Schlein e Bonaccini: tanto rumore per nulla?

13 Marzo 2023
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Andrea Pubusa

Dunque ciò che i gazebo hanno ribaltato, il partito ricompone. Al vincitore nei circoli l’organizzazione, alla trionfatrice del voto libero le piazze. Del resto si è capito subito che il megafono è una bella cosa, un bel mezzo di comunicazione, uno strumento per arringare le folle movimentiste, ma gestire un partito formato di bande è un’altra.  Del resto Elly va ripetendo - ed è un bene sia ben chiaro - quanto ormai tutti dicono, talvolta anche a destra: transizione ecologica, diritti civli, uguaglianza, uomo donna, niente omofobia, ma sulla questione centrale, dirimente, ossia la guerra, segretaria e presidente del PD sono indissolubilmente legati. Per la prosecuzione della guerra l’una, per la prosecuzione della guerra l’altro. La collocazione è nel filone atlantico oltranzista. Non siamo così ingenui da pretendere una dislocazione del tutto diversa. Sarebbe bene, ma questa prospettiva non è neppure di Conte, solo le minuscole forze della sinistra di ispirazione comunista sono su questa posizione, ma uno smarcamento è possibile, un’apertura a scenari che non siano solo l’invio di armi, la demonizzazione di Putin e la beatificazione di Zelensky è proponibile, anche perché un giorno o l’altro alla trattativa si dovrà arrivare, salvo che non si pensi che l’Ucraina, cioè gli USA, la Nato e l’UE vogliano spingere il conflitto verso esiti catastrofici.

La Schlein e il PD dovrebbero inventarsi qualcosa, una mossa che raccolga l’aspettativa dell gran parte delle masse popolari. Ormai, la gente è stanca e segue le vicende belliche con sempre minore interesse. Non crede alla narrazione dei media occidentali e di quelli italiani, in larga misura sdraiati sulle veline statunitensi. Che Zelensky sia più democratico di Putin non ci crede nessuno. A Mosca i partiti esistono, con tutti i loro difetti, sia ben chiaro, ma a Kiev esiste solo quello di Zelensky, tutti gli altri fuori legge. La situazione economica si aggrava e azzanna le famiglie, la loro sopravvivenza. Si affaccia lo spettro di un conflitto più vasto, e ci si chiede perché noi dobbiamo tollerare tutto questo.  In fondo, chi è chiamato a salvare l’Ucraina e il popolo di quel paese è proprio il suo presidente che, a ben vedere, ha questo come suo primo compito e dovere. Ed invece ha addirittura fatto approvare una legge che vieta di parlare di pace. Zelensky sacrifica il suo popolo e il suo paese per una causa, l’egemonia mondiale degli USA, che travalica la garanzia di indipendenza del suo stato, che ovviamente sta a cuore a tutti i sinceri democratici. D’altra parte anche la Russia non nega all’Ucraina l’adesione alla UE, nega l’ingresso nella NATO e l’installazione di basi al confine, perché completerebbe l’accerchiamento contro gli affidamenti al momento della caduta del muro di Berlino e la riunificazzione tedesca,
Insomma, ci sono molte cose di cui la Schlein potrebbe parlare, aprendo una finestra su una prospettiva di pace. Lo farà? Per ora sembra proseguire sulla strada di piatta genuflessione del PD alla politica bellicista europea, ma facendo così perde credibilità anche nel popolo dei gazebo che l’ha seguita con speranza ed entusiamo. Ma è troppo presto per tirare le somme.

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