Sui vitalizi c’è in gioco anzitutto la dignità

15 Luglio 2019
1 Commento


Amsicora

Gente! Lo avrete sentito anche voi, si circola voce che la classe politica è degradata. Quanto era virtuosa quella d’un tempo! Quelli sì che si occupavano del popolo, la DC aveva perfino un giornale (clandestino per mancanza di vendite e di lettori!) che si chiamava “Il popolo“. E i comunisti e i socialisti, ce l’avevano nel Dna lo stare dalla parte dei più deboli. Oggi chi di quelli è ancora in vita fa parte delle associazioni di ex parlamentari o ex consiglieri. Bene, direte, così mettono a disposizione il loro tempo prezioso e la loro esperienza a favore del popolo, di cui un tempo sono stati baldi rappresentanti.
Anzi, penserete, ora che sono fuori dalla battaglia contingente, guardano lontano, pongono questioni di prospettiva con la saggezza e ragionevolezza che gli deriva dai capelli bianchi. E invece, quale delusione!, i nostri eroi sono fieramennte in campo per una battaglia di retroguardia, che riguarda il loro particulare, la loro tasca. Salvare nella loro interezza i vitalizi, opporsi anche al piccolo ritocco effettuato dal Consiglio regionale, facendo un calcolo fondato sul metodo contributivo. L’associazione nostrana degli ex consiglieri ha consultato tre fra i migliori avvocati del Foro sardo per sollevare la questione in giudizio. Diritti quesiti, signori miei, questi sono diritti intoccabili! Questione di civiltà! Principio costituzionale della irretroattività della legge, non quisquiglie! Se no qui va a finire tutto a puttane, nessuno è più sicuro di nulla! Muore la certezza del diritto, di più, perisce lo stesso Stato di diritto!
Ma perché scomodare cotante regole per difendere un privilegio? Per di più autoassegnato!  Sarebbe retroattiva le legge se imponesse una restituzione per quanto percepito in passato, ma la rimodulazione parte dal 2020. E poi la Carta pone il principio di retroattività solo per le leggi penali in malam partem, peggiorative per il reo, nelle altre materie il principio è posto con legge e, dunque, questa può derogarvi. E come credete che sia stato possibile attaccare pensioni, trattamenti e diritti dei lavoratori? Per loro la Costituzione non ha costituito scudo, benché la Repubblica sia fondata sul lavoro. La crisi, signori miei! La situazione economica disastrosa! I conti pubblici da risanare! E chi più ne ha più ne metta! A mali estremi, estremi rimedi! Ora invece si invoca il diritto quesito a difesa di un privilegio, come se questo non fosse, per sua natura, fuori dalla previsione della Costituzione, che vuole per tutti una vita libera e dignitosa e i compensi proporzionati al lavoro svolto. La Carta vuole anche che chi viene chiamato ad una funzione pubblica la svolga con dignità e disciplina. Orsù, onorevoli colleghi, un po’ di dignità! Un barlume di disciplina! Procurade ‘e moderare… Non chiedete sacrifici veri solo agli altri, fatene uno anche voi. Facciamolo tutti insieme. In fin dei conti è modesto. Piccolo, piccolo. Non cambia la vita. Ma la dignità sì, quella la salva. Vi sembra poco?

1 commento

Lascia un commento