luoghi di lavoro neutralizzarono i piani e la propaganda terroristica. Il PCI poi lanciò la “linea della fermezza“, che si traduceva in una lotta inflessibile e senza patteggiamenti coi terroristi. Fu quell’azione, che provocò una mobilitazione democratica straordinaria, a chiudere  nell’arco di breve tempo ogni spazio ai gruppi armati.
Ora, spesso si lascia intendere che l’area comunista fosse in qualche modo corresponsabile del fenomeno. La verità è l’opposto. Furono i comunisti a sconfiggerlo, anche se, ovviamente, non vanno negati i meriti del gruppo dirigente DC, che non diede spago alla “linea della trattativa” esistente al suo interno e sopratutto professata dal PSI di Craxi. L’atto più eclatante, il rapimemto di Moro e l’assassinio della sua scorta, seguito dall’assassinio dello stesso Moro, suscitarono una tale indignazione nel Paese da travolgere le BR e le altre formazioni armate. Fra l’altro, il rapimento e l’uccisione di Moro fecero fuori la personalità della DC che stava lavorando con più convinzione ad un governo col PCI e questo lascia intuire chi ci fosse dietro questo assassinio.
La sconfitta del terrorismo fu dunque l’esito di una vastissima mobilitazione democratica, di cui il PCI e la CGIL furono l’anima e gli organizzatori più conseguenti.
Queste notazioni, molto sommarie, fanno giustizia delle tante imprecisioni ora diffuse per ignoranza o artatamente.
Cesare Battisti e gli altri si rifuggiarono all’estero perché in Italia non avevano più alcuno spazio per muoversi o nascondersi. Iniziò anche a diffondersi la dissociazione, che ovviamente sconquassò dall’interno quel mondo che, per resistere, aveva necessità della più rigorosa clandestinità.
Ma torniamo alla mobilitazione democratica, per dire che è in essa che sta l’antidoto ai fenomeni involutivi, al terrorismo, agli attacchi alla Costituzione, alla svalutazione dei valori civili ch’essa avanza: uguaglianza, solidarietà, rispetto del lavoro, pace, antirazzismo. Allora c’era un grande catalizzatore di queste spinte dal basso, il Partito comunista, oggi bisognerebbe reinventarselo, anche se, come è accaduto nella difesa della Costituzione dallo scasso renziano, esiste un’area democratica ampia, sempre pronta a battersi quando viene superato il limite.

2 commenti

  • 1 Aladin
    16 Gennaio 2019 - 10:16

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=92221

  • 2 Giovanni Urracci
    16 Gennaio 2019 - 21:51

    E’ difficile ricordare tutto. in questi giorni ho ripensato con intensità a quella mattina di 40 anni fa. Era il 24 gennaio del 1979 quando ci giunse la notizia dell’uccisine di Guido Rossa per mano delle brigate rosse. Ci colpi molto il fatto che fosse stato ucciso un lavoratore mentre stava andando in fabbrica, all`Italsider di Genova. Lui non era un operaio qualsiasi era anche un militante del PCI e delegato di fabbrica della CGIL non so se oggi ci sono uomini come Guido Rossa. Però anche se molte cose sono cambiate, cerchiamo di andare sempre avanti. Perché siamo venuti da lontano e vogliamo andare lontano… Giovanni Urracci, segretario sezione Guido Rossa di Birr Svizzera

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