Scioglimento di Forza nuova. Primo passo alla Camera, ma in confusione

23 Ottobre 2021
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 A.P.

 

La Camera dei deputati ha votato le mozioni dopo l’aggressione alla sede della Cgil. Il centrosinistra ha votato la mozione che chiede al governo lo scioglimento di Forza Nuova mentre il centrodestra si è astenuto. E’ passata anche con i voti del centrodestra, e l’astensione del centrosinistra, la mozione che chiedeva lo scioglimento di tutte le realtà eversive.
La modalità di votazione dei due schieramenti, centrodestra e centrosinistra, fa presumere l’esistenza di un accordo. Ma la prospettiva costituzionale è falsata, e il centrosinistra si è astenuto su una mozione sulla quale doveva votare contro. Infatti, la Carta vieta la formazione di associazioni e partiti fascisti, mentre non impone alcuna repressione per le formazioni non fasciste, anche se rivoluzionarie. Per le prime infatti la XII disposizione transitoria e finale non lascia dubbi: “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista“. Quindi lo scioglimento è imposto a prescindere dalla modalità d’azione. Tanto più se la formazione pratica anche metodi tipici del fascismo, come l’assalto alle sedi dei sindacati o delle associazioni democratiche.
L’art. 49 invece dispone:” Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale“. Qui ciò che rileva non è il fine, è il metodo democratico dell’azione, quindi un partito può essere rivoluzionario o eversivo nei suoi programmi (sempre che non sia fascista), ma non può subire repressioni se persegue le proprie finalità con metodo democratico, ossia nel rispetto delle regole costituzionali e delle leggi.
Pertanto, non si può mettere sullo stesso piano un’associazione fascista ed una rivoluzionaria, poniamo, di sinistra. Si tenga però conto del fatto che la libertà di associazione ha dei limiti generali:  le associazioni devono perseguire finalità non vietate al singolo dalla legge penale. Si può fare in associazzione tutto ciò che si può fare singolarmente. Ergo, non si può vietare all’associazione ciò che è lecito per i singoli. La libertà di associazione è, dunque, commissurata alla libertà individuale. Sono poi “proibite le associazioni segrete e quelle e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare“. La ratio è chiara: in un ordinamento democratico non si giustifica la segretezza delle associazioni, anzi questa lascia presumere finalità incofessabili. Il carattere rigidamente gerarchico, il carattere militare, non sono consoni al metodo democratico, insomma evocano più la violenza che il confronto, la dialettica delle armi anziché le armi della dialettica. In questo modo si possono proibire tutte le formazioni, anche camuffate, che, pur non dichiarandosi fasciste o negando a parole tale carattere, lo sono sostanzialmente. Ovviamente questo divieto riguarda anche le associazioni che perseguono finalità dichiaratamente non fasciste o addirittura antifasciste se organizzate  in modo militare in quanto - come detto - tale struttura e’ di per se’ contrastante col metodo democratico. Per la stessa ragione le riunioni in luogo pubblico, ossia le manifestazioni, devono svolgersi pacificamente e senza armi. La nostra Costituzione è talmente garantista che ammette (esclusa la finalità di restaurare il fascismo) qualunque finalità politica perseguita democraticamente. L’idea è ragionevole. L’entrata in vigore della Costituzione non ha sancito la fine della storia: l’evoluzione o anche le rotture sono possibili: ciò che dev’essere garantita è la democrazia. Il principio democratico è inderogabile.

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