Carbonia: nuove speranze di lavoro nei pozzi

15 Settembre 2019
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Gianna Lai

Proseguiamo la pubblicazione domenicale della storia di Carbonia, I precedenti post il 1° e l’8 settembre. 

  

L’intera Regione, si diceva allora e si sarebbe continuato a dire a lungo in Sardegna, avrebbe senz’altro beneficiato della produzione di Sulcis e dello sviluppo industriale cui era destinato quel territorio. Al momento, tuttavia, così isolato nei suoi antichissimi furriadroxius e nella pratica di un’agricoltura e di una pastorizia quanto mai povere e arretrate, che già costringevano centinaia di giovani ridotti in miseria, all’emigrazione e all’arruolamento ‘volontario’ nelle guerre fasciste d’Africa. Nè sembrava, già da allora, che la linea delle Ferrovie Meridionali Sarde, aperta nel 1926, sarebbe mai riuscita a mettere in comunicazione la città, i paesi e la campagna, a causa della lontananza delle stazioni dai centri abitati. Piuttosto destinata, in particolare, al trasporto del minerale Sulcis dalla miniera di Serbariu a Ponti, il Porto di Sant’Antioco, a mettere in comunicazione tra loro i luoghi in cui si svolge il processo estrattivo. All’88,5% la predominanza di sardi già nel 1937 (Studio su Carbonia della CE.C.A. - Alta Autorità, 1965), Carbonia svolse effettivamente in quel periodo, come apprendiamo dalla lettura delle relazioni prefettizie, il ruolo di refugium peccatorum per i disoccupati isolani se, anche dopo i licenziamenti della Società Bonifiche Sarde per fine lavori, da parte delle ditte Turilli, Montecatini, Società Elettrica Sarda, ’si provvederà a un loro graduale trasferimento nei limiti del possibile, nel bacino minerario e particolarmente in quelle aziende che devono compiere lavori di movimento terra, a Carbonia’. Unico territorio, come prosegue la Relazione del prefetto Canovai, dalla Regia Prefettura di Cagliari, 7 febbraio 1938, nel quale si stanno effettuando nuove assunzioni, ‘la SMCS ha assunto nel gennaio, per ampliamento lavori nei pozzi carboniferi, altri 180 elementi’, altri 500 ‘assunti da ditte appaltatrici di lotti di lavori interessanti la costruzione del predetto Comune’, e poi ‘i 62 assunti da Ferrobeton a San Giovanni Suergiu per ampliamento lavori interessanti la centrale elettrica, in località Santa Caterina’. Si tratta certo di lavoro saltuario, da un cantiere all’altro, dalla bonifica alla edificazione di Carbonia e viceversa e, non essendo poi così semplice, come invece aveva previsto il regime, far sorgere dal nulla una città nella grave congiuntura economica del periodo, con la continua passività delle imprese si doveva fare i conti, che esponeva i lavoratori a frequentissimi licenziamenti. Allora bisognava che il governo intervenisse tempestivamente a sostenerle le aziende d’appalto, per esempio con compensi speciali e ‘premi di acceleramento fino al sette e al nove per cento’, onde far fronte alle condizioni ambientali così avverse in quel territorio, alla difficoltà di garantirsi rifornimenti, all’aumento delle tariffe di trasporto, alla scarsità di maestranze qualificate. Ma con la grande umanità che sempre l’avrebbe caratterizzata, interveniva direttamnete l’ACaI da Roma a lamentare come l’appesantimento del bilancio delle imprese derivasse in particolare, secondo lei, dalle troppo rigide prescrizioni dell’Ispettorato corporativo sul trattamento economico delle maestranze e sulle condizioni degli operai nei baraccamenti, vedi Verbale del Consiglio di Amministrazione, 23.11.1938. Le direttive ministeriali sulla produzione andavano decisamente rispettate, in particolare quelle del duce, col quale l’Acai manteneva un carteggio quotidiano. A parte la miniera, dove ancora la produzione non è avviata nella sua completezza, di lavori stagionali continuava dunque a trattarsi, legati all’andamento ciclico delle commesse statali, che allentavano per un po’ gli effetti gravissimi della disoccupazione di massa in quel territorio. E davano un po’ di respiro allo stesso Prefetto, sempre in allarme per l’aumento della disoccupazione nella provincia di Cagliari, quando inviava le sue note mensili su ‘Disoccupazione e movimenti migratori’, al Commissariato per le migrazioni e la colonizzazione interna, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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