Il Decreto sicurezza “non può essere applicato a chi salva naufraghi”, dovrebbe esserlo a chi lascia crollare i ponti

3 Luglio 2019
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Amsicora

 

 

“Forse è il caso che emigro in Australia ad occuparmi di albatros”, ha scherzato Carola con la portavoce della Sea Watch Giorgia Linardi. Ma ogni tanto viene anche a me l’idea di emigrare da qualche parte. Questo nostro paese talvolta mi spaventa.
Non vi sembra strano che, in un paese civile, un soggetto che, a fine di lucro, lascia crollare un ponte e provoca la morte di 43 persone non sia destinatario di misure cautelari neanche domiciliari, e una donna che salva 42 persone venga privata della libertà? Meno male che la gip Alessandra Vella non ha convalidato l’arresto eseguito dalla Guardia di finanza sabato mattina dopo il forzato ingresso in porto della nave. Se no, saremmo stati al paradosso, all’assurdo.
Non solo tutta la grande informazione difende Autostrade, ritiene eccessiva la revoca della concessione, nonostrante le 43 bare, e invece invoca rigore per la giovane capitana che ha teso la mano a dei poveracci.
Ora, io non nego che i confini degli Stati debbano essere rispettati, che non possa ognuno far ciò che gli garba, ma al fondo dei fatti non c’è solo il diritto, pur importante, c’è il buon senso e c’è l’umanità. Al di là delle norme, è del tutto evidente che chi salva esseri umani non può recare pericolo alla sicurezza altrui, anzi! Chi salva, è generoso, è mite. Così com’è intuitivo che chi, per fini di lucro, crea le pericolo per la vita altrui o ne determina la morte, va fermato, dev’essere messo in condizioni di non nuocere ulteriormente.
Carola Rackete non potrà ancora tornare a casa: la procura ha negato il nullaosta all’espulsione per esigenze di giustizia. Il diritto deve fare il suo corso. Contro la Carola si scagliano quegli stessi che difendono a spada tratta Autostrade. Contro di lei tutti coloro che rivoltano il diritto per giustificare i portatori di morte. Vi sembra un caso? Al di là di tutto, se ci pensate, da una parte c’è la vita, dall’altra la morte. Non è difficile capire da quale parte stare.

 

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