Brigata Sassari. Ufficiali-soldati, un popolo in armi e sue contraddizioni. Il Movimento combattentistico, il Psd’az, la repressione fascista

26 Agosto 2022
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Andrea Pubusa

Continuiamo negli appunti a margine delle letture sulla Brigata Sassari

I giornali e la buona borghesia isolana suonavano la gran cassa del patriottismo, ma praticavano, senza pudore, l’imboscamento. Solo due ufficiali provenivano dalle loro fila. Tutti gli ufficiali, impiegati e laureati, venivano dalla piccola propriieta’ delle campagne ed erano personalmente e culturalmente legati ai soldati contadini-pastori. Questo spiega lo straordinario trasferimento di abitudini e tradizioni sarde nell’Altopiano, a partire dslle gare poetiche (famosa quella in Val di Piana del ‘17) o la difesa ferma gli ufficiali contro ordini assassini di generali o comandanti non sardi alla truppa. Drammatico e significativo quello, allo Zebio, nei riguardi del comandante Melchiorri. I soldati si rifiutano di andare a morte certa, sono sostenuti dal loro ufficiale, capitano Fiorelli. Melchiorri ordina la decimazione, il capitano la contesta anzitutto per motivi formali: ci vuole il parere del comando, lui non ha la competenza.  Melchiorri insiste nell’ordine. Il plotone si schiera, ma fa fuoco in aria. Melchiorri perde la testa e inizia lui l’esecuzione, assassinando a sangue freddo un poveraccio e poi altri due. Ma poi tocca a lui lasciare questa valle di lacrime, colpito da fuoco “amico” del plotone di esecuzione.
Analogo il caso che ha visto protagonista Emilio Lussu. Risposta secca di Lussu: “Signor no” all’invio dei soldati al massacro. “Questa e’ insubordinazione!?”. “Signor si!”. Quindi “fucilazione immediata” di Lussu? Risposta di Lussu “Signor si’”. Ma poi prevalse il buon senso. Come si poteva, del resto, fucilare un grande ufficiale come Lussu, gia’ un mito fra i soldati?

Furono questi ufficiali, o meglio quelli fra loro, che seppero valutare criticamente la guerra, le sue ragioni e le sue conseguenze ad abbandonare la visione falsamente patriottica e ad avanzare una opposizione alla belligeranza e una prospettiva sociale e democratica. Nasce il movimento combattentistico sardo che ha nel Psd’az la sua punta politica avanzata con proposte rivoluzionarie sul piano sociale (riforma agraria e cooperazione; istituzionale interna e nei rapporti con lo stato - autonomia nella forma federale. Lussu portera’  con forza questa posizione fin nell’Assemblea costituente del 1946).
Questa evoluzione pero’ non e’ di tutti. Ci sono i fascisti e spingono con decisione e violenza. Basti pensare  al gen. Carlo Sanna di Senorbi’, chiamato affettuosamente “Babbu mannu” dai soldati della Brigata, che fu il primo presidente del Tribunale speciale. Ci sono i sardisti che vengono attratti da questa prospettiva e fanno la scissione, aderendo al partito fascista. C’e’ la repressione violenta che colpisce Lussu innanzitutto. Arrestato per  lo sparo mortale a Porra’ nell’assalto alla sua casa in Piazza Martiri, e poi assolto per legittima difesa, il capitano viene spedito al confino di Lipari. Il resto lo conosciamo, ma il Psd’az - come dice Lussu - ne e’ colpito duramente, mortalmente. Lussu sara’ costretto a scelte dolorose, alla scissione dal Psd’az, per mantenere la sua fedelta’ alla prospettiva rivoluzionaria sardista-socialista delle origini.
Ma, lasciando ad altra occasione notazioni sulla questione, non puo’ non vedersi in questa vicenda una replica, aggiornata, della repressione dei moti antifeudali angioyani nel 1796? Anzitutto la divisione del fronte “novista”, oggi diremmo riformatore.. Allora, si punto’ sulle tradizionali forze reazionarie (feudatari, alto clero, filosabaudi, burocrazia statale), aggregandovi i ceti professionali emergenti urbani con propensione servente verso i barones. Il contenzioso feudale era molto redditizio per gli avvocati e lo era anche la gestione dei feudi per conto dei titolari assenteisti, spesso ancora spagnoli. Su questo blocco sociale punto’ la Corona per scatenare una violenta repressione contro gli esponenti del movimento antifeudale. Un fascismo ante litteram, simile alla repressione del movimento sardista, riformatore-rivoluzionario. Simile l’attacco ai capi di questi movimenti. Non a caso, Angioy e Lussu, entrambi in esilio a Parigi.
L’alternos non e’ tornato, il capitano si’, con le forze della Resistenza, di cui e’ stato un  alto dirigente sardo, italiano ed europeo. Ma il moderatismo principalmente democristiano, introiettato dal Psd’az e dalle forze centriste, ha sconfitto anche lui, che voleva per l’isola e per l’Italia una radicale trasformazione economica d’ispirazione socialista e istituzionale di tipo federale (con Gramsci). Il grande capitano, tuttavia, non si e’ mai arreso, ha combattuto fino al suo ultimo giorno.

Emilio Lussu

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