“Mario Antonino e gli altri. 1938, Monserrato: le carte dell’Ovra raccontano come 80 anni fa un gruppo di giovani sfidò il regime fascista”

17 Novembre 2021
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Gianna Lai

 Presentazione, con l’Autore, Giovedì 18 novembre a CAGLIARI, dalle 18 alle 20, presso la Sala Renzo Laconi della Fondazione Berlinguer in Via Emilia 39.


Dall’Introduzione: “Quando nel 1936 ha inizio la vicenda che ha come protagonisti un gruppo di giovani monserratini che si opposero alla dittatura fascista, i loro “leaders” Mario Corona, noto “Fidellinu”, e Antonino Tinti, noto “Sceriffo”, avevano rispettivamente 20 anni e 17 anni, più o meno questa era anche l’età degli altri ragazzi “sovversivi” monserratini che erano stati accusati di voler “attentare all’unità nazionale” e deferiti al Tribunale Speciale………Questa non è ‘una storia minima’ e neanche una storia locale, o non è solo una storia locale monserratina”….
il libro sarà disponibile alla presentazione Giovedì 18 novembre a CAGLIARI, dalle 18 alle 20, presso la Sala Renzo Laconi della Fondazione Berlinguer in Via Emilia 39.
Ecco ora una recensione di Gianna Lai.

A sfogliare semplicemente il libro, per dare una prima occhiata di insieme, già subito capisci come il documento si mischi al racconto diventandone, poco a poco, parte integrante, che si tratti di ricostruzione degli eventi o di completamento della biografia dei protagonisti. Così procede Marco Sini nella sua nuova pubblicazione sugli antifascisti di Monserrato, “Mario Antonino e gli altri”, recentemente uscito per Condaghes. E approfondisce uno studio di lunga durata, sempre costruito sul rispetto delle fonti, dai provvedimenti di polizia, alle sentenze del Tribunale speciale fascista, ai documenti audiovisivi, alle testimonianze orali, agli autori e letture sull’argomento, spesso citati nel testo e nella bibliografia finale, anch’essa parte integrante della narrazione. A ricorrere spesso la figura di Emilio Lussu, ispiratore della nuova democrazia e vero esempio di combattente antifascita, coraggioso e maestro di vita per tutti quei giovani. Tanto è vero che si suole ricordare, complici sicuramente gli scritti di Marco, di come “i monserratini ai fascisti li picchiavano loro”, secondo la letterale traduzione dal sardo. E se anche in questo libro ricorre la “sfida” del sottotitolo contro il regime fascista, convinti certamente i giovani di dover fare opposizione in nome di veri ideali profondamente sentiti, a renderli più forti una resistenza che si fa collettiva, allargandosi alla partecipazione dei paesani, per saldarsi poi al territorio e alla città di Cagliari. Tante le figure e i personaggi, fin

dall’ inizio degli anni trenta una sequenza di nomi a esprimere la coralità di una scena, che tale si mantiene a lungo, nonostante la dura repressione, nonostante “gli arresti e i confinamenti del 1935″. Centrale, naturalmente, il ruolo svolto da Giuseppe Zuddas, attraverso i cui materiali di Giustizia e Libertà si formano Mario Antonino e gli altri. E che spiega fin da subito come mai si contano così numerosi i condannati del Tribunale speciale tra i 9.000 cittadini che vivono in paese, trattandosi non solamente di ammoniti, sorvegliati o confinati, ma di incarcerati che scontano la pena, e poi di fuoriusciti che divengono partigiani in Italia, oltre la linea gotica. Così “Mario Antonino e gli altri”, per entrare finalmente nel vivo della storia, ma il libro si presta ad una conta degli antifascisti monserratini impegnati in quegli anni, che sarebbe interessante porre a confronto col resto della Sardegna, per sapere se una così alta partecipazione sia riscontrabile anche in luoghi diversi. La ricerca nella ricerca, da ampliarsi ancora, grazie a tutto quel materiale contenuto nel testo, cui fare ricorso se si volesse ampliare il quadro. Che è già dato, nell’anno 1938 del sottotitolo, dalle vicende di Mario Corona e Antonino Tinti, giovanissimi ispiratori di un gruppo di antifascisti impegnati a svolgere “attività di propaganda contro il regime”. Nel 1938 condannati entrambi a cinque anni di carcere, il primo a Saluzzo, in cella con Rodolfo Morandi, partecipa poi alla Resistenza, comandante dei partigiani che liberano Fucecchio, nella zona di Empoli; il secondo esce dal carcere di Fossano nel 1940, continuando a svolgere attività antifascista nell’esercito. E poi “gli altri”, di ispirazione sardista e giellista anch’essi, mentre continui, nella narrazione, si susseguono i rimandi ai gruppi monserratini già formati. Fino a divenire un unicum la vicenda, se pensiamo che nei capi d’accusa contro Tinti e Corona sono ricompresi pure i “collegamenti con i fuoriuciti sardi a Parigi”, Giuseppe Zuddas il riferimento più significativo in Francia per conto di Giustizia e Libertà, prima di partire per la guerra di Spagna, dove troverà la morte nel 1936.

Per aver lanciato il primo ottobre 1938 volantini di GL al cinema Olimpia di Cagliari e per le scritte immeditamente successive sui muri di Monserrato, 11 persone vengono arrestate, organizzatori, secondo il Tribunale fascista, Mario Corona e Antonino Tinti. E il lungo documento del “Procuratore generale presso l’Ecc. mo Tribunale Speciale”, collocato verso la fine del libro, a definire il punto di vista di chi comanda, per capire come è la vita di chi vi si oppone. Sintesi di pedinamenti e di interrogatori degli imputati, ad opera della occhiuta polizia fascista, vi si intrecciano gli spostamenti di Corona e Tinti a Carbonia, poco prima dell’inaugurazione della città da parte di Mussolini, il primo assunto nelle imprese edili che costruiscono la città, a svolgere opera di proselitismo e propaganda. Capo di imputazione, secco e brevissimo, “attività comunista a Monserrato e a Cagliari”, per Tinti Antonino, collocato invece a fianco al testo, nella pagina che ne narra la vicenda. Attingendo infine l’autore alla testimonianza di Mario Corona, “Con Antonino Tinti di fronte al Tibunale di Mussolini”, già pubblicata ne “L’antifascismo in Sardegna”, a cura Manlio Brigaglia, per restituire a chi legge un quadro completo dell’intera vicenda. Ecco perché Monserrato merita questo attento studio sull’esistenza dei suoi cittadini al tempo del fascismo, dai 250 sardisti organizzati, all’inizio degli anni Venti, contro “gli assalti degli squadristi fascisti”, all’episodio narrato in “Marcia su Roma e dintorni” da Emilio Lussu, quando le buscano seriamente i fascisti, ridotti malamente e costretti alla fuga dal paese, dopo essersi avventurati in una pericolosissima spedizione punitiva. Fino alle elezioni del 1924, “la sconfitta del listone fascista-nazionalista e la netta affermazione sardista, cui sarebbe seguita la revoca del sindaco Sarigu e il commissariamento del Comune, fino alla perdita dell’autonomia comunale”. E poi gli arresti del 1930, in concomitanza con la dura repressione contro gli esponenti di Giustizia e Libertà in tutta Italia, e gli oltre cinquanta mandati di cattura dopo la cosidetta “rivolta del vino”. Quanti comuni ci sono in Italia che al tempo del listone han rifiutato di votare per il sindaco fascista, eleggendo un antifascista e sfidando il regime fino allo scioglimento punitivo? E ci sarebbe da chiedersi, tornando per un momento all’oggi, se non sia arrivata troppo tardi la stessa restituzione dell’autonomia al comune monserratino, non a caso ad opera della maggioranza sardista e comunista al tempo della giunta di Mario Melis, da intendere come vero risarcimento di democrazia e riabilitazione di un’intera comunità antifascista.

Vediamo, potremmo esserci dimenticati di un passaggio importante, di una figura significativa, allora torniamo a sfogliare il libro, la prima cosa da fare per capire di cosa si tratta, vederlo e toccarlo un libro, prima ancora di leggerne le parti di sintesi, l’introduzione, ecc. Qui è il filo che lega i vari titoli dell’indice a dare un primo ordine: siamo in una classe di fronte agli studenti, da dove cominciare se non dallo studio della copertina, da quei bei visi ritratti in fotografie risalenti, probabilmente, a schede segnaletiche della polizia? Sì, proporne la lettura proprio così agli studenti, da dove pensate vengano queste figure, poste di fronte e di profilo e poi col capo leggermente piegato? Se ne capisce il tema, si apprende subito una cosa fondamentale che può innestare un accostamento, un processo di identificazione, l’età giovanissima dei protagonisti perseguitati, molto vicina a quella dei possibili nostri studenti lettori, per come le biografie siano formidabili strumenti di conoscenza. Rimangono impresse nella memoria la vita e le storie dei partigiani, una diversa dall’altra, e rimandano ad altre storie, a tutta la Storia, coinvolgenti e capaci di avvicinare a quelle vicende i sardi e la Sardegna, che pure non hanno vissuto direttamente la Resistenza nel proprio territorio: i partigiani sardi nel Nord d’Italia e nella guerra di Spagna, il mondo tutto intorno.

Così procede questo libro nell’ordinare una materia particolarmente composita, storie di antifascisti, biografie e vicende familiari, e aridi bollettini di tribunali e aridi verbali di questori e prefetti, ostici alla lettura. Se non fosse che, sapientemente, è la narrazione stessa a richamarli, indispensabili per inquadrare la singola figura di antifascista nel paese d’origine e nella storia del fascismo e della Resistenza, e per capire con chi si aveva a che fare quando si decideva di fare l’antifascista. Per restituire quindi, a ciascuno, volontà di riscatto e prestigio. Una condotta umana ancora oggi da ritenere esemplare, che risuona significativa nel nostro tempo, alla luce dei valori rappresentati in quegli uomini e in quelle donne e avveratisi, subito dopo, nella nostra Carta. E che induce a seguirne le tracce, in classe, col professore di Storia, gli archivi a restituircene i tratti salienti in semplici schede facilmente consultabili, l’Associazione nazionale partigiani a costruire anagrafe e memoriali persino on line. Ecco, in tale quadro va dunque posizionato “Mario Antonino e gli altri”, non a caso pubblicato col patrocinio dell’ANPI, che serve infine a capire da dove vengono neofascismo e neonazismo e come si può fare a combatterli, partendo prima di tutto dal diritto alla memoria, contro ogni forma di revisionismo.

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