Caro Marco, sveglia! Sull’autonomia differenziata chi spinge è l’asse Lega/PD (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), isolando il M5S, che frena

26 Luglio 2019
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Andrea Pubusa risponde a Marco Ligas

Caro Marco,

sei preoccupato per l’unità del paese e ritieni che io non avverta il pericolo o lo sottovaluti. E dunque con un tuo scritto su Il Manifestosardo mi metti in guardia. Io ovviamente ti ringrazio per questo tuo sforzo di rimettermi sulla retta via; ho estremo bisogno di queste raddrizzate. Penso, tuttavia, che tu non individui bene l’origine di questa vicenda, le forze che spingono per l’autonomia differenziata e quelle che la frenano e ancora mi pare che i rimedi che tu individui siano solo fondati sulle parole, anche se ammetto che a noi ben poco rimane da fare oltre che stimolare la riflessione.

La cause

La revisione del titolo V della Costituzione fu avanzata nel 2001 dal centrosinistra a fine legislatura con una maggioranza risicata con l’intento di fare concorrenza alla Lega. I compagni del Nord (sindaci, amministratori della sinistra ecc.) avevano sollevato la c.d. questione settentrionale rivendicando per la parte più avanzata del paese maggiori poteri e autonomia. Era implicita in questa posizione una svalutazione della storica questione meridionale.
Il risultato di questa iniziativa è ben noto: è stata eliminata dall’art. 119 Cost. la questione meridionale e quella insulare, è stato introdotto l’art. 116 Cost., che, al comma terzo, prevede la c.d. autonomia differenziata ad istanza di singole regioni. Ecco la disposizione incriminata: “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”.
Il titolo V fu votato a stretta maggioranza, tant’è che Luigi Pintor criticò severamente la manomissione della Carta a quel modo; la giudicò un precedente pericoloso. E mai il nostro Luigi fu così preveggente! Ma la modifica fu confermata con referendum popolare, col voto di tutta la sinistra e anche nostro.

Le forze in campo

Come spesso accade, all’apprendista stregone la questione sfugge di mano. Nel caso nostro la Lega, che doveva essere bloccata, ha avuto in regalo  lo strumento costituzionale (sottolineo costituzionale) per realizzare i suoi disegni. Non solo la Lega però, anche il PD del Nord, posto che l’Emilia Romagna si è unita alla Lombardia di Maroni e al Veneto di Zaia. Di più e peggio, negli ultimissimi giorni del governo Gentiloni, per impegnare il futuro governo, il 28 febbraio è stato firmato a Palazzo Chigi l’accordo sulla cosiddetta autonomia differenziata tra il Governo, rappresentato dal sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa (PD), e le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Quindi un secondo dono alla Lega, fatto dal PD, inserendosi però nella partita.
Ora i firmatari di quell’accordo Lega e PD passano all’incasso, mettendo in campo in sede parlamentare numeri sufficienti a battere il M5S, che è l’unica forza che ha posto l’esigenza di tutelare il Meridione e comunque di pervenire ad un riequilibrio organico. Tu, invece, caro Marco, ti attardi a ripetere lo slogan trito e rittrito della subalternità del M5S, senza vedere che in questa vicenda come nella TAV e in tante altre i pentastellati sono accerchiati da tutte le altre forze, convergenti nella volontà di battere e ridimensionare l’anomalia gialla. E ne vedremo delle belle quando questo avverrà (anche Zingaretti spinge in questa direzione!) e le forze di destra e dell’establishment saranno di nuovo padrone esclusive dal campo!

Che fare?

Anche sul che fare tu mantieni nell’alveo della imbelle posizione della sedicente sinistra, ossia richiedere che la proposta Lombardo-veneta ed emiliano-romagnola venga corretta o battuta. Ma, poiché, nelle Camere, il M5S più qualcuno della sinistra residua sono in minoranza, la via parlamentare è perdente. Occorrerebbe mobilitare il fronte regionale. Ovviamente ognuno deve fare la sua parte nella propria regione. Per questo, non da oggi il Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria di Cagliari, Tonino Dessì, io e non molti altri, abbiamo sollecitato una proposta della Regione e delle forze politiche della Sardegna diretta, da un lato, ad attivare l’art. 116, terzo comma, chiedendo maggiori poteri, funzioni e risorse, secondariamente a riattivare le procedure previste dall’art. 13 Statuto, che è legge costituzionale, per un piano organico di valirizzazione della Sardegna.
Ciò che abbiamo registrato è l’assoluta inconsistenza culturale prima che politica di tutte le forze regionali di centrodestra, centrosinistra e perfino del M5S isolano. Il risultato è la marginalità della Sardegna, come ben diceva Tonino Dessì ieri in questo blog e l’insufficienza dell’opposizione puramente verbale, che fra l’altro prende un grave abbaglio sulle reali volontà delle forze in campo.
Spero di aver chiarito la mia posizione che non fa sconti ad alcuno e che vado ripetendo fin da quando lo sciagurato accordo Sbressa è stato siglato a Palazzo Chigi. Di più, con Tonino Dessì e pochi altri nel 2001 mettemmo in guardia il centrosinistra regionale sulla gravità della revisione del titolo V e della eliminazione dall’art. 119 della questione meridionale e insulare.
Comunque, continuiamo a discutere e a mobilitarci unitariamente contro l’accentuazione delle diseguaglianze anche territoriali.

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