Ancora sulla sinistra che non c’è

10 Giugno 2019
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Paolo Ciofi  dal sito “dalla parte del lavoro” 9.6.2029

SinistraDopo il voto, con qualche anno di ritardo, tra giovedì e venerdì scorsi affiorano sui “giornaloni” sprazzi di realtà. «Pagano gli operai», apre a tutta pagina la Repubblica. E il Corriere della sera di spalla si domanda «Ma la sinistra sa ancora cos’è il lavoro?».Il manifesto, invece, ci offre la sua ricetta e titola così: «La sinistra deve allargare i confini anche a Pd e M5S».
A dir la verità non sembra però una ricetta adeguata a resuscitare un malato scomparso dalla scena politica. E, d’altra parte, che prospettiva può avere l’idea di andare a braccetto con chi, tra gli altri, ha ridotto l’Italia un Paese alla deriva, fragile e impoverito? C’è davvero bisogno di una sinistra che non c’è.

Con l’1,7 per cento non incidi nella situazione. E che alleanza puoi fare, visto che sei politicamente inesistente? Parliamoci chiaro: la democrazia costituzionale non si difende (e tanto meno si attua) se le lavoratrici e i lavoratori del braccio e della mente del nostro tempo non votano o votano a destra. Non sarebbe il caso allora, prima di tutto, di andare a parlare con i giovani precari, con le donne senza lavoro, con gli operai licenziati? Con tutti coloro che vengono derubati del presente e del futuro? Solo se sei capace di organizzate un’opposizione efficace, sviluppando movimenti e azioni di lotta, puoi aprire una trattativa e costruire un’alleanza che abbia un senso. Il resto non sposta di ette lo stato delle cose presente.

Chiosa di Andrea Pubusa

Paolo Ciofi  individua il problema centrale per la sinistra: la necessità di una ricostruzione. E  indica anche la via, che non è la scorciatoia elettorale, peraltro illusoria, ma una reimmersione nella realtà e nello scontro sociale. La sinistra è nata nelle fabbriche e nei quartieri popolari. E’ diventata grande e influente quando aveva un radicamento in questa parte della società a cui indicava insieme un programma minimo di riforme ed uno massimo, una società nuova e ugualitaria: il socialismo. Senza un nuovo radicamento sociale è impensabile una ripresa anche solo elettorale. Tuttavia Ciofi, come tanti altri, non considera che i piccoli gruppi, che si richiamano alla sinistra, hanno un dna diverso dalla famiglia che originava dal Movimento operaio, manca loro l’interesse e l’attitudine a reinserirsi nel mondo operaio e popolare, preferiscono tamatiche diverse, come la libertà sessuale, i diritti dei gay e simili. Diritti sacrosanti, sia ben chiaro, ma sui quali, in sé considerati, non rifondi una sinistra. La situazione è dunque disperante, perché l’estinzione della sinistra ne impedisce la resurrezione. Solo uno è morto e risorto, uno solo e per un atto di fede. La resurrezione dalla morte è fuori dalla razionalità.
Ciofi erra anche nella considerazione del M5S, che non è quanto uomini della sinistra come noi possono assumere come modello di partito, ma qualche tema sociale lo ha rimesso al centro dell’attenzione generale. E dunque anche in un’ottica semplicemente democratica i gialli vanno considerati. Ecco forse nell’immediato è possibile e auspicabile lavorare a un fronte democratico. Ma non è facile, perché molti sedicenti sinistri, oltre a non essere di sinistra, non sono neanche democratici. Pensate quanti umori antidenocratici ci sono in quanti del centrosinistra hanno votato SI’ al referendum di Renzi.
Comunque, noi non molliamo. Non sappiamo quando e come, ma qualcosa a sinistra dovrà pure rigerminare.

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