Dal 25 Aprile al Primo Maggio, tutto nasce dal lavoro

2 Maggio 2020
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Gianna Lai

Contadini e artigiani trasferiti a forza nelle acciaierie, nelle miniere e nelle costruzioni edili, nasce la classe operaia sulla base delle teorie elaborate da Karl Marx, netta la contrapposizione ai padroni e alla borghesia, per la costruzione di un mondo nuovo fondato sulla uguaglianza e sulla giustizia sociale. La bandiera rossa è il simbolo del movimento operaio, insieme ai canti dei lavoratori nelle manifestazioni e negli scioperi, Sindacato  e Partiti a rappresentarlo, il primo Maggio la sua festa.
Ma alla borghesia del nostro paese fa tanta paura la rivoluzione bolscevica del 1917, i Soviet in Russia, traduzione italiana i Consigli, appunto i Consigli di fabbrica del nostro biennio rosso, che è proprio contro il lavoro che nasce il fascismo. La violenza, ‘il terreno strategico’ su cui cercarono di legittimarsi i fasci di combattimento, a partire dal 1919, e l’offensiva dello squadrismo, le spedizioni punitive: al primo settembre 1921 si potevano contare 726 sedi socialiste e sindacali devastate, 166 militanti di sinistra uccisi, cinquecento feriti. Nemici principali socialisti, comunisti e organizzazioni di sinistra. Il fascismo agrario delle campagne nella pianura Padana, militarmente organizzato in squadre, armi e mezzi di trasporto per attaccare ‘le roccaforti operaie e socialiste. A partire dalla grande borghesia terriera, una nuova forza d’ordine il fascismo, organizzato in gruppi armati. E poi dalle campagne alle città, appoggiato da potenti gruppi industriali, come i Perrone, proprietari dell’Ansaldo, col favore degli organi di Stato, spesso autocarri e armi per le spedizioni arrivano dai depositi dell’esercito, come dice Giovanni De Luna nella sua opera ‘La scena del tempo‘. Così divennero forti i fascisti, tali  da sopraffare in poco tempo organizzazioni sindacali, Camere del lavoro, cooperative socialiste e cattoliche dell’Italia centro settentrionale. Perché è la classe dirigente del tempo a dar via libera al regime, industriali, proprietari terrieri e ceti politici del nord e del sud, affiancata da buona parte delle gerarchie ecclesiastiche. Contro il lavoro e la dignità dei lavoratori, giù salari e stipendi, fuori legge i partiti e i sindacati che li rappresentano, il Tribunale speciale a perseguitarli e condannarli. E la Carta del lavoro e le Corporazioni a mettere insieme lavoratori e datori di lavoro, per porre fine al conflitto sociale. Sono le condizioni che  preparano alla guerra insieme alla nascita dell’Impero e alle leggi razziali, ma sarà finalmente la fabbrica sostenuta dal nuovo antifascismo, che si affianca al vecchio maturato nella clandestinità, a determinare, con gli scioperi del 1943 contro la guerra, il destino dell’Italia, la caduta del fascismo e la nascita del movimento partigiano di Resistenza. I padroni ancora dalla parte dei nazifascisti, fino alla fuga degli ultimi giorni, come il re e come lo stato maggiore dell’esercito. Nelle mani dei lavoratori le fabbriche da difendere, pagando un duro prezzo in termini di vite umane, contro i tedeschi che vogliono smantellarle per trasferirle in Germania. E la forza finale del   25 aprile, quando il Comitato di Liberazione nazionale proclama lo sciopero generale in tutte le fabbriche con l’insurrezione popolare del  Nord. E sfilano i lavoratori nella festa del 25 Aprile, ed è la loro unità, esperienza attualissima di vera politica, a garantire in tempi molto  brevi Ricostruzione del paese, dalle macerie della guerra e Carta costituzionale fondata sul lavoro, dalla sconfitta del nazifascimo. E Partiti e Sindacati liberi a rappresentarlo, il lavoro.

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