Carbonia. Le agitazioni nel Sulcis a sostegno del programma CGIL e l’arresto di Marco Giardina, Segretario della Camera del lavoro di Carbonia

1 Agosto 2021
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Gianna Lai

Oggi è 1° agosto, ma è anche domenica e noi continuiamo a narrare la tormentatata storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.

Lasciata cadere del tutto l’idea di imporre “una tassazione progressiva, come la intendeva il  ministro Scoccimarro”, ricorda Ernesto Ragionieri che, alla politica inaugurata da Einaudi, sarebbe seguito “un complessivo declino degli investimenti,  e quindi, della produzione industriale”, mentre “i padroni reagirono  a questa rigida deflazione con massicci licenziamenti, la prima ondata nell’autunno del 1947″. Da qui, “una vivace ripresa delle agitazioni sociali, che la CGIL poteva ora secondare, svincolata dalle esigenze della stabilità governativa,  nonostante avvertisse sempre più pressantemente la preoccupazione di mantenere l’unità sindacale”. Da qui la modifica del quadro politico generale: “la linea Einaudi ebbe un immediato successo  nel contenimento dell’inflazione e, se arrecò un durissimo colpo all’occupazione, ebbe una funzione tutt’altro che trascurabile nella formazione del blocco di potere democratico cristiano, contribuendo ad aggregare attorno ad esso i ceti intermedi più duramente colpiti dall’inflazione”.
L’iniziativa sindacale dell’autunno 1947 è annunciata in Sardegna sulle pagine dell’Unità,”Dal bacino minerario. I minatori chiedono l’applicazione del programma della CGIL”, cui segue  il testo dell’ordine del giorno, votato all’unanimità dalle Commissioni interne, che prepara l’agitazione nell’intero Sulcis-Iglesiente. E che fa proprio  l’appello lanciato durante il Congresso di Firenze, specificando più precisamente  i problemi particolari della Sardegna. E le assemblee operaie discutono di carovita e  attaccano la politica degasperiana, alla tregua dei salari non è corrisposta l’applicazione concreta della tregua dei prezzi; e  le Commissioni interne chiedono alla Carbosarda di impegnarsi nell’acquisto di generi di prima necessità, direttamente presso le ditte continentali, quelle che ricevono il carbone sardo a prezzo controllato e inferiore al suo  valore reale. E chiedono anche all’azienda di istituire i Consigli di gestione, perché i lavoratori partecipino in prima persona al controllo della miniera, il Comune istituisca, infine, commissioni popolari di vigilanza e potenzi l’Ente comunale di consumo, un possibile freno al continuo rialzo del costo della vita.
Ancora su L’Unità del 6 settembre, “I miglioramenti proposti dall’assemblea delle Commissioni interne alla Carbosarda”, per ottenere la riduzione  dell’orario di lavoro, da 12 a 8 ore, di fattorini, guardie, guardiani, telefonisti, centralinisti e personale di pulizia. E l’istituzione di un nuovo turno,  trattandosi  di operai invalidi e perciò “inadatti a una durata del  lavoro così  massacrante”, e chiedono, le Commissioni interne, di fronte al numero “spaventoso di casi di tubercolotici, un edificio da mettere a loro completa ed esclusiva disposizione”. Nel contesto delle  manifestazioni contro il carovita, organizzate su tutto il territorio nazionale dalla CGIL e sostenute dal PCI, dal PSI, dall’UDI e, in Sardegna, dal Psd’az. Che  entrano nel vivo a partire dal 20 settembre,  presenti tutte le forze politiche e sindacali in tutti i centri dell’isola. Vi si dissocia la corrente democristiana della CGIL, e quindi  delle Camere del lavoro locali, in quanto “manifestazione politica contro il governo”, come riferisce Giannarita Mele nella “Storia della Camera del lavoro di Cagliari” 3); come la DC, anche  il prefetto  a sottolineare,  criticandola duramente, quella definizione sindacale di “marcia del pane”, data alla protesta nei comizi della sinstra, per attaccare la maggioranza di governo.
“Interpreti  dello  spirito dei tempi nuovi, prefetto e questore ostentano la più decisa diffidenza nei confronti della CGIL”, fa ancora notare Giannarita Mele, mentre la Carbosarda, di fronte a una così massiccia partecipazione dei minatori sulcitani, non si trattiene dalle consuete ostilità, ritardando il pagamento di stipendi e salari, il carbone  regolarmente   collocato sui mercati della penisola, e costringendo i minatori a proclamare numerosi scioperi, via via articolati nei diversi cantieri.
.Gravissimo, con la fine dei governi di unità nazionale, arriva ai primi di  novembre l’annuncio dell’arresto di Marco Giardina, il Segretario della Camera del lavoro di Carbonia, imputato dei disordini  avvenuti in città a gennaio. Dice lo storico Antonello Mattone in Velio Spano. Vita di un rivoluzionario di professione, “Il 3 novembre, il Segretario della Camera del lavoro di Carbonia, che conta 18 mila iscritti, Marco Giardina, viene arrestato per lo sciopero del gennaio 1947….. La reazione della CGIL è immediata, nonostante l’opposizione dei sardisti, viene proclamato a Carbonia lo sciopero generale: la città e le miniere rimagono paralizzate Il 18 novembre viene proclamato in tutta l’isola uno sciopero di ventiquattro ore per la liberazione del sindacalista arrestato, imponenti manifestazioni nel bacino minerario e a Cagliari, dove Velio Spano parla in piazza Yenne. Il PCI ….denuncia una manovra poliziesca,  tesa a colpire il movimento operaio proprio nelle sue tradizionale roccaforti”.
E’ la politica scelbiana a prevalere in tutto il Paese, De Gasperi mantiene Scelba agli interni, “il prototipo del conservatore inflessibile di cui aveva bisogno la DC in fase di crescente  tensione sociale”, fa notare Paul Ginsborg; secondo  Ernesto Ragionieri, la figura giusta per avviare “la riorganizzazione dei servizi di polizia, nell’intento di espellerne gli ex partigiani che vi erano entrati durante il governo Parri: ciò costituì il presupposto per un uso molto più sbrigativo dell’apparato repressivo e contribuì notevolmente  a orientare in senso anticomunista gli organi dello Stato, gran parte del cui personale non aveva certo bisogno di forti sollecitazioni in tal senso”.
Esemplare a Carbonia l’attacco alla rappresentanza sociale, 36 tra operai e sindacalisti denunciati insieme a Marco Giardina per gli stessi fatti Rostan, ricordano Giannarita Mele e Ignazio Delogu, ma il  movimento cerca di resistere, pur fortemente  intimidito dalla repressione dei mesi precedenti saldandosi, la protesta del Sulcis contro i nuovi arresti, allo sciopero del 18 novembre, sciopero generale della CGIL su tutto il territorio nazionale contro il governo  De Gasperi.
Di nuovo contraria allo sciopero, la Democrazia Cristiana di Carbonia boicotta cortei e comizi, potendo finalmente  contare sull’informazione locale, nell’immediato dopoguerra gestita da esponenti dei partiti antifascisti, come nel caso de L’Unione Sarda, che ora invece, come riferisce lo stesso prefetto, “non nasconde le sue simpatie per l’estrema destra”.  E può contare  sul “Quotidiano sardo”, organo ufficiale dell’Azione  Cattolica, dal “carattere nettamente governativo”, come lo definisce ancora lo stesso prefetto, “e favorevole all’amministrazione democratico cristiana”.  Il mondo si orienta a destra,  anche in provincia  apre le sue sezioni il Movimento sociale italiano, si legge sempre sulle  relazioni del rappresentante del governo in provincia, poco o nulla interessato a rimarcarne i veri caratteri neofascisti. Pur di fronte ai lavori di un’Assemblea Costituente che si appresta a mettere fuorilegge e a dichiarare “vietata  la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

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