Col MES il parlamento può decidere sulla sanità

30 Ottobre 2020
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Alfiero Grandi

Sono stato contrario al Mes e al condizionamento esterno usato per mettere in riga gli italiani e costringerli ad accettare scelte altrimenti indigeribili.
L’episodio più grave è stata la modifica dell’articolo 81 della Costituzione che ha introdotto l’obbligo del “pareggio” di bilancio, dal quale ci si può scostare solo con un voto qualificato del parlamento e che solo pochi giorni fa ha tenuto in ansia la maggioranza al Senato. Modifica decisa con una maggioranza dei 2/3 in parlamento, confermando che grandi convergenze sono sempre sono benefiche - come conferma il taglio dei parlamentari - se hanno l’obiettivo di impedire il referendum popolare, scrivendo una pagina di subalternità ai rigoristi europei. Oggi tanti hanno cambiato parere sull’incauta modifica dell’art 81 e la stessa Unione ha sospeso l’austerità e lanciato un piano solidale europeo per fronteggiare la crisi provocata dalla pandemia.
Sul taglio che ha dato un colpo al ruolo del parlamento il referendum popolare invece c’è stato, perchè il No lo ha imposto. La conseguenza della vittoria del SI, già ora, è che il Governo tratta con le Regioni, creando una sorta di terza Camera, tagliando fuori il parlamento dalle decisioni sulla pandemia, così assistiamo alle sceneggiate tra livelli istituzionali. Il Governo dovrebbe fare decidere il parlamento per affermare il diritto di tutti i cittadini, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, ad avere le stesse cure: dalla prevenzione del contagio, alle terapie intensive. Oggi non è così. La pandemia è o no compito dello Stato ? La pandemia non deve diventare il terreno per esercitare la sete di ruolo, per di più personale. Il parlamento, pur con difetti gravissimi a partire dalla sua composizione decisa dai capi partito, dovrebbe essere costretto a svolgere il ruolo di rappresentante della nazione, mentre si lascia imporre le scelte da altri,in particolare dagli esecutivi.
Il Mes è un’occasione per il parlamento per decidere.
La scelta non può essere in continuità con il Mes del passato. Anche questo strumento è cambiato. Le condizioni per l’utilizzo sono azzerate. I finanziamenti sono convenienti. L’Italia potrebbe usarli massicciamente per rilanciare la sanità pubblica. Perchè non usarli visto che anche il Mes è parte di una svolta europea ? L’Italia ha bisogno di un aiuto europeo, se non ha le condizionalità imposte alla Grecia.
Pensiamo al personale sanitario, i 30.000 neo assunti sono a tempo determinato e la necessità è oltre il doppio, stabilmente. Poi c’è il bisogno di formare il personale, a partire dagli anestesisti, per non tornare alla fiera di Milano, senza personale.
I 4 miliardi in più previsti dalla legge di bilancio non bastano per tutto. Occorre un investimento forte in un paio di anni, per recuperare lo strazio che è stato fatto del sistema sanitario nazionale, riportando le regioni in un quadro nazionale. Il principio è semplice: ogni cittadino ha diritto allo stesso livello di prestazioni. Non ci sono solo i Dpcm a valanga a confondere le persone, si aggiungono norme regionali e comunali. Occorrono norme chiare, da fare applicare, attivando il potere sostitutivo se qualcosa non funziona. Oggi è il contrario. Mentre la pandemia galoppa e i livelli istituzionali pensano a come fare bella figura più che ai risultati di tutela della salute.
Resta l’argomento che potrebbero scattare condizioni che non erano state poste all’inizio per l’utilizzo del Mes. L’Italia ha uno squilibrio di bilancio e una procedura di infrazione europea sarebbe già possibile oggi se non fosse stata sospesa l’austerità. Qualunque fondo venga utilizzato il problema esiste. Il problema è che dalla tregua esca un’Europa solidale e costruire una nostra proposta di ripresa forte e realizzata, finanziata con tutte le risorse possibili. Su questo c’è motivo di preoccupazione.

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