Grillo, Prodi (e Conte) aprono una prospettiva nuova

20 Agosto 2019
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Andrea Pubusa

 

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C’è poco da fare, quando entrano in campo i pezzi da 90, la musica cambia. Avete visto quale dinamica hanno impresso alla crisi la ricomparsa di Beppe Grillo e quella di Romano Prodi? Si vedono giù nuovi scenari a livello italiano e su scala europea.
Grillo ha detto chiaro e tondo che Salvini si è mostrato del tutto inaffidabile e dunque da scartare, ha detto anche che non gli si fa il favore di sciogliere le Camere e che bisogna dare al Paese un serio governo di legislatura. Una maggioranza, fra l’altro, chiamata a eleggere il nuovo Presidente della Repubblica nel 2022. Per essere lineari e corretti ha precisato che i 5 Stelle non trattano con questo o quel capo corrente del PD, ma col segretario Zingaretti. Renzi è dunque avvisato. Deve rimanere al suo posto.
Prodi, a chiamata, risponde. Per il vecchio leader del centrosinistra occorre un governo di legislatura, che metta al centro un protagonismo italiano in Europa, riprenda i temi sociali, ridia autorevolezza alle istituzioni. Quanto è lontana la politica dei pop corn, che ha dato centralità a Salvini!
Il terzo protagonista di peso è Conte. Ingiustamente denigrato pure dalla c.d. area democratica, ha mostrato anche in questo passaggio delicatissimo di avere uno spessore e una fermezza non comuni. Salvini gli annuncia la sfiducia, Conte gli risponde con lucidità e lungimiranza che questa sarà la crisi più trasparente della storia repubblicana. Tutto alla luce del sole, al cospetto degli italiani, in Parlamento. Ecco la centralità del Parlamento in barba a chi dice che i gialli vogliono ridimensionarne le funzioni.  Salvini, che aveva in testa uno scenario diverso (dimissioni immediate di Conte e elezioni ad ottobre, come chiesto anche da Zingaretti) entra in crisi e inizia a vaneggiare.
Insomma, il concorso di questi tre personaggi di peso ha tolto in un momento al capo leghista il pallino, lo ha messo col sedere per terra, ha aperto una fronda nella stessa Lega. Ha mostrato altresì la vacuità e la pericolosità della posizione del PD anche in versione Zingaretti: elezioni subito per essere il secondo partito dopo la Lega. Una follia!
A ben vedere, il cul de sac su cui era caduta la politica italiana origina da una errata qualificazione del M5S come forza moderata o di destra, mentre è, all’evidenza, una forza sui generis democratica e innovativa, con attenzione alle problematiche sociali e alla questione morale. Ora è sufficiente che Prodi (come del resto da sempre Bersani) assuma il M5S come interlocutore e la prospettiva immediatamente cambia. Scompaiono gli incubi: i pieni poteri, il bullismo razzista, la prospettiva di una Casellati al Colle. Ridiventa attuale la prospettiva, affondata dai 101, di Prodi alla suprema carica del Paese.
Si apre una speranza nuova. Certo, non bisogna farsi facili illusioni. Le forze contrarie non sono scomparse, tramano nell’ombra, il ricordo degli intrighi PD-FI è ancora vivo. Bisogna essere vigili e battersi. Grillo, Prodi e Conte hanno aperto un percorso per riprendere quanto si poteva fare e non si fece, per molteplici responsabilità, dopo le elezioni del 2013. Bisogna lavorarci con forza e convinzione. Speriamo bene.

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