Per Angioy, come per Catilina, i gruppi dominanti ordirono un colpo di Stato

12 Aprile 2023
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A.P.

Ho sempre voluto saperne di Catilina, fin da quando alle scuole medie ci fecero tradurre passi delle Catiliniarie di Cicerone. Il console mi sembrava fin d’allora un trombone molto ambizioso al servizio dei ricchi, gli ottimati, contro i populares, i ceti meno abbienti, sfruttati e indebitati. Catilina lo vedevo dalla parte di quei dirigenti sindacali che a Carbonia  (dove abitavo) si battevano per migliori condizioni dei minatori. Era un modo di vedere semplicistico, proprio di un ragazzino delle scuole medie.
Ora, ecco, fresco di stampa, un libro di  Luciano Canfora su Catilina. Quale migliore occasione per soddisfare la mia curiosita’, trascinatami per molti anni. Tanto piu’ che Canfora e’ uno dei miei autori preferiti.
E le mie aspettative non sono andate deluse. Canfora tratta da par suo la vicenda e mostra che a violare le leggi e la correttezza costituzionale fu Cicerone e gli ottimati e non Catilina. Furono truccate nientemeno che le elezioni per il consolato, nelle quali Catilina aveva ottime chances di vittoria. Catilina, sconfitto coi brogli, reagi’ proprio a difesa del rispetto delle regole del gioco, della costituzione mat
eriale, diremmo oggi. Ci furono poi da parte di Cicerone  manovre e montature messe in atto per creare una vera e propria “strategia della tensione” e perfino  fu proclamato lo “stato d’assedio”. Puo’ apparire una forzatura, ma quante volte nella storia si e’ ripetuta una vicenda simile? I ceti dominanti che combattono le classi subalterne con la menzogna e il terrore. Ad esempio, Giommaria Angioy non e’ passato alla storia per essere stato una  ”magagna”, come diceva il Manno, un traditore con propositi eversivi. Mentre al rientro da Sassari, dopo aver pacificato il Capo di Sopra,  voleva solo una trattativa seria col vicere’ e il re per superare il sistema baronale con un equo riscatto dei feudi (riscatto - si badi - non espropriazione a costo zero o eliminazione violenta!); inoltre, con i patti fra comuni prospettava la trasformazione degli stamenti (parlamento cetuale- baroni-alto clero e ceti professionali) in assemblea generale. La rottura delle regole materiali avvenne ad opera del vicere’, dei baroni e dei professionisti al servizio dei feudatari, gli ottimati del tempo,  anche qui accusando Angioy di mire violente, la marcia su Cagliari, che l’Alternos non aveva in programma. Basta leggere le sue lettere  al vicere’ e agli stamenti da Oristano dei primi di giugno del 1796. Fondandosi sulla menzogna, Angioy fu bandito, su di lui fu posta una taglia e fu avviata sui suoi seguaci una azione terroristica con giudizi e condanne a morte sommarie. Le impicagioni furono truculente  le teste appese agli ingressi di Sassari, le ceneri disperse nel vento.
La storia poi si e’ ripetuta col fascismo nel primo dopoguerra  per battere il movimento combattentistico e social-comunista con l’appoggio violento di industriali ed agrari.
Il fascismo in Sardegna e’ passato due volte, dopo il giugno 1796 nel j1922, sempre ad opera della stessa mano: i savoia.

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