Mariotto dovrà cercare un’altra occasione per scassare ulteriormente il Paese

22 Giugno 2009
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Red

E’ stata del 16,4% l’affluenza alle ore 22 in Italia per i quesiti referendari n. 1 e 2, con cui si chiede per LA CAMERA DEI DEPUTATI E PER IL SENATO L’ABROGAZIONE DELLA POSSIBILITA’ DI COLLEGAMENTO TRA LISTE E DI ATTRIBUZIONE DEL PREMIO DI MAGGIORANZA AD UNA COALIZIONE DI LISTE.
Il 16,7% ha votato per il quesito referendario n. 3, quello con cui si chiede per la CAMERA DEI DEPUTATI L’ABROGAZIONE DELLA POSSIBILITA’ PER UNO STESSO CANDIDATO DI PRESENTARE LA PROPRIA CANDIDATURA IN PIU’ DI UNA CIRCOSCRIZIONE. Pochi, dunque, gli astenuti consapevoli nei primi due, il grosso dei contrari è rimasto a casa o è andato in gita al mare, ai monti o in campagna.
In calo anche l’affluenza per i ballottaggi delle provinciali: ha votato il 32,2%. Al primo turno, quando la terza rilevazione fu fatta alle ore 19 di domenica 7 giugno, l’affluenza era stata del 55,5%. Decisamente meglio nei ballottaggi per le comunali, dove l’affulenza ha sfiorato il 50%.
Tornando al referendum, in questa prima giornata di votazioni poco più di un elettore su 10 è andato alle urne per dire la sua. Dunque, salvo improbabili code dell’ultimora Mariotto Segni dovrà cercare un’altra occasione per far danno al Paese.
Iniziano a piangere i molti sostenitori non disinteressati dell’iniziativa Segni-Guzzetta. Tutti fior di democratici! E così il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni ipotizza che raggiungere il quorum entro domani alle 15 si riveli un’impresa disperata. Se ne accorge, con l’abituale acutezza, anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa (che pare volesse recarsi al seggio in tuta mimetica!): è “quasi certo che non si arriverà neanche al 30%”. E quale miglior risultato per dichiarare il referendum istituto “morto” e sepolto? La gente non ha più alcuno stimolo a parteciparvi, per cui La Russa invita tutti a riflettere sul fatto che “la normativa sul referendum andrebbe ritoccata”. E il ministro del Pdl avanza una proposta: aumentare il numero delle firme per proporlo, ma ridurre il quorum a non oltre il 35%. Niente male! Meglio della disciplina contenuta nella Legge statutaria sarda, ormai mandata al macero dalla Corte costituzionale. Un moderato La Russa rispetto al sen. PD Francesco Sanna del PD, che, quando era consigliere regionale, voleva elevare il quorum per i referendum abrogativi sardi (oggi al 33%) e richiedere ben 50.000 firme per la loro ammissione!
Ma non è più semplice eliminare il quorum? Questo fatto indurrebbe tutti a recarsi alle urne. O almeno costringerebbe la cittadinanza attiva a farlo, anziché unire i propri voti agli assenteisti abituali, rendendo così vano l’istituto, che in Italia è stato lo strumento di battaglie importanti come il divorzio e l’aborto. Anche quel noto democratico di Gianni Alemanno è dispiaciuto. “E’ un peccato davvero”, osserva, che l’affluenza alle urne sia così bassa, anche perché lui stesso, ricorda, fu tra i promotori della consultazione contro la legge elettorale nota come “porcellum” proprio per il fatto che i suoi meccanismi non consentirebbero di rispettare in pieno la volontà popolare, a cominciare dall’impossibilità di poter esprimere le preferenze. Ma non sà che questa disciplina non è toccata dall’odierno referendum? O continua a disinformare?
E i promotori che dicono? Oltre al problema della scarsa affluenza, per il presidente del Comitato promotore del referendum Giovanni Guzzetta, c’é anche un’altra difficoltà: quella delle “intimidazioni del ministro dell’Interno Roberto Maroni” che avrebbero avuto effetto sui presidenti di seggio. In molti casi, anche a Milano, denuncia Guzzetta, le schede non sarebbero state date spontaneamente agli elettori, ma solo dietro “pressante richiesta”. Sarà. Certo è che ai seggi non si sono viste spinte e file di elettori bramosi di dire sì! Per cui, una volta tanto, ha ragione il senatore della Lega Alberto Filippi, per il quale Guzzetta “farnetica”. Ma non da oggi, si potrebbe aggiungere, fin dal giorno in cui si è messo in società con Segni. Filippi, però, esagera quando dice che il “flop” della consultazione “non dipende certo dalle cosiddette ‘intimidazioni’ di Maroni, ma dall’intelligenza dei cittadini che non vogliono una dittatura parlamentare in stile peronista”. Vera quest’ultima affermazione sullo stile peronista, non la prima sull’intelligenza dell’elettorato, che, nella generalità, rimane a casa per inerzia più che per un voto consapevole.
Ora cade ogni alibi: chi vuole la modifica della legge elettorale deve fare qualcosa. Non c’è, però, da star tranquilli sulla prospettiva, se pensate che l’unico che tiene dritta la barra è Casini, da sempre per il sistema proporzionale corretto alla tedesca. Pardon: la pensa così anche la sinistra c.d. radicale, che però non conta più nulla.

2 commenti

  • 1 Gianni S.
    22 Giugno 2009 - 13:15

    E’ brutto che questo sito esulti per il mancato ragg del quorum. Così si disabituano i cittadini alla partecipazione; si doveva andare a faccia alta e votare contro, fare fallire il refer è già successo in Sardegna e non siamo stati contenti. La politica in questo modo anche per colpa della sinistra perde e va in frantumi. Ai refer si va a votare sempre- lo abbiamo detto e dobbiamo rammaricarci per questo insuccess del ref. O no?
    Cari amici di questo sito sembrate ondivaghi e però so che no lo siete. Un lettore sardo deluso

  • 2 settimo spiga
    22 Giugno 2009 - 16:26

    “Vera quest’ultima affermazione sullo stile peronista, non la prima sull’intelligenza dell’elettorato, che, nella generalità, rimane a casa per inerzia più che per un voto consapevole”

    Bella idea avete avete sul popolo! E chi ve lo dice che la gente è inconsapevole? Ma state zitti. Più rispetto! Perchè serve rispetto per ogni forma di voto e anche di non voto! Proviamo a chiamare la gente per refer non imbroglio…

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