L’Italia ripudia la guerra e organizza la pace. Che fare oggi?

2 Marzo 2022
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Andrea Pubusa

Per fortuna in Italia abbiamo una Costituzione che ci detta “la linea” nelle situazioni critiche. Anche di fronte alla invasione  dell’Ucraina. Poche chiacchiere. “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” vuol dire solo una cosa. L’Italia e il popolo italiano non possono che essere contro tutte le invasioni armate che offendono la libertà dei popoli invasi, quindi noi non possiamo non essere contro l’attacco russo all’Ucraina. Le controversie internazionali non si risolvono con la guerra, anzi con le armi si complicano e si accentuano. Parola della nostra amata Carta.
Il principio democratico che sta alla base del nostro ordinamento ci impone decisioni e condotte miti, lontane da ogni forma di violenza o anche solo di ostilità verso gli altri popoli. La democrazia è un concetto che implica regole di condotta e di rispetto nelle relazioni umane e interstatali.

La Costituzione  però non ci dice solo cosa dobbiamo ripudiare, cosa avversare, ma ci indica, in positivo, anche il che fare: l’Italia organizza un ordinamento “che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”, “promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Che fare dunque? Il contrario di quanto sta facendo il governo Draghi. Non inviare armi, che è un modo indiretto di partecipare alla guerra, ma generosamente spedire aiuti umanitari. Alleviare in tutti i modi gli effetti della violenza. Farsi promotrice di una conferenza di pace, che investa non solo l’Ucraina ma i rapporti all’interno dell’Europa. La Russia è Europa, bisogna delineare un nuovo ordinamento continentale senza che vi siano organizzazioni o atteggiamenti reciprocamente ostili. Il contrario di invasioni, armi, sanzioni e tutto l’armamentario di misure che ci vengono elencate dai media in questi giorni. La prima organizzazione da mettere in discussione è la Nato, ormai ingiustificata dalla fine dell’URSS e di per sé ostacolo alle politiche distesive.
Infine, ripudiare la guerra vuol dire anche smilitarizzare le menti, condannare il clima bellico che promana dall’informazione faziosa che pervade i media. Più che informazione si fa propaganda. Nei telegiornali e nei giornali radio non viene generalmente delineato il contesto storico, il quadro politico internazionale in cui si colloca l’invasione. E’ certamente non condivisibile, è condannabile l’esito (l’invasione, l’uso della forza e la violenza), nessuna ragione giustifica l’attacco, ma capirne le dinamiche profonde è la premessa per intervenire consapevolmente sulla questione per superarla. Creare un clima fazioso è anch’esso un modo per alimentare lo scontro, per allontanare quei pensieri e quei comportamenti che favoriscono la pace.
L’evoluzione della situazione è pericolosa, perché occidente e Russia, da una parte e dall’altra, mostrano i muscoli, la Russia quello brutale delle armi, l’occidente quello meno cruento delle sanzioni, che tuttavia rompono relazioni e rapporti pacifici, allontanano le parti; manca lo sforzo di individuare un varco per riaprire un dialogo, un punto di avvicinamento. La Russia vuole una Ucraina smilitarizzata e neutrale. Bene  l’UE, che è nata per creare sicurezza e democrazia, puo’ farsi garante di una soluzione che assicuri questi risultati, insieme all’indipendenza dell’Ucraina. Questo esito non e’ incompatibile neanche con l’adesione alla UE, in in clima distensivo e collaborativo.
Per questo bisogna lavorare. In fondo le guerre sono sempre contro i popoli che sono gli unici a subirne gli effetti tragici. Occorre continuare nella mobilitazione, tenendo conto che siamo amici del popolo russo e di quello ucraino, con pari intensità. E, in quanto democratici, siamo avversari delle oligarchie nostre e altrui, di tutte le oligarchie. Da queste, a ben vedere, nasce la guerra.

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