Elezioni. Le analisi non tengono conto del fatto che per via consuetudinaria in Italia la forma di governo e’ mutata, non e’ piu’ parlamemtare. Il capo dello stato forma i governi sentendo Usa, Ue e Nato

11 Agosto 2022
1 Commento


Andrea Pubusa

Se cambia la forma di governo, le analisi fatte su un presupposto che non c’e’ piu’ sono sfasate. Cosa significa dire che, se la Meloni prende un voto in piu’, e’ presidente del Consiglio? Niente, perche’ il capo del governo lo nomina Mattarella senza tener conto dell’esito elettorale, se non nella parte che risponde all’indirizzo politico che egli stesso elabora con grande autonomia. Tenendo conto di cosa? Anzitutto delle spinte che vengono dagli ambienti politico-finanziari europei e americani. Il nuovo capo del governo dev’essere un ferreo e convinto esecutore di quella politica. Un Monti o un Draghi in fotocopia. E’ contro la Costituzione, ma in Italia e’ cosi’ dai tempi di Napolitano. Giustamente Filoreto D’Agostino mette in luce su Il Fatto che con Draghi questa nuova forma di governo d’ispirazione presidenziale si e’ imposta, senza formale revisione costituzionale.
E’ in corso una scontro epocale per la ridefinizione dei ruoli su scala globale, gli Usa non ammettono defezioni o allentamenti in seno agli alleati. L’Italia non puo’ giocare un ruolo internazionale autonomo neppure lievemente, alla Andreotti per intenderci.
La Meloni puo’ prendere voti quanto vuole, ma non rientra in questa cerchia. Non sara’ presidente. La destra vincera’ sul  centrodestra a trazione Pd, ma fara’ un’alleanza proprio col partito di Letta, un nuovo governo di unita’ atlantica senza il M5S, che, non a caso, e’ stato messo fuori dalla maggioranza quando ha contestato la politica di Draghi di filoatlantismo piatto al seguito degli Usa e della Nato.
Se non conta il parlamento per la formazione del governo altrettanto poco incide l’esito delle elezioni. L’importante e’ che le forze filoatlantiche, per il riarmo e la sirizzazione della guerra in Ucraina siano ben maggioritarie per consentire al Capo dello stato di cucinare un governo simile a quello Draghi. O col migliore in persona, secondo i desiderata di cui sono capofila Calenda e Renzi. Per questa ragione si fanno e si disfanno alleanze. Per questo Di Maio viene indotto alla scissione e abbandonato. Tutte queste piccole manovre sono ininfluenti sulla politica nazionale, che e’ decisa in altri contesti su interessi ben piu’ grandi delle cosette di cui ci parlano in campagna elettorale Salvini, Meloni o Berlusconi o Letta. Cio’ che conta e’ il filoatlantismo, inteso come subalternita’ agli interessi americani. Quella del governo itaiano e del suo presidente non è partita che si gioca in un incontro a tre a casa Berlusconi. Tra parentesi poi neanche l’ex cavaliere e Salvini hnno intereeee a rafforzare la Meloni.
Per quessto sono vani gli appelli  a Letta di allearsi con Conte o di dare spazio a Bersani.
Mattarella il governo lo ha gia’ deciso e forse ha gia’ scelto il capo del futuro governo consultando Usa, UE e Nato. Si dia una calmata la Meloni e nessuno si aspetti mutamenti rispetto alla linea Draghi, che non e’ decisa in Italia, come dovrebbe essere, dal corpo elettorale in larga misura contrario e dal parlamento italiano. Chiaro?

1 commento

Lascia un commento