C’è una comicità (amara) nella pandemia?

22 Ottobre 2020
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Amsicora

Compagni ed amici, confesso: la mia naturale vena ironica sardesca si sta pian piano prosciugando sotto i colpi tremendi del Covid. Eppure - pare impossibile - anche in questa vicenda drammatica c’è chi fa ridere. Prendete Salvini, con quel suo parlare assertivo, a ben vedere proprio degli insicuri, dice che non bisogna chiudere, che la produzione, i piccoli produttori e bla, bla bla, e poi Fontana, la sua massima espressione istituzionale (Zaia è altra cosa), invoca, spaventato, il coprifuoco . E chiede conforto a quel governo di cui il suo capo e lui stesso dicono peste e corna ad ogni piè sospinto. E il terrore da cosa gli viene al buon Fontana? Dalla sconsiderata gestione della Lombardia dei mesi scorsi e dalla sua arroganza salviniana o da altro? Insomma, i mali della Lombardia chi li ha creati, lui o il governo?  Se di mezzo non ci fossero i cittadini, verrebbe da divertirsi:  questi contorcimenti non violentano palesemente la logica e il buon senso?
E Fontana, Boccia, Sala? Quando il panzone nostrano solleva la questione del passaporto per entrare in Sardegna, gli saltano addosso.  “Passaporto interno quando mai?Lo vieta l’art. 120 Cost.” - tuona Boccia. E Sala e Fontana lanciano minacce: “sardi molentis“, come ci chiamavano i piemontesi a fine Settecento e oltre, come vi permettete? Ci ricorderemo di voi quando tutto finirà. Andremo altrove a portare i nostri soldi” (sottinteso, ma non troppo, pezzenti!).
Solinas ha forse usato un termine improprio (”passaporto“), ma l’idea era saggia. Bloccare il virus al di là del mare! Bene, quel Boccia, così sollecito a stoppare Solinas, oggi dice sì a tutte le richieste delle regioni perché anzitutto lo chiedono quelle forti e finora meno prudenti in questa vicenda. Si sono così inguaiate che chiedono questi rimedi che prima avevano rigettato con sdegno. Non sarebbe stato meglio allora, secondo i canoni della leale collaborazione, chiamare il panzone isolano e concordare con lui dei provvedimenti di salvaguardia dei sardi? Oggi noi  nativi vediamo il virus imperversare in ogni dove da Giba a Pompu, a Ollolai e Oschiri.
Anche qui che follia!  Ieri severi censori delle iniziative regionali, oggi aperti alla collaborazione. Finalmente e giustamente, ma quando i buoi sono sacappati!
E che ballo in maschera negli enti locali! Prima sindaci e presidenti di regione col petto in fuori: “non ci potete passare sopra con dereti governativi e circolari prefettizie o ministeriali, ed oggi: “volete fare a scaricabarile, ci date poteri per metterci in cattiva luce, per indirizzarci il malcontento“. Intanto non si scarica proprio niente. I sindaci fin dalla legge comunale e provinciale sarda (del Regnum Sardiniae, intendo) assegnava alle autorità locali i provvedimenti contingibili ed urgenti in materia di sicurezza pubblica e sanità. A chi si danno questi poteri d’urgenza se non agli organi pubblici che, stando sul luogo, conoscono subito e bene le situazioni nuove su cui intervenite senza indugio? Ma lo sanno costoro che esiste una figura del nostro diritto amministrativo, il c.d.”funzionario di fatto“, che riconosce il potere d’intervento anche a comitati locali, che organizzino soccorsi, prime misure, nel casi in cui, per la gravità del disastro, le legittime autorità sono impossibilitate ad operare. E quante volte questo è successo in occasione di disastri, non ultimo quello dell’Irpinia. E allora cosa cianciano i sindaci? E poi perché le misure dovrebbero essere impopolari? Se ti muovi con saggezza, tu sindaco, acquisti prestigio, credibilità, onore. Quanti sindaci vengono ricordati come grandi proprio per il loro energico e saggio intervento nelle situazioni difficili? Mutatis mutandis, credete che gli inglesi amino la regina Elisabetta per la sua bella faccia o perché, da ragazza, col re e la regina, quando i tedeschi scaricavano tonnellate di bombe su Londra, fu al fianco della popolazione?
Planando, chi sa quali piazze o vie son da controllare a Milano, Cagliari, Iglesias o Nuxis? Lo sa il governo, il ministro dell’interno, il presidente della giunta? O lo sa il sindaco del luogo? Insomma, Sindaci sceriffi e tronfi governatori se la danno a gambe, impauriti, togliendosi medaglie, gambali e scettro. quando devono svolgere né più né meno la loro funzione istituzionale.
Tutti cantano la propria canzone, quasi sempre in modo stonato, e ballano, ma l’unica idea seria del Governo è articolare gli interventi a livello locale. Questo, signori miei, è il senso della Reppubblica fondata sulle autonomie! O no?
Un po’ di decenza e responsabilità, prego! La ricreazione e’ finita!

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