Bloccato il ddl Zan: gli umori incivili si manifestano al Senato al riparo del voto segreto

29 Ottobre 2021
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A.P.

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Questa la notizia. L’Aula del Senato ha votato a favore della cosiddetta ‘tagliola’, chiesta da Lega e FdI. Salta l’esame degli articoli ed emendamenti del ddl Zan, per cui l’iter si blocca. A favore, 154 senatori, 131 i contrari e due astenuti. La votazione, avvenuta a scrutinio segreto, è stata accolta da un applauso. Il disegno di legge contro l’omotransfobia era stato approvato dalla Camera il 4 novembre 2020.
Non mi affascina l’inevitabile polemica ad uso elettorale. Di chi la colpa? La Casellati si giustifica per la concessione del voto segreto, questioni giuridiche di regolamento, Renzi e Boschi incolpano dell’insuccesso l’integralismo del PD e del M5S, a loro dire, non disponibili a mediazioni. E bla, bla, bla! La verità è che questo voto è lo specchio di questa maggioranza e di questo paese. Della maggioranza che è formata da forze più che divise incompatiibili, con visioni opposte su temi centrali attinenti alla libertà degli individui e alla civiltà del paese. Da un lato un moderatismo da benpensanti dall’altro un ritorno a umori primatisti e primitivi, fascistoidi.
Perché tanta discussione  e tanto contrasto sul testo della legge Zan, approvata alla Camera il 4 novembre 2020? In fondo, si riallaccia alla legge Mancino che contrasta i reati di razzismo e prevede il carcere da uno ai quattro anni per chi istiga alla violenza omofobica, intervenendo sull’articolo 604 bis del codice penale.
C’è poi una parte non repressiva che mira a diffondere una cultura della tolleranza. In particolare viene istituita una data italiana, il giorno 17 maggio, quale “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”.
C’è in questo un varco per una compressione della libertà di manifestazione del pensiero e di opinione? Non pare, niente di stravolgente. Un testo frutto di puro buon senso, distillato di ragionevolezza e di stimolo al buon vivere democratico. Si può non condividere un’opinione o una tendenza o una propensione, ma la si rispetta. In realtà, questo delicato bilanciamento attraversa  tutta la nostra Costituzione e la Corte costituzionale se ne è occupata in altri casi. In fondo tutte le libertà devono fare i conti con diritti di pari grado di altri cittadini, che la pensano diversamente perché di altro credo politico o religioso o di altre tendenze o propensioni. Ciò che risolve la situazione, ciò che evita la degenerazione del contrasto in violenza è il metodo democratico, così nella partecipazione alla politica come nella professione della fede religiosa e perchè no, dunque, nell’ostentare tendenze sessuali differenti. In altre parole, stando ne perimetro tracciato dal codice penale, si può sostenere ciò che si vuole, salvo il rispetto delle opinioni e propensioni altrui che, a parti invertite, è la chiave anche della nostra libertà. Analogamente nel caso dell’omofobia, si può essere contro, ma questa opinione dev’essere avanzata con metodo democratico, con la libera discussione pubblica, dando per scontata la legittimità della posizione altrui.
Sembra, dunque, eccessiva la preoccupazione del Vaticano, che paventa una limitazione del suo magistero. Chi ritiene che la coppia è solo quella ad immagine di Adamo ed Eva, lo può fare, senza però compiere atti o assumere iniziative volte a coartare la volontà altrui e ad imporre la propria.
Libertà di pensiero, azione democratica e attività violenta e prevaricatrice sono concetti ben distinguibili. La storia ce ne ha dato tragica prova in tutti i tempi. Non si vede perché in questo caso si vogliono complicare le cose con argomentazioni che mischiano libertà di opinione e azione prevaricatrice. Son due cose diverse. Posporre queste elementari verità democratiche alle tattiche e agli intrighi parlamentari è di per sé uno svilimento dell’azione delle istituzioni e del dibattito politico tout court. Qualcuno ha detto che chi ha votato contro ha voluto fermare il futuro o fare un dispetto agli avversari,  in realtà, più semplicemene ha manifestato i propri umori omofobi offrendo una fotografia impresentabile del paese. Ma a questo siamo! Altro che “dialogo aperto e non pregiudiziale”, caro cardinale Gualtiero Bassetti, altro che concorso dei cattolici “all’edificazione di una società più giusta e solidale”.
L’unica cosa incomprensibile che anche questa vicenda rivela è come mai forze che si definiscono democratiche e costituzionali possono stare in un’alleanza di governo con con chi dà voce a questi umori di evidente inciviltà.

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