CAMINERA NOA. Mater Olbia: una pietra tombale sulla sanità pubblica sarda!

31 Luglio 2019
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Luana Farina portavoce di Caminera Noa

Una mannaia è calata ieri in Consiglio Regionale, sulla Sanità Pubblica Sarda con l’approvazione della variazione di bilancio che consentirà alla struttura privata del Mater Olbia di ricevere 150 milioni di euro in tre anni. Questi soldoni vanno ad aggiungersi a quelli già stanziati negli anni precedenti e a quelli previsti nel decreto “Salva mille proroghe ” passato a luglio 2018, in cui il governo Lega/5 Stelle concede la proroga della stessa cifra, per il triennio 2019/2021.
Il disegno di legge è passato in Aula con 39 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti. Il PD ha votato sì con la maggioranza, contrari tutti i cosiddetti Progressisti (che però fino all’ultimo hanno sostenuto la maggioranza Pigliaru pro Mater); nel M5S un consigliere si è astenuto, gli altri cinque hanno votato no. In Liberi e Uguali si registra un voto contrario e uno di astensione.
Una sentenza “per decapitazione” contro la nostra sanità, emessa, voluta, sollecitata e  giustificata,  sia dalla destra che dalla “sinistra” che siedono sia in Parlamento a Roma, sia in Regione a Cagliari.
I giorni scorsi qualche Ponzio Pilato, contrario dell’ultim’ora, è arrivato a dire che ben venga la sanità privata “solo se fornisce servizi che il pubblico non può dare”! Eppure sappiamo che non esistano servizi che il pubblico non possa dare, ma esistono servizi che non si vogliono dare!
Dimenticano forse di aver prima appoggiato la riforma Arru e che, se oggi i nostri ospedali chiudono o vengono depauperati, se i posti letto sono diminuiti di centinaia di unità, così come è diminuito il personale, i servizi, le prestazioni, le strumentazioni all’avanguardia per la diagnostica, negli ultimi dieci anni tutto ciò è stato perpetrato da una classe politica che, a prescindere dal colore, ha fatto sì che tutto ciò succedesse volutamente, per giustificare in seguito la necessità del Mater Olbia e/o altre strutture simili che stanno sorgendo in Sardegna, anche con la complicità di chi oggi si erge a paladino della sanità pubblica.
Tutti hanno taciuto anche quando è stata usata come “grimaldello” psicologico la mobilità sanitaria passiva (viaggi della speranza, ma speranza di ché?), che ovviamente è aumentata a causa anche delle lunghe liste d’attesa creatasi nel frattempo, fornendo un alibi ad hoc.
Politici di tutti i partiti per anni hanno basato le loro campagne elettorali promettendo “posti di lavoro” in una struttura che, per alcuni aspetti, era ed è ancora un fantasma, spacciandola per la soluzione a tutte le criticità, soprattutto della sanità gallurese, mentre nell’ombra tramavano affinché la sanità pubblica morisse.
Un dato su cui riflettere: se oltre la metà del Bilancio Regionale è destinato alla Sanità Pubblica, come mai una popolazione di poco più di 1.500.000 di sardi (due quartieri di una qualsiasi metropoli italiana) non può avere servizi efficienti e all’avanguardia?

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