Covid19: siamo a un bivio tra autodisciplina e coprifuoco

19 Ottobre 2020
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Andrea Pubusa

Situazione complessa, tremendamente complessa, come in guerra, anche se, per fortuna, non è guerra contro un nemico statuale, visibile. Il Covid fa morti come le mitragliarici e i cannoni, e distrugge l’economia e la quotidianità delle persone come i bombardamenti. Ci porta via anzitempo i vecchi e blocca come un piccolo cuneo gli ingranaggi delle attività lavorative, a partire da quelle più deboli. Ecco perché, ieri al termine del vertice  a Palazzo Chigi, le bocche sono chiuse o generiche o contraddittorie. Sembrano banalità ma lo stop a parrucchieri e centri estetici, la chiusura di bar e pub alle 21 o dopo, ristoranti alle 24 o prima sono decisioni difficili, che pesano su settori già in grande sofferenza. La razionalità sanitaria, anche per noi non esperti,  alla luce della diffusioe esponenziale dei contaggi, induce a sostenere misure ancora più dure, soprattutto nel weekend, mentre l’economia spinge in direzione opposta, contro le nuove chiusure.
In un commento ad un mio post sabato, Tonino Dessì, con una fulminante e sempre acuta distinzione, ha detto: bisogna distinguere tra abitudini e libertà. Le abitudini si possono toccare, se ne può stimolare la modifica anche, momentanea o anche no, come per il fumo.  Le abitudini però formano la quotidianità, la vita ordinaria e normale, che nella loro essenza costituiscono facoltà proprie dell’una o dell’altra libertà. Quindi anche verso di loro ci vuole ragionevolezza e proporzionalità nell’inciderle. Poi esse hanno riflessi sull’economia, ma più semplicemente direi sull’onesto lavoro di tanti che faticano duro per vivere, parte dei ceti subalterni, del nostro popolo. Bar, trattorie, pizzaioli, piccoli commercianti e artigiani vuol dire gente che si alza presto la mattina a va a letto tardi la notte, vuol dire affitti, mutui, cura dei locali e tante, tante preoccupazioni. Bene fa dunque il governo ad essere prudente, Ci vuole decisione nelle scelte di fondo, ma molto ragionamento e articolazione delle decisioni.
Che fare, dunque? Occorre partire da un principio di rango costituzionale, oltre che di buon senso: non tutte le situazioni sono uguali e - lo ha detto anche la Consulta - si trattano in modo uguale situazioni uguali e in modo diverso situazioni diverse. Una cosa è il piccolo barbiere di paese o di quartiere, ci vai per appuntamento e sei solo, agevole tener pulito e igienizzare il locale, una cosa sono i grandi esercizi, dove le quantità, come sempre, cambia la qualità. Ci sono localini a Cagliari, dove non c’è movida esterna e dove, limitando accessi e tenendo condotte corrette, il pericolo è diverso da quello che si corre nella grandi strutture in zone di movide di massa, come vediamo alla TV nella grandi città. Tutto questo per dire che banalmente l’economia  e il lavoro si salvano e si comprimono meno le abitudini con un lavoro corale Governo-Regioni-Comuni, grandi e piccoli, estrema disponibilità all’osservanza delle regole di noi cittadini. Dalle decisioni e dagl indirizzi del governo bisogna articolare le scelte, con rigore, serietà e senza furbizie, dal piccolo paese del Sulcis, alle città, all’Isola, e così dappertutto. Nessuna concessione alla propaganda o all’elettoralismo. Quelle battaglie - e ce ne sarebber bisogno - si combattano sulle grandi opzioni, per la lotta al Covid, serve disciplina, si disciplina, che era una grande prerogativa del Movimento operaio e dei lavoratori.
Questa è anche l’unica via per tenere il Paese, in certo senso, governato; non sembra aver capito il messaggio del governo il presidente dell’Anci, Decaro, il quale parla di scarico di responsabilita’ sui Comuni. Un pessimo segnale, un invito alla protesta anzlche’ alla azione fattiva e ragionevole. Tuttavia, senza questa non rimangono che misure drastiche e generalizzate, si parla già e si pratica in qualche grande capitale emuropea, il coprifuoco, questa - a guardare la situazione in faccia, è l’alternativa: uno scenario non desiderabile, da scongiurare in ogni modo.

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