No, caro Pietro, c’è ancora molto da riflettere sulla disfatta

31 Marzo 2009
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Franco Branca

No, caro Pietro. C’è ancora parecchio da riflettere sul come sono andate le cose. Sui perché della disfatta, a livello nazionale prima e a livello regionale poi. Perché altrimenti si continua a perpetuare comportamenti sterili che servono soltanto ad eleggere questo o quello, e la cosa, francamente, credo oggi sia di qualche interesse solo per i possibili candidati. Lascio a te e ad altri che hanno avuto dimestichezza e responsabilità ai livelli nazionali della politica la spiegazione dei motivi per cui la sinistra è stata massacrata elettoralmente. Limito le mie considerazioni all’ambito regionale, che conosco un po’ meglio, convinto che le scelte soggettive individuali contribuiscono a segnare e costruire il corso degli eventi, che non sono deterministicamente dati.
C’è una domanda a cui devono rispondere sia coloro che sono stati dirigenti nella sinistra sia chiunque oggi abbia a cuore il mantenimento di una prospettiva progressista: si poteva evitare in Sardegna, il disastro elettorale che si è verificato? Rispondere con verità a questa domanda comporta un riesame critico e autocritico di quanto è successo, da cui si deve necessariamente ripartire sia in termini di contenuti che di fiducia nei confronti di quanti si propongono come punti di riferimento per le organizzazioni della sinistra. Se questa operazione non si realizza sino in fondo continueranno a persistere aree di confusione che inficeranno alla base ogni possibile corretto sviluppo delle idee e tra gli uomini.
In un mio precedente intervento, giustamente ridotto da Andrea alla metà perché eccessivamente lungo, davo la mia risposta: SI, si poteva evitare.
In almeno tre circostanze.
La prima: quando si è accettata passivamente l’indicazione che veniva da Roma sulla candidatura di Soru. Esistevano due ordini di motivi, per fare una scelta diversa: il primo attiene alle questioni di merito che ho già illustrato in altro intervento, il secondo attiene alla figura del personaggio. Si badi bene, non mi riferisco a questioni legate alla personalità del soggetto, che comunque già da allora erano identificabili con chiarezza. Ciò che non funzionava alla radice era la proposta dell’ uomo di successo milionario capace di sollevare le sorti della nostra regione. Lo stesso schema identico a quello nazionale che ha funzionato nell’affermarsi di Berlusconi.
Con questo schema la sinistra ha già perso la sua battaglia di fondo, perché nega se stessa.
E non si capisce perché, a quel punto, su quel terreno, l’elettore non debba affidare le sue sorti direttamente ad un punto di riferimento nazionale ben più credibile.
La seconda opportunità per evitare lo sfascio l’hanno avuta il Consiglio Regionale, che poteva modificare la legge elettorale e non l’ha fatto, e quanti all’interno dei partiti di sinistra si sono resi conto di cosa accadeva. Sulla ex maggioranza del Consiglio è meglio stendere un velo pietoso. Sull’ assenza di un’operazione interna capace di contrastare con decisione e convinzione Soru, invece, bisogna dire che è stata resa possibile soltanto per l’ignavia e l’incapacità di quegli uomini che, per il loro ruolo, avevano l’obbligo politico di proporsi a viso aperto, con lealtà e determinazione, come guida di un’alternativa. Qui, ad esempio, hanno rinunciato alla qualifica di leader Tore Cherchi e Antonello Cabras.
Della terza opportunità ho bisogno di parlare con qualche riga in più. Si riferisce alle vicende più recenti, interne al PD, che sono passate attraverso le primarie e tutto ciò che ne è seguito.
Quasi un anno fa, dopo le elezioni nazionali ho scritto un intervento, che l’unione sarda ha pubblicato, in cui prevedevo la disfatta che si è registrata alle ultime regionali se fosse stato candidato Soru alla presidenza. Dicevo anche che l’unica possibilità, per la sinistra, di continuare a registrare un consenso apprezzabile, stava nel costruire un terzo polo.
Sto ancora incassando cene vinte per scommessa dopo quell’articolo.
Per completezza di informazione, ed anche perché risponde ad una delle critiche che mi sono state rivolte amichevolmente (queste considerazioni mi sarebbe piaciuto sentirle prima) se qualcuno ne ha la curiosità può verificare (unione sarda del 26.04.08).
Ma non soltanto. Visto che la realtà non si modifica da sola, e ciascuno di noi, individualmente, doveva assumersi le sue responsabilità, in una situazione come quella che si profilava, ho provato a contribuire a creare le condizioni di quanto proponevo.
Mi sono recato da Peppino Balia e gli ho detto “con questi risultati è chiaro che anche in Sardegna il prossimo anno accadrà un disastro: i socialisti non avranno più rappresentanti in Consiglio, i sardisti si divideranno perché una parte non accetterà di allearsi al centrodestra, all’interno del PD esiste un’area gigantesca di persone che non ne possono più di Soru, le varie formazioni comuniste difficilmente potranno realizzare il quorum … sei disponibile a valutare le possibilità di creare un nuovo soggetto politico di matrice socialista e sardista che - con un’operazione di scomposizione e ricomposizione – possa proporsi come soggetto politico credibile alle prossime regionali ?
La sua risposta è stata positiva, ma nei mesi successivi ha sempre avuto qualcos’altro da fare che trovare il tempo per riincontrarsi con me ed incontrare gli altri compagni di buona volontà disponibili.
Peraltro l’unione sarda dopo qualche giorno (29.04.08) ha pubblicato un commento di Mondino Ibba – acuta intelligenza politica di cui il Consiglio sentirà la mancanza - che, se non ho capito male, (confesso che l’ho letto 4 volte prima di averlo decifrato) sosteneva che il nemico principale da battere era il PD.
Dichiarazioni di attenzione e disponibilità analoghe a quelle di Peppino, ed anche più convinte, le ho sentite da parecchi altri amici e compagni (si usa ancora questo termine?), per citarne solo alcuni, da Marco Ligas e Andrea Pubusa. Ma anche loro sono stati distratti da altri impegni assorbenti: Marco col Manifesto Sardo, Andrea con Democraziaoggi.
Qualcun altro, invece, ha tentato coerentemente di far seguire alle parole i fatti: potrei citare molti e qualificati sardisti, socialisti, un folto gruppo di dissidenti PD, ad es la sezione di Pirri, ed altri, numerosi e qualificati cani sciolti che non avevano e non hanno accettato di portare il loro cervello all’ammasso.
Il tentativo ha avuto vita breve, un paio di mesi. È abortito sostanzialmente perchè troppi partecipavano con l’intento di cavalcare l’operazione per rafforzare la propria nascente struttura di appartenenza (La sinistra, ad es.) o inseguire ipotesi di candidatura personale. Cosa lecita e comprensibile, ma non era ciò che serviva. Così come non è ciò che serve oggi.
La verifica dei dati elettorali consente di affermare che gli spazi per la creazione di un terzo polo esistevano, erano ampi ed esistono ancora oggi.
Creare un nuovo soggetto politico di riferimento poteva evitare la disfatta della sinistra?
Forse no, perché circa un anno fa i danni prodotti dal Sig Soru erano già stati di dimensione devastante, ma sono convinto che si potevano limitare di molto, e che, soprattutto, oggi ci ritroveremmo a partire da una situazione ben diversa. In assenza di questo è logico e comprensibile che ciascuno ha fatto personalmente le scelte in cui credeva e, come gruppo, ha cercato di salvarsi come poteva.
Il taglio dei tempi prima della scadenza naturale della legislatura, inoltre, ha aggravato la situazione, eliminando del tutto gli spazi per cercare di realizzare un’operazione alternativa.
La situazione a livello nazionale non è stata di aiuto, con le vicende interne a Rifondazione Comunista che, invece di sciogliersi in un’operazione di aggregazione più ampia, come programmaticamente annunciato da anni, ha pensato bene di dividersi ulteriormente.
Risultato: i socialisti, che sono stati i soli a denunciare con fermezza e lealtà l’arroganza di Soru e le esigenze di aggiustamento di rotta sul programma, sono stati costretti all’angolo, messi nella condizione di non poter partecipare alla coalizione e sono stati cancellati dalla rappresentanza in Consiglio Regionale. I sardisti del PSdAz si sono salvati , abbastanza dignitosamente, devo riconoscere, facendo un’alleanza programmatica col Centrodestra. I sardisti “di sinistra”, insieme a molti e soprattutto qualificati ex PD, intelligentemente si sono salvati, anche loro, creando una lista a favore di Soru - nonostante prima durante e dopo ne dicessero peste e corna. I sardisti indipendentisti hanno anche loro qualche motivo per essere soddisfatti col loro striminzito quasi 3 per cento che però, siccome non sanno votare, non gli è valso l’elezione di quel bravuomo di Gavino Sale.
In casa comunista continua lo stillicidio (vedi analisi di Enrico Lobina sul Manifesto Sardo) - ma in questo giro sono ancora riusciti a piazzare un paio di consiglieri regionali, e quindi, comunque, le masse popolari possono ritenersi soddisfatte, insieme a qualche consigliere regionale.
Il PD è stato falcidiato
Un mare di elettori di sinistra non sono andati a votare..
Sul che fare? Mi riservo di intervenire, perché oggi bisogna ancora elaborare il lutto…

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