Elly, una bella novità, ora la prova dei fatti

1 Marzo 2023
3 Commenti


A.P.

 Che Schlein  costituisca una novita’ e’ innegabile. Anzitutto l’eta’, che non e’ solo un dato anagrafico. E ‘ un salto, una rottura rispetto ad una sinistra sospesa ancora fra novecento e nuovo contesto. La sua partecipazione ai movimenti per i diritti civili, la sua capacita’ di utilizzare modalita’ di coinvgimento popolare,  mutuati da Obama, ne fanno una leader aperta, accattivante. E qui sta la spiegazione della sua sconfitta nei circoli e al tempo stesso del suo successo ai gazebo. Ma i gazebo si smontano e vanno in magazzino, i circoli restano e dentro ci sono certo belle realta’, ma anche vischiosita’, deteriori tatticismi, manovre di potere e veri e propri intrighi.

Ce la fara’ Elly a sconfiggere tutto questo? Riuscira’ col suo entusiasmo a mettere all’angolo il partito delle bande per dare spazio  al nuovo? Ha fatto bene ad aprire subito il tesseramento. Un modo per riempire i circoli di bella gente dei movimenti, ma i vecchi resistono e non paiono disposti a mollare. E poi, da che mondo e’ mondo, cio’ che alla fine e’ decisiva è la politica. Ora qui, non c’è dubbio, la Schlein ha un modo nuovo di presentare la proposta, ma il modo allegro, accattivante di declinare gli obiettivi, il suo fare non burocratico non nasconde del tutto che si tratta delle stesse parole d’ordine di Letta o Bonaccini, mentre le questioni dirimenti sono oscurate. Poche chiacchiere,  primo tema oggi e’ la guerra, che vuol dire politica europea, rapporto con gli USA e la NATO. Rapporto con la Russia. Si opta per la “Casa comune europea” o per l’accerchiamento? Si torna a Ventotene o si va verso la chiusura e un bellicissmo pericoloso e privo di senso? Reazionario, come quello del governo, della Meloni e di Crosetto e dei produttori di armi (in Italia le societa’ pubbliche sono presiedute da notabli del  PD). 

L’altra questione centrale è il lavoro. La sinistra nasce fra i lavoratori, ha inscritto nel suo dna il mondo del lavoro, da far crescere nei diritti, fino a renderlo elemento prevalente nella guida del paese. Il tasso di democraticita’ dell’ordinamento si misura sul peso del mondo del lavoro, nella societa’, nella produzione e nel goverto. E qui si misura l’uguaglianza. Su questi temi, bisogna ammetterlo, Elly e’ stata finora reticente. Parla di “poveri” non di lavoratori o classi subalterne. Ma il concetto di povero evoca quello di carita’, si proietta nel mondo della compassione, ed ha un’ascendenza religìosa. I diritti e la lotta per conquistarli sono altra cosa. Sono temi complessi. Rimandano ad un’analisi della società, dei blocchi sociali e tanto altro. Si comprende che non si puo’ improvvisare in una conferenza stampa post-elettorale. Quindi e’ giusto aspettare, e dare alla neo-segretaria tempo. Sappia pero’ che qui si gioca la partita. E il tempo non e’ molto. 

3 commenti

  • 1 Aladinpensiero
    1 Marzo 2023 - 08:22

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=141121

  • 2 Adriano Salis
    1 Marzo 2023 - 11:46

    Analisi perfetta delle speranze che ha suscitato nel fronte Progressista la vittoria inaspettata ai gazebo di Ellie Schlein.
    Ma, come scrive Andrea Pubusa, “i gazebo si smontano” e l’apparato del partito, quello che ha vinto nelle sezioni, resta.
    E non sono certo che tutti i numerosi “riformisti” (?) del PD accetteranno la sconfitta con l’apparente fair play di Bonaccini e Nardella.
    È necessario, quindi, aspettare la versione in prosa, la precisazione nei fatti, delle pur importanti novità programmatiche esposte da Schlein nel percorso congressuale.
    Assieme alle evidenti “prudenze” con cui sono stati trattati temi che hanno lacerato la Sinistra nell’ultimo decennio, il lavoro ed i diritti dei lavoratori, e negli ultimi anni, parlamentarismo o “decisionismo”, rapporti Nord-Sud sempre più sbilanciati verso il primo, autonomia differenziata, e da ultimo ma prioritario, il tema del ruolo dell’Italia e dell’Europa nello scenario geo-politico mondiale e della guerra o, meglio, delle guerre.
    Ancelle di USA e NATO o partner autonomo, determinato e responsabile?
    A breve, a metà Marzo, l’Assemblea nazionale del PD eleggerà i gruppi dirigenti del “nuovo” PD e definirà, si spera, le “nuove” linee programmatiche del partito.
    Nel frattempo noi, nel nostro piccolo, ricordiamo sempre gli errori disastrosi che hanno portato Meloni e la destra a Palazzo Chigi e continuiamo a lavorare per la ricomposizione del fronte Progressista.

  • 3 Aladin da Costituente Terra (Raniero La Valle)
    1 Marzo 2023 - 16:08

    Da Costituente Terra - Newsletter n. 106 del 28 febbraio 2023

    NON L’ABBIAMO VISTA ARRIVARE

    Cari amici,
    “Anche questa volta, non ci hanno visto arrivare”. Sono state queste le prime parole di Elly Schlein nell’accettare la vittoria che pochi minuti prima il suo concorrente alle primarie del PD, Stefano Bonaccini, le aveva “concesso” (e invece, contro il linguaggio del politichese scorretto, le avevano “concesso” gli elettori).
    Ma è proprio vero che non l’hanno vista arrivare? No, non è vero. Tanto l’hanno vista arrivare, che ne sono rimasti terrorizzati, giornalisti, politici, conduttori televisivi, governanti, uomini del mercato, vestali della conservazione. custodi dell’establishment. Avevano tanto congiurato per la fine del PD, la scomparsa dei partiti, la diserzione dalle urne, il commiato dalle ideologie, che quando hanno visto il rovesciamento dei pronostici, la sconfitta degli apparati di partito, la minaccia della novità, ne sono stati traumatizzati, ed è stato tutto un rincorrersi di ipotesi, di lamenti, di moniti, di esorcismi su come sarebbe stato un Partito Democratico rinato dalle ceneri, che con una giovane leader iconoclasta si rimettesse a fare politica, a compiere scelte, a parlare di alternative. E tutti a dire: sì, ma almeno sull’atlantismo, sulla fedeltà all’America di Biden, sull’invio di armi, sulla riconquista della Crimea all’Ucraina in odio della Russia, sulla guerra, resti con noi, non si azzardi a cambiare posizione nella linea del PD.
    Ebbene, proprio su questo, e solo in questo, noi non l’abbiamo vista arrivare. Non una parola nel primo rapporto con l’informazione, nel discorso della vittoria. Non un’apertura alla ricerca di una nuova responsabilità dell’Italia, dei suoi governi, della sua opinione pubblica, delle sue culture politiche.
    Certamente lo farà, e noi appunto su questo aspettiamo di vederla arrivare. E lo diciamo non solo per l’assillo che sta nel cuore della nostra visione politica, ma anche per il successo della sua impresa, per il ritorno del PD sulla scena pubblica, per il suo risorgere come partito, per la ripresa della sua funzione nazionale, per il recupero della sua dignità di forza popolare intesa al bene comune.
    Molte infatti sono le cose da fare, e molte la nuova segretaria del PD ha promesso di farle. Ma ci sono, tra tutti, “i problemi più urgenti”, ovvero il mare e la guerra, cioè il mondo da fare.
    Siamo a una svolta in cui è vitale capire quali siano le priorità. Accadde anche con la Chiesa cattolica, al Concilio: si mise allora molta carne al fuoco, tanta era l’ansia e il bisogno del rinnovamento: la liturgia, il latino, il rinnovamento biblico, il primato pontificio, l’episcopato, l’ecumenismo, la missione. E alla fine si capì che tutto questo sarebbe stato vano, che la Chiesa non sarebbe cambiata, che la Curia avrebbe di nuovo preso il sopravvento se non si fossero individuati “i problemi più urgenti”, se non fosse stato il mondo con la sua umanità a irrompere e a mettere in causa la quiete della Chiesa. E si scoprirono i “segni dei tempi”, evocati da papa Giovanni, e si ruppe con vecchie dottrine, si prefigurò una Chiesa in uscita per entrare nel mondo e nella storia. E fu il “mai più la guerra” proclamato dalla tribuna dell’ONU, la espulsione della guerra dalla ragione stessa dell’uomo, dalla sua antropologia, l’abbandono perfino delle verità teologiche che avevano millantato per secoli le “guerre giuste”, anche quelle “umanitarie”, per il petrolio, le guerre in nome delle sovranità offese. E ne discese, in coerente conseguenza, la chiamata della donna alla vita pubblica, i lavorator rivendicati sempre come soggetti e persone, il superamento dei rapporti di dominio, le Costituzioni, l’ONU, l’appello alla verità, alla giustizia, alla libertà, all’amore. Religione? No, politica, o meglio la ritessitura dell’integrità umana, la ricomposizione della convivenza, del rapporto tra religioni e culture, tra pace e diritto, della riconciliazione con la Terra, non scissa tra natura e storia.
    Per l’Italia, per il mondo, non ci vuole meno di questo. Certo, tutto ciò non è nelle possibilità di un solo partito, e nemmeno del solo sistema politico come tale.
    Ma occorre cominciare. “Dietro l’angolo” occorre prendere un’altra strada. La grande forza del PCI in Italia, il consenso che ebbe, l’efficacia della sua egemonia, perfino la qualità della sua cultura non vennero dalla sua ideologia classista, dalla sua debole risposta al capitalismo imperante, nemmeno dalla questione morale, ma vennero dalle sue scelte di politica internazionale, dalle lotte per la pace, dal no ai missili a Comiso, dalla scelta a favore del diritto e della liberazione dei popoli.
    Su queste sponde non solo in Italia, ma in Europa e sull’Atlantico – “allargato! – vorremmo veder arrivare quei leaders che da tempo aspettiamo.

    Con i più cordiali saluti,

    http://www.costituenteterra.it (Raniero La Valle)

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