ANPI. Verso l’8 Marzo. Oggi Mostra sulle madri costituenti

5 Marzo 2019
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Gianna Lai

Verso l’8 Marzo
Mostra sulle madri costituenti
Itiner
ari della democrazia
Cagliari MEM, 5 marzo ore 17
Presentazione Mostra
“Donne della Resistenza, madri della Costituzione”

madri costituenti 550

E’ nello sguardo limpido e diretto delle donne costituenti che si raccoglie la storia della nuova Italia, nella nitidezza delle immagini e degli scritti che le accompagnano si definisce l’ordine della Mostra, vera raffigurazione di un processo che prende inizio con la lotta partigiana di Liberazione dal nazifascismo. L’attualità di un tempo che è ancora il nostro presente, Resistenza e Assemblea Costituente, una lunga trama condensata nel primo significativo grande quadro, attraverso le parole di Nadia Gallico Spano, su ‘ciò che la battaglia delle donne ha dato alla Repubblica, alla Democrazia, alla Costituzione‘. Per ispirare anche il titolo di questa bella Mostra dell’ANPI Sardegna, Donne della Resistenza, madri della Costituzione. Itinerari della democrazia, a cura di Luisa Sassu e Andrea Murru, dal 25 aprile 2018 in giro per i centri dell’Isola. Nell’andamento delle sequenze, il ritmo della Mostra, i momenti significativi della crescita e della partecipazione di massa, i bei ritratti di ciascuna e le foto di gruppo, e tutte quelle figure femminili così espressive, per la forza e la grande volontà che vogliono comunicare. E le biciclette e le armi e il semplice canto e questi visi, ora più vicini, ora più lontani, prende forma un realismo dentro il documento stesso, necessario a restituire unità e senso storico all’intera vicenda. Secondo il pensiero animatore della Mostra, l’identificazione, cioè, di una nuova consapevolezza femminile, del valore di quella presenza nella lotta partigiana.
Perché irrompono collettivamente nella vita pubblica le donne, in un movimento popolare che le pone di fronte a nuove responsabilità mai affrontate prima. La loro crescita fino al diritto di voto, già avanzato dai Gruppi di difesa della donna durante la Resistenza, e la partecipazione alla politica, la loro autorevolezza finalmente riconosciute dalla storia. Mai si può cancellare, e mi sembra questo il senso della Mostra, che la Liberazione dell’Italia si è fatta con la presenza delle donne e che per le donne essa debba essere intesa innanzitutto come liberazione di se stesse. E ancora il valore della mostra, quelle figure femminili, ‘nella loro libertà e autonomia‘, parlano oggi alle nostre coscienze, ci inducono a credere che resteranno per sempre fonte di ispirazione verso la costruzione del futuro.
Il percorso si snoda attraverso i pannelli espositivi che affiancano alle belle immagini in bianco e nero le citazioni dei discorsi, dove si può leggere la vivezza di un’esperienza ancora intatta nel ricordo, testimonianza della memoria ed espressione della ritrovata dignità di un intero popolo nella lotta antifascista.
A sviluppare conoscenza e dibattito, con lo sguardo attento al nostro presente, la mostra ricompone quel passato nel contesto della rivoluzione partigiana, i valori di eguaglianza, solidarietà, libertà e pace, fuori da ogni retorica, per il reale significato che essi ancora assumono oggi ai nostri occhi. 15 pannelli tematici che riportano le parole delle protagoniste, le loro biografie, secondo un ordine che ancora ne rispecchia interventi politici alla Costituente e lotta quotidiana per la giustizia e per l’uguaglianza. 21 donne su complessivi 556 costituenti che parlano di sovranità popolare, diritti, lavoro, parità e dignità della persona. E di 8 marzo. E ritornano nei quadri che compongono la Mostra le parole alla Costituente di Teresa Noce-Estella, di Nilde Iotti su lavoro e emancipazione femminile, e della Federici sul diritto delle donne ad accedere in Magistratura. E della Cingolani e della Rossi ancora sul lavoro femminile, e della Ciani su giustizia sociale e pace. E di Teresa Mattei-Chicchi, la più giovane, a cornice di questo grande impegno, a monito anche del nostro presente, ‘il riconoscimento della raggiunta parità esiste per ora negli articoli della nuova Costituzione. Questo è un buon punto di partenza, per le donne italiane, ma non certo un punto di arrivo. Guai se considerassimo questo un punto di arrivo, un approdo‘.
Forse sono quei nomi di battaglia ad affascinare di più ragazze e ragazzi quando la Mostra si ferma nelle singole scuole o nei comuni, oltre 14 le tappe fino a questo momento, o le vicende della clandestinità di Nadia Spano e Maddalena Rossi nel Partito Comunista fuori legge, o le storie delle deportate come Teresa Noce, e delle partigiane come la Federici, la Merlin, la Iotti. E quel cadenzare i passaggi dagli eventi della guerra e della Resistenza alla pace e alla ricostruzione, attraverso le foto storiche degli scioperi nelle fabbriche, della pietosa ricomposizione dei morti, e poi del voto e della massiccia presenza delle donne ai seggi. Fino a quella immagine-clessidra che tutte le raccoglie, descrivendone appartenenza alla storia anche attraverso lo stile degli abiti, la foggia dei capelli, persino l’atteggiamento da tenere di fronte al fotografo. E di così grande valore nel sottolineare nuovi ruoli da affrontare e nuova cittadinanza,

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