Buone ferie e invito alle letture sulla “Sarda Rivoluzione”

1 Agosto 2019
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Come ogni anno, ad agosto abbandoniamo l’attualità per pubblicare testi d’interesse culturale generale, salve le incursioni in materia economica di Gianfranco Sabattini e le noterelle di costume, se c’è ispirazione e materia, di Amsicora. Quest’anno parleremo della storia sarda, in particolare del c.d. “ventennio ricoluzionario“, che va dal respingimento dei francesi nel 1793 allo “scommiato” dei piemontesi del 1794, alle cinque domande del 1795 alla missione a Sassari e in Gallura dell’alternos Giomaria Angioy del 1796 fino all’affaire Palabanda del 1812. E’ una vicenda lunga, sulla quale gli storici sardi vedono un momento esaltante della storia isolana. L’hanno così chiamata pomposamente “Sarda rivoluzione“, perché c’è stato un mometo di autogestione dell’Isola sotto la guida degli Stamenti, gli antichi parlamenti di origine medievale, con il protagonismo di personaggi locali, come Vincenzo Sulis, capo indiscusso dei miliziani, con un peso notevole sull’andamento dei fatti dell’Avv. Cabras e dei suoi seguaci, con Giomaria Angioy col quale la politica sarda giunge ad un punto di svolta prima di tornare a su connottu, caratterizzato dalla prepotenza dei gruppi dirigenti, barones, clero e mondo delle professioni sotto l’ala protetrice della corona, quantomai retriva e sanguinaria.
L’ultimo atto di questo ventennio è Palabanda, una vicenda ricca di misteri perché passata alla storia direttamente dalle narrazioni popolari, ricche di fantasie, non soggette a vaglio critico. Quanto cercheremo invece di fare, sottoponendo ad esame fatti e carte, seguendo la regola madre per i giuristi, e cioé che tutto ciò che non è provato non esiste, se non come ipotesi, quando è supportata da ragionamenti convincenti sulle risultanze più sicure. In questi scritti riprendiamoil contenuto del mio volume  dal titolo “Palabanda. La rivolta del 1812. Fatti e protagonisti di un movimento che ha scosso la Sardegna, Arkadia editore, da poco in libreria. Speriamo così di gettare un sasso nello stagno e d’inviogliare alla lettura su un periodo cruciale della storia dell’Isola.

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